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mercoledì 24 ottobre 2012

marija skobcova

Scheda a cura della Fondazione Russia Cristiana



Elizaveta Pilenko nasce nel 1891 a San Pietroburgo in una famiglia di nobili origini; la sua casa è frequentata dai nomi più belli della cultura del tempo, e Elizaveta diventa amica del grande poeta Aleksandr Blok. Dopo un primo matrimonio fallito nel giro di tre anni e una figlia, Elizaveta Pilenko sposa Daniil Skobcov, dal quale ha altri due figli, Jurij e Anastasija. Con la guerra e la rivoluzione ha inizio la sua militanza nel partito dei socialisti rivoluzionari, che la porta persino a diventare sindaco della cittadina di Anapa (la prima donna nella storia russa a svolgere un simile ruolo).

Costretta dalla vittoria definitiva dei bolscevichi a emigrare nel 1920, fino a trasferirsi a Parigi, Elizaveta attraversa un periodo pieno di sofferenze, culminate con la morte per meningite della piccola Anastasija nel 1926. È proprio la tragica perdita della figlia a farle scoprire una dimensione più profonda della maternità, suscitandole il desiderio di diventare «madre di tutti». Decide così di offrire il suo servizio al Movimento degli studenti cristiani russi, di cui nel 1930 diventa segretaria. Una passione senza limiti per l’umanità la porta a cercare nuovi figli là dove la sofferenza è più estrema e disperata: disoccupati, emarginati e malati di mente diventano la sua famiglia.
Nel 1932 Elizaveta ottiene il divorzio religioso e prende i voti, diventando madre Marija. Lei stessa spiega che a muoverla non è la ricerca del sacrificio ma l’amore per ciò che costituisce la verità del mondo, come scrive dopo la morte della figlia: «No, morte, non te amavo. / Ma quanto è di più vivo al mondo: l’eternità. / E quanto v’è di più mortale al mondo: vivere».
Il 27 settembre 1935 madre Marija (insieme ad altri grandi intellettuali russi in esilio come Nikolaj Berdjaev e Sergej Bulgakov) fonda l’«Azione ortodossa», la cui attività spazierà dall’organizzare conferenze all’offrire un lavoro o un piatto di minestra all’ultimo dei vagabondi.
Con la guerra arrivano a Parigi i nazisti e la follia antisemita. Per i cristiani dell’«Azione ortodossa» è del tutto naturale contrapporre alla falsità delle persecuzioni razziali «il mistero dell’autentica comunione umana, che si radica nella comunione della Trinità»; cercano così di soccorrere in ogni modo gli ebrei, fornendo loro rifugi, documenti e soprattutto certificati di battesimo falsi. La repressione non tarda ad arrivare: tra gli altri vengono arrestati e deportati madre Marija, suo figlio Jurij, l’assistente spirituale padre Dimitrij Klepinin. Tutti e tre moriranno in deportazione.
Madre Marija muore nel lager di Ravensbrück il 31 marzo 1945: il giorno prima, venerdì santo, si era offerta di prendere il posto di un’altra donna selezionata per la camera a gas.
Il patriarcato di Costantinopoli l’ha canonizzata il 16 gennaio 2004.


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Marija Skobcova
Publicato da Admin su 14/8/2009 (190 Letto)
Marija Skobcova
L'esilio, la conversione, il lager nazista
Effatà, pp. 96 €. 9,00


