“… Ha ragione Rod Dreher a parlare dell’“apocalisse del 7 ottobre”. E se c’era un grande pensatore esperto di apocalisse e religione, quello era René Girard, di cui gran parte degli scritti sull’attualità sono sconosciuti in Italia.
“Se quando cadde il Muro di Berlino aveste detto che quindici anni dopo la situazione sarebbe tornata a una opposizione tra due forze e che una di queste forze si sarebbe chiamata ‘Islam’, la gente vi avrebbe riso in faccia” disse il grande antropologo cattolico francese a Le Monde. “La forza e allo stesso tempo la debolezza dell’Occidente è che non crede più ai suoi capri espiatori. L'Islam è segretamente minato dal risentimento”.
E sempre a Le Monde, Girard disse: “L'Islam ha un rapporto con la morte che mi convince ulteriormente che questa religione non ha nulla a che fare con i miti arcaici. L'Islam è una religione del sacrificio e, applicato all’inizio del XXI secolo, un modello del genere mi lascia senza parole. Ciò che mi colpisce della storia dell'Islam è la velocità della sua diffusione. È la conquista militare più straordinaria di tutti i tempi. I barbari si erano fusi nelle società che avevano conquistato, l’Islam è rimasto com’era e ha convertito le popolazioni di due terzi del Mediterraneo”.
Non possiamo comprendere il 7 ottobre se non scendiamo nel campo teologico: il capro espiatorio, il sacrificio, il desiderio dell’Islam di essere l’ultima vera religione. Abbiamo un grosso problema con l’Islam. Non può essere negato. È davanti a noi, nelle strade, con vaste folle di musulmani e alleati non musulmani che chiedono la morte degli ebrei. Non i “diritti dei palestinesi”, ma l’assassinio degli ebrei. E dei cristiani.
In Congo, gli islamisti hanno ucciso i cattolici anche nei letti d'ospedale. In Burkina Faso hanno fatto strage ai battesimi. In Camerun, hanno tagliato le orecchie alle donne cristiane. In Mozambico decapitano anche i bambini. In Nigeria fanno a pezzi i cristiani con il machete e strangolano le bambine con la catenina della croce. Hanno bruciato viva Deborah Samuel, una studentessa cristiana, per “offesa all’Islam”. Amadou, un giovane del villaggio del Burkina Faso sopravvissuto a un massacro che ha provocato la morte di 160 persone, ha raccontato a France 24: “Li ho visti arrivare sulle moto. Ce n'erano più di cento, così tanti che non riuscivo a contarli. Hanno ucciso un bambino che non stava ancora gattonando”. Isaac Achi, un sacerdote cattolico, è stato bruciato vivo nella sua casa in Nigeria, dove, come ha raccontato un testimone, “donne e bambini sono macellati come montoni”. O la coppia di cristiani bruciata viva in una fornace in Pakistan. O i 12 bambini cristiani bruciati vivi a Jos, sempre in Nigeria.
Questi cristiani avevano forse “occupato” qualche terra?
…”
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