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sabato 2 maggio 2020

LETTERA n. 276 di s. Caterina da Siena A UNA MERETRICE IN PERUGIA A PETIZIONE D’UN SUO FRATELLO

LETTERA n. 276 di s. Caterina da Siena
A UNA MERETRICE IN PERUGIA A PETIZIONE D’UN SUO FRATELLO

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.
Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava de’ servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti partecipare il sangue del Figliuolo di Dio; perocché senza il sangue non puoi avere la vita. Chi sono coloro che participano il sangue? coloro che vivono col santo e dolce timore di Dio. Chi teme Dio, vuole innanzi morire che offenderlo mai mortalmente. Però, figliuola mia, io piango e dogliomi che tu, creata alla imagine e similitudine di Dio, ricomprata del prezioso sangue suo, non ragguardi la tua dignità; né ’l grande prezzo che fu pagato per te. Ma pare che tu faccia come il porco che s’involge nel loto; così tu t’involgi nel loto della immondizia. Fatta sei serva e schiava del peccato; preso hai per signore il dimonio, a lui servi il dì e la notte.
Pénsati che il signore dà al servo suo di quello ch’egli ha. Se tu servi al dimonio, tu participi del suo. Or che ha ’l dimonio, figliuola mia? tenebre, tempeste, amaritudine, pena, tormenti e flagelli. Nel luogo suo ci ha pianto e stridore di denti, privazione della visione di Dio, nella quale visione sta la beatitudine dell’anima. Di questa beatitudine ne furono privati essi dimoni per la superbia loro; e così coloro che seguitano la volontà del dimonio, sono privati d’essa visione. Or queste sono quelle pene intollerabili che sono date all’Anima che va dietro all’iniquità de’ peccati mortali. Non è lingua sufficiente a poterlo narrare.
Oimé, oimé che a pensare che tu abbia perduta la memoria del tuo Creatore, e che tu non vedi che tu se’ fatta come il membro che è tagliato dal corpo, che, essendo tagliato, subito si secca: e così tu essendo tagliata e divisa da Cristo per lo peccato mortale, se’ fatta come ’l legno arido e secco, senza neuno frutto. In questa vita cominci l’arra dell’inferno. Or non pensi tu, figliuola, quanta è la servitudine tua, e quanto ella è misera miserabile? che in questa vita hai l’inferno, e hai la conversazione delle dimonia orribili. Esci, esci di questa pericolosa servitudine e tenebre, nella quale tu se’ condotta.
Oimè, se mai tu none ’l facessi per amore di Dio, almeno per la vergogna e confusione del mondo il doveresti fare. Or non vedi tu che tu se’ colei che ti dài nelle mani degli uomini a fare strazio, scherni, e scempio delle carni tue? or non vedi tu che tu se’ amata e ami d’uno amore mercennaio che ti dà morte? Che tanto ami o se’ amata, quanto ne traggono, o che tu ne trai diletto o utilità? Tratto da sé il diletto o ’l dono, è tratto da sé l’amore; però che non è fondato in Dio, ma è fondato nel dimonio.
Pénsati, figliuola, che tu hai a morire, e non sai quando. Però disse il nostro dolce Salvatore: «State apparecchiati, ché voi non sapete né ’l dì né l’ora che voi sarete richiesti». E santo Giovanni dice: «Egli ha già posta la scure alla radice dell’arbore. Non è se non a tagliare». Pensa che se ora il sommo Giudice ti richiede, tu se’ trovata nelle mani della dimonia e in stato di dannazione. Comparire ti conviene, e non hai chi risponda per te; ché coloro che possono rispondere, aiutarti e sovvenirti (ciò sono le virtù), tu non l’hai. Ma bene hai quelli amici che ti condanneranno dinanzi al Giudice vero; ciò sono ’l mondo, il dimonio e la carne, cui tu hai servito con tanta sollicitudine. Essi t’accusano, manifestando con grande tua confusione e vergogna le offese che tu hai fatte a Dio; condànnanti alla morte eternale, ménanti alla loro compagnia, dove ha fuoco ardente, puzza di solfo, stridore di denti, freddo, caldo, e il vermine della coscienza che sempre ’l rimorde e riprendelo, perché si vede per suo difetto essere privato della visione di Dio, ed essere degno della visione delle dimonia.