In un agile libro di novantacinque pagine dal titolo Marija Skobcova L'esilio, la conversione, il lager nazista,  Effatà Editrice e con uno stile chiaro e scorrevole, Emilia Bea docente di Filosofia del diritto e di  Filosofia politica  presso l’Università di Valencia,  offre al lettore l'opportunità di conoscere e di arricchirsi spiritualmente e culturalmente, attraverso una straordinaria lezione di storia e soprattutto un’appassionante testimonianza di vita cristiana spesa nel servizio di un grande amore per il prossimo.E' la storia di Mat Marija Skobcova, il cui vero nome fu Elizaveta Pilenko, canonizzata dal patriarcato di Costantinopoli il 16 Gennaio del 2004, la quale si può definire, senza timore di essere smentiti, una vera eroina della cristianità nell’esercizio teorico e pratico di una fede pura ed incrollabile.Marija, nacque nel 1891 a Riga da una famiglia benestante Russa, da giovane fu  una rappresentante di un partito socialrivoluzionario, che pur  appartenendo ad una posizione di sinistra, si opponeva alle rigidità ed ai verticismi bolscevichi. Nel 1910 il suo primo matrimonio con il menscevico Kuz’min-Karavaev, che in seguito si convertirà al cattolicesimo ed entrerà a far parte della Compagnia di Gesù. Dopo la separazione dal suo primo  marito, Marija sposò l’ufficiale cosacco Daniil Skobcov, appartenente all’esercito bianco che si opponeva ai comunisti. Si  conobbero nel febbraio 1918, allorquando lei fu nominata  (fatto clamoroso nella Russia dell’epoca),  Sindaco di Anapa, nella Russia meridionale . Fu proprio a causa delle sue opposizioni politiche che Marija fu esiliata a Parigi insieme al marito ed ai figli, mentre nella primavera del 1920 il movimento bianco veniva definitivamente sconfitto a Kuban. In Francia divenne membro attivo della chiesa ortodossa e nel 1932, sotto la guida del pensatore Sergej Bulgakov, prese i voti monastici per seguire una nobile e santa vocazione: aiutare i fratelli più deboli della  società. Nonostante la scarsezza dei mezzi, riuscì a realizzare progetti grandiosi, in particolare il pensionato per bisognosi, emarginati e rifugiati, aperto a Parigi dapprima in via de Saxe e poi in rue de Lourmel.     In virtù della sua naturale propensione al bene e della sua attiva partecipazione alle opere di carità, Mat Marija si scontrò inevitabilmente con il male che in quel periodo si era propagato in Europa, l'ideologia neopagana  del Nazionalsocialismo. In questo cruciale momento storico, ella svolse un ruolo di rilevante importanza  con il suo concreto apporto materiale in difesa dei più deboli, tanto da diventare un simbolo ed un esempio spirituale della cristianità,  perseguendo la sua vocazione di   amare ed aiutare il prossimo con materna premura.Questa straordinaria figura di donna, peraltro eccellente poetessa e pittrice, più volte si espresse in merito alla “questione ebraica”, parlando piuttosto dell’esistenza di una “questione cristiana” ed evidenziando come gli scismi e le divisioni dei popoli, soprattutto quelli causati dalla differenza di  credo, possano aprire le porte ai mali del mondo ed al peggio dell’essere umano, argomento questo tanto attuale nel 1945 quanto oggi. Inoltre non dimenticò di analizzare nel bene e nel male un concetto fondamentale della natura umana, la creatività.   Mat Marija ci indica la via della vera salvezza nell’amore per il prossimo e nell’aiuto reciproco, nella vera fratellanza che contraddistinse gli albori della cristianità quando  la Chiesa era un unico spirito ed un cuore solo di una grande famiglia.Nella sua missione d’amore, di fede e di carità, Mat Marija visse una vita piena di  distacchi, di scelte sofferte, di tentazioni e sacrifici nonché di eventi  fatali nei quali  non si può non intravvedere il progetto della volontà divina su di lei. Nel 1936 morì di tifo la figlia maggiore Gajana, poco dopo la figlia Anastasija e anche quando l’amatissimo figlio Jurij, che aveva seguito l’esempio della madre nel volontariato, venne ucciso prima di lei dai carnefici nazisti, Madre Maria, malgrado questa ennesima sofferenza,  non si arrese. Fu così che per aver accolto ed aiutato i più deboli, tra cui alcuni rifugiati ebrei, per averli protetti nel suo tenero e materno abbraccio presso il centro da lei fondato a Parigi, Mat Marija fu prelevata dalla Gestapo ed imprigionata come sovversiva nel lager nazista di Ravensbrück nel 1943 e immatricolata con il numero 19263. A dispetto di ciò che pensavano i suoi aguzzini, la prigionia non piegò la sua fede  e la  sua volontà di aiutare gli altri, anzi le offrì la possibilità di innalzare il suo amore per il prossimo ad un livello spirituale e materiale sempre più alto; colse l'opportunità di assistere ed aiutare da vicino chi si sentiva disperato e condividerne le sofferenze e la sorte, con uno straordinario slancio cristiano.Nel marzo del 1945 pochi giorni prima della liberazione, Mat Maria morì in una camera a gas, secondo alcune testimonianze si sostituì volontariamente ad una compagna che piangeva di sconforto per l'dea della morte. Il suo estremo sacrificio ha lasciato un indelebile messaggio di carità e di amore,  tanto che a Gerusalemme  sul monumento di Yad  Vashem, il suo nome compare tra quello dei Giusti tra le Nazioni .Nel libro  è narrata, con particolare attenzione all’introspezione,  l’indimenticabile storia di una donna santa, un'autentica testimone del XX secolo, grande lavoratrice e pensatrice, dallo spirito critico e creativo, che tentò nella sua missione di fede e fratellanza di ricercare sempre ciò che ci unisce e non ciò che ci divide.Un libro da consigliare a tutti, grandi e piccoli,  appartenenti a qualsiasi confessione religiosa.
 Marco Spedicato

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