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domenica 3 giugno 2012

Amore é il contrario di Aborto



Amore è il contrario di Aborto
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I fantastici 400 metri di Matt

 La lezione di un piccolo spastico

USA - Il suo cognome non è noto, ma la sua impresa, immortalata in un filmato, sta facendo il giro del mondo. Affetto da paralisi spastica cerebrale, il bambino ha gravissime difficoltà motorie. ma partecipa alla gara di corsa. Arriva ultimo, ma è un trionfo di umanità
IO ESISTO. E sono come voi. Forse non vi batterò mai. Ma, in fondo, esiste un essere umano in grado di poter affermare che su questa terra non esista nessuno in grado di superarlo in qualsiasi prova d'abilità, intelligenza o coraggio? Forse era questo il mantra che il piccolo Matt si ripeteva

mentre arrancava e osservava i suoi compagni di scuola corrergli davanti e sparire già dopo la prima curva. Ma lui non se curava. Lui era in gara con la vita. E grazie a lui, la vita ha vinto.

Matt, cognome sconosciuto, frequenta le scuole elementari "Colonial Hills" di Worthington (Ohio)  Elementary School. Ha un bellissimo viso, tratti sottili e gentili. E' completamente calvo, ma non ci fa caso nessuno. Perché Matt è affetto da una grave forma di paralisi spastica cerebrale. In pratica, Matt ha enormi difficoltà motorie, perché non riesce a controllare e comandare gli arti. Per questo, chi lo osserva per la prima volta non fissa i suoi occhi, non nota quella bella testolina lucida. L'attenzione è tutta per gli sforzi che fa nel semplice camminare, caracollando passo dopo passo come un soldatino di latta.

Matt è abituato a quegli sguardi, la curiosità e la pietà degli altri non gli interessano. Perché lui crede in se stesso e nelle sue gambe. Ci crede al punto da iscriversi alla gara dei quattrocento metri piani ai giochi della gioventù del suo istituto. Eccolo, sulla linea di partenza, assieme a un pugno di avversari. Davanti a sé, Matt ha una pista nell'erba lunga 200 metri, da correre a perdifiato per due volte. Un insegnante nel ruolo di starter avverte i concorrenti: "Vi dirò semplicemente GO!".

"Go, vai! In fondo è facile, devo semplicemente scattare e lasciar andare le gambe". L'insegnante dà il via alla competizione, pochi metri e Matt già mangia la polvere sollevata dalle scarpette dei coetanei. Da quel momento, in pista restano solo lui e la sua sfida. Le ginocchia di cemento, cosce e polpacci, sottilissimi, piegati rigidamente a elle, è come se Matt stia correndo su piccoli trampoli, occhi sempre puntati a terra, un metro davanti ai piedi.

Gli altri sono già arrivati al traguardo quando Matt non ha ancora completato il primo giro. Dopo il primo scatto entusiasta, ha rallentato, sbuffa e barcolla, quasi si ferma mentre intorno è silenzio. Un silenzio che non dura molto. Dapprima è il signor Blayne, l'insegnante di ginnastica, ad avvicinarsi a Matt. Forse vuole solo sincerarsi delle sue condizioni, forse vuole incoraggiarlo. O forse gli dice che "va bene così, sei stato bravo". Matt fa un cenno col capo e riprende la sua corsa, taglia il traguardo e prosegue per il secondo giro.

Ed è a questo punto che la scena cambia radicalmente. Un bambino dopo l'altro, i ragazzini della Colonial Hills si avvicinano a Matt, sono sempre di più, dieci, venti, cinquanta. Scandiscono in coro il suo nome, battono ritmicamente le mani, quasi a dettare l'andatura al loro compagno. Ma nessuno, nessuno, si permette di precederlo. Sono tutti lì, dietro Matt, a spingere, osservando il numero di gara sulla schiena del loro piccolo Dorando Pietri o Forrest Gump, un cartoncino attaccato con una spilla.