Or questo è ’l merito che tu hai del servizio e della fatica che tu hai durata per servire al mondo, al dimonio e alla carne; eziandio in questa vita cominci a gustare l’Inferno. Adunque, poiché tu vedi che ti fanno degna di tanto male, privanti di tanto bene; fàtti una santa forza e violenza a te medesima; lévati da tanta miseria e fracidume; ricorri al tuo Creatore, che ti riceverà, purché tu voglia lassare il peccato mortale e ritornare allo stato della Grazia. Io ti dico, dolcissima figliuola mia, che se tu vomicherai il fradiciume del peccato per la santa confessione, con proponimento di non cader più né ritornare al vomito; dice la dolce benignità di Dio: «Io ti prometto che non mi ricorderò che tu mi offendessi mai». E veramente così è: che colui che punisce per contrizione e dispiacimento il peccato suo, Dio none ’l vuole punire nell’altra vita.
Non ti paia faticoso. Ricorri a quella dolce Maria che è madre di pietà e di misericordia. Ella ti menerà dinanzi alla presenzia del figliuolo suo, mostrandogli per te il petto con che ella il lattò, inchinandolo a farti misericordia. Tu, come figliuola e serva ricomperata di sangue, entra allora nelle piaghe del figliuolo di Dio; dove troverai tanto fuoco di ineffabile carità, che consumerà e arderà tutte le miserie e’ difetti tuoi. Vederai che t’ha fatto bagno di sangue per lavarti dalla lebbra del peccato mortale, e della sua immondizia, nella quale tanto tempo se’ stata. Non ti schiferà il dolce Dio tuo.
Accompàgnati e impara da quella dolce e innamorata Maddalena, che, subito ch’ella ebbe veduto il male e ’l difetto suo, e vide sé nello stato della dannazione, e subitamente si leva con grandissimo odio dell’offesa di Dio e amore della virtù, va cercando per potere trovare misericordia. Vede bene che non la può trovare altrove che in Cristo dolce Gesù, e però ella se ne va a lui; e non mira né a onore né a vituperio, ma umilmente se gli getta a’ piei. Ine per amore, dolore e amaritudine, con perfetta umilità riceve la remissione de’ peccati suoi. Ella merita d’udire quella dolce parola: «Maria, va’ in pace, e non peccare più». Or così fa tu figliuola mia dolcissima; ricorri a lui. Guarda quello atto umile di Maddalena che si pone a’ piei, manifestando l’affetto suo, che ella si moveva con contrizione di cuore; e non si reputa degna d’andare dinanzi alla faccia del Maestro suo. Così tu, esci col cuore, coll’affetto e col corpo, e non dormire più, però che tu non hai tempo. Dacché tu non hai tempo, non aspettare il tempo.
Rispondi a Cristo crocifisso che ti chiama con umile voce corri dietro all’odore dell’unguento suo. Bàgnati nel Sangue di Cristo crocifisso; ché a questo modo participerai il Sangue. Così desidera l’anima mia di vederti partecipare il Sangue, e che tu sia membro legato per grazia nel tuo capo Cristo crocifisso.
E se tu mi dicessi: «il non avere di che vivere mi ritrae»; e io ti dico che Dio ti provvederà. Ed anco ho sentito dal tuo fratello carnale che ti vuole aiutare in ciò che bisogna. Non volere adunque aspettare il divino giudizio, il quale cadrebbe sopra di te se questo non facessi.
Non volere più essere membro del diavolo che, come laccio suo, ti s’è posta a pigliare le creature. Non basta assai il male che tu fai per me; pénsati di quanti sei cagione tu di fare andare all’Inferno.
Non dico più. Ama Cristo crocifisso; e pensa che tu devi morire, e non sai quando. Permani nella santa e dolce dilezione di Dio. Gesù dolce, Gesù amore, Maria dolce madre.
  1. [https://www.ilpalio.siena.it/SantaCaterina/lettera/276]

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