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mercoledì 4 giugno 2025

Bernard-Henri Levy, la sorella si è convertita a Cristo

 

Bernard-Henri Levy, la sorella si è convertita a Cristo

Bernard-Henry Levy sorella Veronique Levy

La sorella di Bernard-Henri Levy, celebre filosofo ebreo, si è convertita al cattolicesimo. La poco conosciuta storia di Veronique Levy, che ha difeso l’ordinazione sacerdotale maschile con parole da incorniciare.


 

«Il cattolicesimo è la religione in assoluto più perseguitata». A dirlo fu nel 2010, l’eminente filosofo francese Bernard-Henry Levy.

Quando riportammo queste parole non sapevamo che l’eminente intellettuale è fratello maggiore di Veronique Lévy, la quale, proprio in quel momento, si stava convertendo al cattolicesimo e avrebbe chiesto il battesimo due anni più tardi.

Bernard-Henry Levy è un ebreo agnostico, con l’inizio del conflitto tra Israele e Palestina è chiamato frequentemente in causa nel dibattito pubblico francese.

 

La conversione della sorella di Bernard-Henry Levy

Ma questo articolo si concentra sulla sorella minore, Veronique Lévy e sulla sua poco nota conversione cattolica.

Bernard-Henry e Veronique sono cresciuti in una famiglia ebrea, senza che i genitori avessero mai parlato loro di Gesù durante l’infanzia.

Lo ha raccontato la stessa Veronique nel 2015, accennando allo shock subito dalla morte della nonna e dal gravissimo incidente del terzo fratello, Philippe, che le causò un profondo disagio, tale da essere mandata in un collegio.

Lì ebbe il primo contatto con il cristianesimo grazie al film Gesù di Nazareth di Franco Zeffirelli. Un incontro che la sconvolse, ma non la cambiò.

 

Veronique Levy, regina delle notti bianche

Per i successivi 25 anni, Veronique racconta di aver condotto un’esistenza caotica, immersa in innumerevoli interessi e brevi relazioni amorose.

«Sono sempre passata da un uomo all’altro, tra innumerevoli braccia»ha scritto con franchezza disarmante.

«Ero una regina, la regina delle notti bianche, ma anche una regina scadente, una principessa sacra per una notte secondo i capricci dei miei amati o disprezzati amanti».

Nel 2010, accompagnando il fidanzato di allora nella chiesa di Saint-Gervais, confidò ad una delle monache delle Fraternità monastica di Gerusalemme il desiderio di essere battezzata.

Per scoprire cosa portò Veronique a questa scelta si può leggere la sua testimonianza (in francese) pubblicata in Montre-moi ton visage (Lexio 2021).

Dopo due anni di catecumenato, seguendo il padre spirituale Pierre-Marie Delfieux, Veronique ha chiesto il battesimo nella notte di Pasqua, il 7 aprile 2012, all’interno della cattedrale di Notre-Dame. Tra i presenti anche il fratello, Bernard-Henry Levy.

 

Bernard-Henry Levy: “Mia sorella, una lotta contro il male”

«Sono rimasto colpito dal suo grado di conoscenza della teologia cristiana, ma anche della teologia ebraica, di cui non avevo mai saputo nulla prima»ha dichiarato il filosofo Bernard-Henri Levy, parlando della sorella.

«Con la sicurezza e l’intensità con cui mi ha parlato ho capito che non si trattava di una sciocchezza ma di un’autentica esperienza interiore».

Il noto filosofo francese tuttavia ha espresso anche dispiacere per la conversione di Veronique: «Cosa penseranno i nostri genitori? Durante il battesimo ho pensato che questo evento li avrebbe messi in imbarazzo, una rottura come questa non si era mai verificata nel lignaggio ultra millenario dei Lévy».

«Nella vita di Veronique», ha proseguito il filosofo, «c’è stata una lotta corpo a corpo con il male, una lotta che ha raggiunto l’apice appena prima della sua conversione; c’è stata anche grazia e redenzione. È diventata un altro. Ha rinnovato la sua anima. Questo tipo di avventura spirituale tocca l’essere in tutte le sue dimensioni, dall’alto verso il basso».

