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lunedì 15 ottobre 2012

STORIA/
 C'è un altro Massimiliano Kolbe che non conosciamo
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STORIA/ C'è un altro Massimiliano Kolbe che non conosciamo
Annalia Guglielmi
lunedì 24 settembre 2012
Nel 1927, poiché il convento di Grodno era ormai diventato troppo piccolo, fondò non lontano da Varsavia, su un terreno ricevuto in dono, il convento di Niepokalanów (La città dell’Immacolata). 
La sera prima del trasferimento definitivo e Niepokalanów, padre Kolbe rivolse queste parole ai suoi confratelli: Niepokalanów, dove tra poche ore ci recheremo, è il luogo che l’Immacolata ha scelto e destinato unicamente alla diffusione del Suo culto. Tutto ciò che c’è e ci sarà a Niepokalanów è Suo. Anche noi siamo stati scelti dall’Immacolata e per questo siamo divenuti Suoi. Domani è la festa della Presentazione della Santissima Vergine Maria al Tempio. Lei, l’Immacolata, è stata offerta a Dio, e anche noi, alla vigilia della Sua festa, offriamo noi stessi e ci consacriamo come strumenti inutili nelle Sue mani, consacriamoci interamente, senza riserve e per sempre. Nel nuovo convento la nostra dedizione dovrà essere totale. La vita religiosa vi dovrà fiorire in pieno, vi praticheremo soprattutto l’obbedienza. Saremo molto poveri, secondo lo spirito di san Francesco. Ci saranno molto lavoro, molte sofferenze e ogni tipo di scomodità. Osserveremo rigorosamente la nostra Regola, le sante Costituzioni e tutte le norme della vita religiosa, perché Niepokalanów dovrà essere un modello di vita religiosa” (Konferencje (Conferenze), Niepokalanów 1990, pp. 11-12).
Padre Kolbe così descrisse in una lettera ai superiori la missione che egli intuiva per Niepokalanów: “Non solo difendere la fede, contribuire alla salvezza della anime, ma con un ardito attacco, non badando affatto a se stessi, conquistare all’Immacolata un’anima dopo l’altra, un avamposto dopo l’altro, inalberare il suo vessillo sulle case editoriali dei quotidiani, della stampa periodica e non periodica, delle agenzie di stampa, sulle antenne radiofoniche, sugli istituti artistici, sui teatri, sulle sale cinematografiche, sui parlamenti, sui senati, [in una] parola, dappertutto su tutta la terra; inoltre vigilare affinché nessuno mai riesca a rimuovere quei vessilli (Lettera al Provinciale padre Kornel Czupryk del 21 dicembre 1928; Pisma, 167; Scritti: 199). Qui il Santo afferma con grande chiarezza che l’attività di Niepokalanów ha un carattere missionario e chiede ad ogni monaco lo stesso impegno di chi va in missione. Egli non desiderava altro che la conversione e la santificazione di tutti e per questo i membri della comunità di Niepokalanów, che vi erano entrati con un permesso speciale dei superiori, dovevano essere disposti a sottomettere tutta la propria vita agli scopi e alle opere missionarie per conquistare tutti gli ambiti della vita sociale alla fede e alla vita dentro la Chiesa, esattamente come è per i missionari. 
Nella stessa lettera aggiunse: Immagino Niepokalanów in questo modo, forse è un’esagerazione, ma mi sembra che senza questo eccezionale ideale missionario Niepokalanów non avrebbe ragione di esistere e si ridurrebbe ad un normale luogo monastico-editoriale […] le cui rivistine non hanno aspirazioni elevate, che nel migliore dei casi devono servire come fonte di reddito, pur essendo del resto destinate a finalità nobilissime”.
La tiratura del “Cavaliere” arrivò in pochi anni a quasi un milione di copie e ad esso si accompagnarono “Il Piccolo Cavaliere dell’Immacolata”, per i bambini, con una tiratura di 221mila copie e il “Piccolo Quotidiano” che arrivò a 225mila copie, mentre i membri della Milizia già nel 1927 erano quasi 150mila. Le riviste non si occupavano solo di tematiche strettamente religiose, ma prendevano posizione anche sui problemi sociali, politici e culturali, cosa che provocò la reazione della stampa liberale e laicista, che non perdeva occasione ridicolizzare l’opera di Massimiliano.
Niepokalanów non era soltanto un convento, ma una vera e propria cittadella, totalmente autonoma ed autosufficiente e perfettamente organizzata, così da svolgere con la maggior efficacia possibile il compito affidatole da Dio e al tempo stesso da valorizzare le capacità e i talenti di ognuno in uno spirito di grande fraternità e comunione: aveva pozzi, fognature, vialetti asfaltati, una ferrovia a scarto ridotto, un garage, una centrale elettrica, un allevamento di bestiame, un allevamento di api, una stazione radio, un ospedale e il cimitero, laboratori di falegnameria, un laminatoio, officine meccaniche, generatori elettrici, e, ovviamente, tutto ciò che era indispensabile al lavoro editoriale: tipografia, impaginazione, distribuzione. In tutto questo c’era ordine, armonia ed efficienza così da non sprecare nessun uomo, nessun talento, nessun paio di mani, ma anche nessun mattone, asse, chiodo o pezzo di carta. Un’infrastruttura così sviluppata serviva ad un unico fine: guadagnare a Dio il maggior numero possibile di anime attraverso l’Immacolata (Padre Jacek Pędziwiatr: Il san Massimiliano che non conosciamo: manager dell’Immacolata).
Nel 1930 padre Kolbe insieme a quattro confratelli lasciò Niepokalanów e si recò in missione in Giappone, a Nagasaki, dove fondò una seconda Niepokalanów con un noviziato e un seminario minore, inoltre fondò dei centri di spiritualità sul modello di Niepokalanów anche in Cina e in India. Nel 1936 l’edizione giapponese del “Cavaliere” aveva già una tiratura di 65mila copie.
Tornò in Polonia nel 1936 per guidare Niepokalanów, che nel frattempo era diventato il più grande monastero cattolico del mondo: nel settembre del 1939 i frati erano quasi 800, e i candidati continuavano ad arrivare in gran numero, basti pensare che il padre guardiano di Niepokalanów disse nel 1935 a un giornalista che tutti gli anni arrivavano circa 1800 domande di candidati, di cui, dopo uno scambio epistolare, ne venivano accettati circa 100, e, dopo il postulandato di sei mesi e il noviziato di un anno, circa la metà prendeva i voti.
In Giappone, Massimiliano aveva scoperto la radio e una volta tornato in patria decise di dar vita ad una stazione radiofonica a Niepokalanów, ma poiché la legge polacca vigente all’epoca non prevedeva una tale possibilità, egli si iscrisse all’associazione polacca dei radioamatori e così la stazione radio iniziò le sue trasmissioni a livello nazionale nel 1937. La radio continuò a trasmettere fino all’occupazione tedesca della Polonia nel 1939 e alla deportazione dei frati in campo di concentramento. Il resto, è noto.



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