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sabato 6 gennaio 2024

Elena Corner Piscopia

 Di Elena Corner Piscopia (quest'ultimo nome le derivò da un feudo che i suoi antenati possedevano nell'isola di Cipro), la veneziana prima donna laureata al mondo, è stato scritto moltissimo ma non tutti sanno che, una volta laureata la fama del suo sapere e delle sue virtù si sparse in ogni parte d'Europa e non vi era personalità importante che venisse in Veneto senza procurarsi il vanto di conoscerla di persona. Uomini di gran casato, tra cui un principe della Germania, ambirono l'onore della sua mano ma Elena, ancora undicenne, aveva fatto voto di castità e scelto di vivere secondo la regola di San Benedetto , indossando, sotto i vestiti, l'abito delle monache benedettine, osservandone le leggi , visitando le chiese dell'ordine e vivendo con la riservatezza e l'austerità di una suora . E quando, per lenire i dolori che da qualche tempo la disturbavano, sia per l'esagerata applicazione allo studio  che per il suo rigido tenore di vita, fu mandata dal padre a soggiornare a Padova nel proprio palazzo situato nella contrada del Santo essa ricevette la visita del cardinale principe d'Estrées (1680), il quale, volendo assicurarsi se erano veri i pregi che le si attribuivano, se ne ripartí molto meravigliato.

Elena Lucrezia aveva a disposizione una carrozza, quattro persone di servizio, il medico e qualunque cosa avesse bisogno nella sua nuova dimora padovana. Essa andava, per lo più a piedi, e limitando molto l'impiego del denaro assegnatole dal padre per poter spenderne il rimanente in elemosine e opere di carità 

Durante la malattia di un'anziana cameriera, si alzava spesso durante la notte per prestarle assistenza, e siccome questa la rimproverava perché avrebbe dovuto avere cura della sua cagionevole salute ella rispondeva: "nonna Lorenza, non temo altro se non che mi taciate le vostre necessità".

Intanto il male della virtuosa Corner si aggravava in modo da toglierle ogni speranza di guarigione e non potendo più recarsi negli ospedali o nelle case per distribuire doni ed elemosine, mandava cibo, vestiti e denaro agli infermi e ai poveri affinché non perdessero il consueto beneficio.

Alla fine della sua agonia raccomandava caldamente ai suoi genitori le persone che le avevano prestato servizio e chiedeva di essere sepolta con l'abito di oblata benedettina e senza fasti.

Si spense a Padova nel fiore dei 38 anni, il 26 luglio 1684 e malgrado il desiderio manifestato le si vollero tributare le più splendide esequie.

Alla veste benedettina fu sovrapposta la mozzetta (piccolo mantello di pelle a contrassegno del suo dottorato) mentre due ghirlande intrecciavano la fronte, l'una a rappresentare la verginità e l'altra, d'alloro, la sapienza.

Sulla bara, portata da quattro persone tra cui tre professori della facoltà medica e uno della filosofica, vennero collocati libri ed emblemi delle varie scienze ed arti conosciute dalla defunta.

Condotta fino alle porte dell'università, e di là nel tempio di Santa Giustina, ebbe una messa solenne.

Nella padovana Basilica di S. Antonio, venne posto da Giambattista Corner, un grandioso mausoleo con colonne, statue, stemmi gentilizi in onore dell'illustre figlia ma esso fu in seguito tolto perché ritenuto troppo ingombrante per la chiesa ragion per cui la procuratessa Caterina Dolfin Tron le collocò una statua nel recinto dell'università mentre il frate Girolamo Corner metteva al suo posto, nella citata basilica, il busto scolpito di Antonio Verona.

Nessuna delle donne della Repubblica fu mai così universalmente onorata, in vita ed in morte.


Da: "Le donne di Venezia" Musatti

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