Veronique dal 2012 è una testimone autentica di Cristo nella cultura francese e nel tempo si è appassionata alla figura mistica di Santa Teresa d’Avila.

 

Veronique Levy difende il sacerdozio maschile

Abituata come il fratello a intervenire nel dibattito pubblico, nel 2020 Veronique Levy ha pubblicato una lettera aperta a favore del sacerdozio maschile.

La lettera è stata indirizzata in particolare verso Anna Soupa, la teologa e madre francese che si auto-candidò come arcivescovo di Lione in nome della “rottura degli schemi” circa l'”invisibilità “delle donne nella Chiesa.

Qui sotto riportiamo tradotte le sue parole in maniera integrale, una delle migliori sintesi a favore dell’ordinazione sacerdotale maschile che abbiamo mai letto.

 


Ecco la bellissima lettera di Veronique Levy in difesa del sacerdozio (maschile):

«Sorella Anne,

non vedi che il cuore di questa Chiesa che accusi di essere un feudo di uomini offensivi inebriati dal potere, altro non è che il cuore di una donna? La notte del mio battesimo sono nata sotto la Legge, liberata dalle maschere finte di una femminilità codificata che la civiltà del progresso mi aveva costretto ad indossare. Liberata dai frammenti di uno specchio dove la mia anima si era svuotata modellandosi sul desiderio degli uomini.

Sì, Anne, gli apostoli sono uomini. Né tu né io possiamo farci nulla, è così. Sono stati chiamati uno per uno, il Signore ha dato loro i nomi, uno per uno. E oggi i vescovi continuano a sollevarsi e crollare, colonne di argilla o di fuoco della Chiesa che solca la storia. Furono sempre uomini coloro che, durante l’Ultima Cena, vennero istituiti al sacerdozio da parte di Gesù per consacrare il sacrificio del Suo corpo offerto per la salvezza del mondo. I sacerdoti perpetuano quella Promessa. Sì, Gesù lo voleva, ed è così.

Ma non essere arrabbiata, Anne. Fu a Maria Maddalena e solo a lei che Gesù apparve nel giardino del sepolcro. Risorto dai morti. Fu a lei che venne chiesto di portare la speranza agli apostoli, chiusi e timorosi: “Vai, vai dai miei fratelli e dì loro: ‘Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro'” (Gv 20, 17). So Anne che non rimproveri nulla a Gesù. Nei suoi infiniti spostamenti in Giudea, Samaria e Galilea, le donne erano al suo seguito, nel suo Cuore.

Anche la Chiesa, Anne. Non dimenticare mai. Proclama le donne dottori, fondatori, martiri e santi, donne ricche o povere; principesse, contadine, operaie; vergini, madri, mogli o vedove; prostitute o caste. Due donne non sono forse le sante patrone della Francia per l’eternità, che la avvolgono con l’ardore della loro fede e carità? Santa Teresa del Bambin Gesù, dottore della Chiesa e carmelitana, e Santa Giovanna d’Arco, soldato del Signore, martire del suo amore per il suo regno a venire.

Sì, il cuore della Chiesa di Francia è il cuore di una vergine. La Chiesa nasce da un sì, il sì di una giovane donna di Nazaret. In Lei, con Lei, l’Umanità attraversò l’orizzonte della morte e penetrò il velo della luce. Quella Luce divenne Carne nella sua carne. Due anni fa, il Santo Padre ha proclamato che il lunedì di Pentecoste sarebbe stata la festa di Maria, Madre della Chiesa universale, il che significa che la vocazione della Donna è, nel cuore di questa Chiesa degli ultimi anni, quella della fecondità soprannaturale.

Anne, Papa Francesco, che citi distorcendo le sue parole, si rammarica dello spirito anglicano, dello spirito clericale che vuole la vocazione delle donne al sacerdozio, quello spirito di disputa per il potere e la competizione meschina dei sessi che esige, con il pretesto dell’equità, l’uguaglianza su misura per gli standard del “migliore dei mondi”, dove l’uniformità è l’unica legge».

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