Finché Matt taglia il traguardo e viene travolto dall'abbraccio di bambini bianchi, neri, maschietti, femminucce. Diversi e uguali, come in fondo tutti siamo su questa scheggia di pietra lanciato nello spazio. L'impresa di Matt e il clima di serenità in cui si svolge, rappresentano un messaggio potente. E una vittoria di tutti. Ma in fondo, visto che siamo negli Usa, ha ragione lo slogan di molti tifosi del footbal americano che allo stadio masticano arachidi e bevono birra: "Vincere, perdere...Ma a chi interessa?".





                             
 da Repubblica 2 giugno 2012

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Non volevano che nascesse. 

Ora il suo video spopola su YouTube 

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giugno 2, 2012 Benedetta Frigerio
Lacey racconta la malattia di Christian. E mentre ne mostra il volto malato confessa che sta cambiando la vita di milioni di persone.
Una mamma non poteva immaginare che girando un video con il suo iPhone, in cui racconta della vita del figlio nato cieco e con una rara forma di palatoschisi, la sua storia sarebbe stata conosciuta in soli due mesi da ben 7 milioni di persone su YouTube.
Lacey Buchanan è una giovane mamma del Tennessee che due anni fa, quando ne aveva 23, scoprì di essere incinta. Dopo pochi mesi, i medici si accorsero che il bambino che portava in grembo era malato. I dottori le dissero che una volta nato non sarebbe stato in grado di respirare autonomamente. Ma Lacey e il marito erano decisi: non c’era ragione che li potesse far scegliere per l’aborto.
Il giorno del parto Lacey andò in ospedale senza sapere se sarebbe tornata con il figlio. Il piccolo nacque e fu chiamato Christian. Respirava autonomamente, ma non tutto era andato alla perfezione: «Aveva una malattia nota come la Tessier Cleft, che hanno solo 50 persone al mondo», racconta la donna nel video.
Il piccolo fu operato al labbro dopo soli quattro giorni, «e – continua Lacey – quando lo abbiamo portato a casa è stata dura». Tutte le volte che mamma e piccolo uscivano di casa erano costretti a subire i bisbigli della gente e gli sguardi scandalizzati. Lacey fu apostrofata persino come «donna orribile», per la sua scelta di non aver abortito il piccolo. La ragazza, però, non fu lasciata sola, e la chiesa a cui appartiene l’ha sostenuta materialmente e spiritualmente. «Ero triste – ammette Lacey –, ma poi, crescendo, Christian ha cominciato a ridere e a giocare». Così «quando le persone lo fissano, ora cominciano a ridere con lui». Non solo. «Molti hanno cominciato a contattarmi su Facebook e così ora abbiamo una tonnellata di nuovi amici». Sempre su Facebook il video di Lacey è stato condiviso da 1 milione e ottocento persone.
La ragazza, intervistata dall’emittente televisiva Abc, ha poi raccontato di aver cominciato a studiare Legge per aiutare i genitori dei bambini come Christian. Mentre si prende cura del suo piccolo, risponde alle domande degli amici e del web. «Non pensavo che la mia azione avrebbe avuto conseguenze tali, ma sono felice che Christian stia diventando la faccia e la voce che dimostra che la bellezza è molto di più dell’aspetto esteriore». Alla fine del video, Lacey mostra il volto del suo piccolo e ripete di «sapere che non abortire è stata la scelta giusta». Lo bacia perché «lui è l’amore della mia vita… È un miracolo!».
Se si chiede a Lacey se anche Christian è contento, lei risponde come ha fatto con la Abc: «Quando Christian sarà abbastanza grande chiedete a lui se è felice che lo abbia lasciato vivere. Il suo sorriso ha così tanto valore che a 14 mesi Christian sta facendo molto di più di quello che molte persone fanno in una vita». Sono in tantissimi a ringraziare Lacey perché la storia di «Christian ha rivoluzionato e ispirato la loro».

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