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giovedì 1 aprile 2021

GESÙ NON È VENUTO A RACCONTARCI FRIVOLEZZE

 GESÙ NON È VENUTO A DIRCI FRIVOLEZZE

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IL PORTICO DEL MISTERO DELLA SECONDA VIRTÙ*

(Charles Péguy, 1873-1914)

IL PORTICO DEL MISTERO DELLA SECONDA VIRTÙ*

(Charles Péguy, 1873-1914)

Gesù Cristo, bambina, non è venuto per dirci frivolezze,

Capisci, non ha fatto il viaggio di venire sulla terra,

Un grande viaggio, detto tra di noi,

(E stava così bene là dove era.)

(Prima di venire.

Non aveva tutte le nostre preoccupazioni.)

Non ha fatto il viaggio di scendere sulla terra

Per venire a contarci indovinelli

E barzellette.

Non c’è il tempo di divertirsi.

Lui non ha messo, non ha impiegato, non ha speso

I trentatré anni della sua vita terrestre,

Della sua vita carnale,

I trent’anni della sua vita privata, 

I tre anni della sua vita pubblica,

I tre giorni della sua passione e della sua morte,

(E nel limbo i tre giorni del suo sepolcro,)

Non ha messo, non ha impiegato, non ha speso tutto questo

I suoi trent’anni di lavoro e i suoi tre anni di predicazione e i suoi tre giorni di

passione e di morte, 

I suoi trentatré anni di preghiera,

La sua incarnazione, che è propriamente il suo incarnamento, 

La sua messa in carne e in carnale, la sua messa in uomo e la sua messa in croce

e la sua messa nella tomba,

La sua messa nel carnale e il suo supplizio,

La sua vita d’uomo e la sua vita d’operaio e la sua vita di prete e la sua vita di

santo e la sua vita di martire,

La sua vita di fedele, 

La sua vita di Gesù,

Per venire in seguito (nello stesso tempo) a contarci frottole.

Non ha messo, non ha impiegato, non ha speso tutto questo.

Non ha fatto tutta questa spesa

Considerevole 

Per venire a darci, per darci in seguito

Degli indovinelli

Da indovinare

Come uno stregone.

Facendo il furbo.

No, no, bambina, e Gesù non ci ha neanche dato delle parole morte

Che noi dobbiamo chiudere in piccole scatole

(O in grandi.)

E che dobbiamo conservare in (dell’) olio rancido

Come le mummie d’Egitto.

Gesù Cristo, bambina, non ci ha dato delle conserve di parole

Da conservare,

Ma ci ha dato delle parole vive

Da nutrire.

Ego sum via, veritas et vita,

Io sono la via, la verità e la vita.

Le parole di (della) vita, le parole vive non si possono conservare che vive,

Nutrite vive,

Nutrite, portate, scaldate, calde in un cuore vivo.

Per nulla conservate ammuffite in piccole scatole di legno o di cartone.

Come Gesù ha preso, è stato costretto a prendere corpo, a rivestire la carne

Per pronunciare queste parole (carnali) e per farle intendere,

Per poterle pronunciare,

Così noi, ugualmente noi, a imitazione di Gesù,

Così noi, che siamo carne, dobbiamo approfittarne,

Approfittare del fatto che siamo carnali per conservarle, per scaldarle, per nutrirle

in noi vive e carnali,

(Ecco ciò che gli angeli stessi non conoscono, bambina, ecco cosa non hanno

provato.)

Come una madre carnale nutre, e fomenta sul suo cuore il suo ultimo nato,

Il suo lattante carnale, sul suo seno,

Ben posato nella piega del suo braccio,

Così, approfittando del fatto che siamo carnali,

Dobbiamo nutrire, abbiamo da nutrire nel nostro cuore,

Con la nostra carne e col nostro sangue,

Col nostro cuore,

Le Parole carnali,

Le Parole eterne, temporalmente, carnalmente pronunciate.

Miracolo dei miracoli, bambina, mistero dei misteri.

Perché Gesù Cristo è divenuto nostro fratello carnale

Perché ha pronunciato temporalmente e carnalmente le parole eterne,

In monte, sulla montagna, 

È a noi, infermi, che è stato dato,

È da noi che dipende, infermi e carnali,

Di far vivere e di nutrire e di mantenere vive nel tempo

Quelle parole pronunciate vive nel tempo.


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