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sabato 31 maggio 2014

Uno vive della compagnia

Uno vive della compagnia 
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Se uno vive o pretende di vivere di principi, di criteri ideali, quando è incoerente non sa più cosa fare e allora, per non disperarsi, per non diventare cinico, censura quello che ha fatto, o addirittura idealizza, giustifica in un modo o nell’altro quello che ha fatto.
Altro è, invece, uno che vive della compagnia che lo abbraccia nella sua incoerenza, lo abbraccia nella sua meschinità, lo abbraccia nella sua chiusura mentale, affettiva, lo abbraccia nella grettezza delle sue pretese, lo abbraccia nella vergogna delle sue recriminazioni: lo abbraccia perché sono le braccia di Cristo stesso.  

Una compagnia che lo abbraccia: questo è l’annuncio cristiano. Non è mai il giorno del mio trionfo, ma è sempre il giorno del trionfo del dolore di quel che si è e dell’amore per cui si è fatti, dell’amore di Cristo a noi, della Sua pietà, e quindi in noi del dolore di quello che siamo, perché il dolore per noi è amore; il dolore è riconoscere un amore contro cui siamo andati e contro cui resistiamo.
Allora bisogna sempre ripetere, riprendere, ricominciare tutti i giorni il riconoscimento che il mio valore è questa compagnia che mi abbraccia nonostante quel che sono. Riconoscere questo è continuamente ricominciare.

Ora, per continuamente ricominciare ci vuole un’umiltà che solo Cristo può dare, insieme a una possibilità di dolcezza che il nostro temperamento magari non avrebbe mai conosciuta; e in questo abbraccio nulla è censurato.


don Luigi Giussani
da: Ciò che abbiamo di più caro ed.Rizzoli

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