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domenica 14 settembre 2014

il matrimonio

il matrimonio
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La verità è che uomo e donna, anche se si scelgono con cura e tutta la convinzione, con discernimento e tutto quello che si voglia, alla fine sono due povertà che si donano l'uria all'altra. Lei con le sue manie di controllo, lui con il suo egoismo - i due principali difetti dell'uomo e della donna - in più tutte le povertà e i difetti di ognuno, tutte le storie personali uniche e imperfette. Alla fine nel matrimonio puoi provare tutte le tecniche che ti pare, ma gratta gratta c'è un male nell'altro (esattamente come in te) che non risolvi se non te lo prendi su di te. Devi assomigliare al Signore e farti carico del male dell'altro, anche nel piccolo, banale male quotidiano. Quando l'altro è di cattivo umore, o scorbutico, o maleducato, o aggressivo, non si può dialogare con lui, o con lei, sullo stesso piano. Rispondere, litigare magari, non lo aiuta. Non serve. Bisogna spezzare la spirale nella quale sta lui (o lei, scusate, è la mia deformazione professionale di moglie, ma vale lo stesso per i mariti: spesso, direi sempre, capita che questo movimento non sia speculare, a volte è la moglie che fa il lavoro grosso, a volte il marito, magari per anni è uno, poi le cose cambiano) e rimandargli come uno specchio positivo la migliore delle immagini possibili che abbiamo visto di lui. Immagini a volte solo intraviste, in potenza, di quello che l'altro potrà essere.
Amare nella speranza, è quello che dico alle mie amiche alle prese con la fase "salita pendenza 85 per cento" (fase a occhio e croce inevitabile). Solo che quando hai partorito da sola il quarto figlio di un uomo che se ne è andato con un'altra, amare nella speranza è essere un agnello estremo: Lucia è il mio agnello acrobatico. Lei dice che basta solamente smettere di ascoltarsi troppo: «Beato colui che fa la volontà del Signore con o senza voglia» è il suo motto, e in effetti lei deve avere imparato a fare le cose senza chiedersi se ne abbia voglia, senza chiedersi come sta, una delle domande più pericolose da fare a se stessi 

(Costanza Miriano, Obbedire è meglio)

1 commento:

Anonimo ha detto...

"Partorire da sola il quarto figlio con un uomo che se ne è andato con un'altra..." Si capisce sopportare, ma non far sopportare i figli..... i figli meritano padri migliori e agnelli sacrificali..... con maggior discernimento.