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sabato 12 luglio 2014

amicizia



L'amicizia
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L'amicizia, infatti, «esprime in suprema forma la grandezza dell'uomo: l'imitazione di Dio, che è l'uomo, cui è chiamato l'uomo». Ora Dio, il mistero che fa tutte le cose, come ci viene rivelato attraverso il Figlio di Dio fatto uomo, è amore. «Se la natura dell'Essere è amore -incalzava don Giussani -,allora nell'uomo, che è la creatura fatta a Sua immagine e somiglianza, la virtù suprema sarà questa caritas, questo amore» La carità,- scriveva Tommaso d'Aquino -è la perfezione dell'amore, in quanto ciò che si ama «magni pretii aestimatur», come dice lo stesso nome .
Ma l'amicizia cosa apporta alla parola amore? In che senso è distinguibile dall'amore? E qui, rifacendosi ancora a Tommaso
d'Aquino, don Giussani rispondeva che
«l'amicizia è un amore reciproco; senza reciprocità non c'è amicizia». L'amicizia,infatti, secondo l'Aquinate, aggiunge all'amare un riamarsi scambievole. Pertanto non è possibile avere amicizia con qualcuno, «se non si crede e non si spera di avere con lui condivisione di vita e scambio famiIiare». Perché ci sia amicizia vera si richiede, dunque, «l'amore scambievole: poiché un amico è amico per l'amico{amicus est amico amicus ».
Ma allora l'amicizia è un calcolo?Don Giussanirisponde in modo sorprendente: non può essere un calcolo questa«abolizione della estraneità tra un uomo e l'altro uomo» perché essa è un miracolo, «il miracolo umanamente più affascinante e persuasivo del fatto cristiano». Essa implica, infatti, una «gratuità totale, assoluta, senza alcun calcolo: puro, nudo e crudo amore». Si ama l'altro «perché è», per il mistero che si affaccia in lui, appunto il per il suo destino, «come la prospettiva inesorabile di ogni cosa che si vede».
L'amicizia, dunque, implica questo saper stare di fronte all'altro con la gratuità e la stabilità che l'amore al suo destino richiede. «Non può esserci amicizia tra di noi, non possiamo dirci amici, se non amiamo il destino dell'altro sopra ogni cosa, al di là di qualsiasi tornaconto».
In queste parole, riecheggiano anche quelle di Tommaso d'Aquino, secondo cui quando si ama di un amore che è amicizia, si ama l'altro per se stesso, per il suo bene, e per la connaturalità o compiacenza che si stabilisce con l'altro, l'altro diviene in qualche modo il proprio bene e gli si vuol bene come a se stessi. L'amico diviene, dunque, per l'amico un alter ipse, o come diceva sant' Agostino, dimidium animae suae. Nell'amore di amicizia, per conseguenza, l'amante è in qualche modo nell'amato in quanto reputa il bene e il male dell'amico come propri, come se egli stesso nell'amico gioisse e soffrisse, e così viene fatto come una sola cosa con l'amato.
L'amicizia è un amore corrisposto, ma questo non è mai vero amore, né veramente corrisposto se «il destino dell' altro non mi domina, obbligandomi tante volte anche a dimenticare lo scopo contingente che ci ha messo insieme, perché è più importante quello di qualsiasi altra cosa». Qualsiasi altra ragione mutilerebbe la corrispondenza, perché mutila innanzitutto l'amore: non ci sarebbe né amore, né tanto meno corrispondenza. Giussani raggiungeva la radicalità ultima della parola amicizia quando la definiva«la parola più vicina alla parola Ti adoro». Infatti l'amicizia vera adora l'altro, non perché ha un bel muso, non perché è capace di cantare, ma perché è: perché è. E noi sappiamo cosa vuoI dire per un uomo, a livello umano essere: vuoI dire avere una sete di felicità, continuamente inappagata da qualsiasi cosa noi accostassimo.

don Ciccio Venturino

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