Là voce del Giuss 6/211
il cristianesimo è questo avvenimento
***
Ma questo è il problema, che lascio aperto;
mentre ce ne andiamo via di qui, dovremmo guardarlo
in faccia: il renderci conto di questo avvenimento
che ci è accaduto, il renderci conto
di quello che il cristianesimo significa;
il cristianesimo significa questo annuncio.
Cristianesimo non significa dare via i soldi ai poveri,
cristianesimo non significa prendere
trentaquattro bambini degli altri in casa,
cristianesimo non significa mettere la tiara,
cristianesimo non significa pregare Dio,
cristianesimo non significa compiere dei gesti religiosi,
perché tutte queste cose, come tipo di cose,
sono possibilità in tutte le esperienze degli uomini.
Pensate a quello che hanno sentito
i pastori all’annuncio dell’Angelo, o
i magi all’annuncio di cui la stella
fu segno: una novità radicale,
una novità d’ordine assoluto, non poteva
esserci ed è qui, non poteva esserci perché
non l’abbiamo mai pensato,
non potevamo pensarlo, ed è qui.
Il cristianesimo è questo avvenimento,
è l’avvenimento di questo annuncio.
Annuncio non in quanto io lo sento, innanzitutto,
ma in quanto mi si presenta:
è una proposta, è un genere di proposta,
è un tipo di proposta, è un genere
di significato, un tipo di significato
che viene veicolato a me, che viene
proposto, che viene davanti a me
nei termini di persone coinvolte
con esso, in qualche modo coinvolte con esso.
Dio scelse per un certo
annuncio un adultero; Dio scelse
per questo annuncio della gente
pitocca, gli apostoli; Dio sceglie
per questo annuncio dei peccatori,
perché tutto quanto è nella potenza
che fa venire a galla la cosa.
Tutto quanto è nell’avvenimento –
non in quello che siamo, possiamo
essere, dico, come valore morale
–, è in qualcosa che è fuori di noi e
che si propone al fondo di noi; ma
è fuori di noi: è un avvenimento
fuori di noi, esattamente come il
mare in burrasca. Un avvenimento
fuori di noi, un avvenimento che è
un annuncio; un avvenimento che,
dal di fuori di noi, imprevedibile −
non si poteva prevedere −, viene a
galla e ci passa, ci trapassa, fino al
fondo di noi, con la sua proposta;
e questa proposta che ci trapassa
fino al fondo coinvolge anche quella
povera persona che lo porta, suo
malgrado. Ricordate il capitolo di
Geremia, quando a un certo punto, stufo,
ha cercato di ribellarsi
a Dio, l’abbiamo meditato più di
una volta: «Io mi son detto: “Non
parlerò più in suo nome, basta,
me ne andrò via dalla sua faccia,
non parlerò più in suo nome”. Ma
era dentro di me come un fuoco
divorante, come un fuoco divorante
dentro le mie ossa, e io mi
sfinivo nel tentativo di contenerlo
e non ci riuscivo, ed ero costretto
ad uscire e gridare ancora:
“Maledizione e rovina a chi
non ascolta Javhè”» (cfr. Ger 20,9; 22,5).
È da cancellare il passato
per capire cos’è il cristianesimo, è da
cancellare tutta la connotazione
del passato per capire che cosa è
ora, ora, ora. Certo, non il passato di ieri o dell’altro ieri, perché
il cristianesimo è una presenza
dentro la tua esistenza, una presenza che coinvolge la vita di altre
persone. Altre persone, per portarti una proposta,
hanno coinvolto la loro vita,
ed è una proposta che pretende che tu coinvolga
la tua. Ma è una proposta che,
per pretendere che tu coinvolga
la tua, è piena di significato, è
piena di una novità impensata,
assicura un cambiamento inimmaginabile, inimmaginabile.
La cosa principale da incominciare a sgrossare
dentro di noi, da incominciare a “disfare” da tutta la
carta che ha addosso, per vedere il
dono che ci sta dentro, per scoprire il volto chiaro
che contiene, la cosa da incominciare a guardare
in faccia è questa realtà assolutamente
vivente, presente, che è il cristianesimo.
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