Li convinceremo che saranno liberi soltanto quando rinunceranno alla loro libertà in nostro favore e si sottometteranno a noi. Li faremo lavorare, sì, ma nelle ore libere dalla fatica organizzeremo la loro vita come un gioco infantile, con canti in coro e danze innocenti [...] Daremo loro l’umile, quieta felicità degli esseri deboli. Dimostreremo loro che sono soltanto dei poveri bambini, ma che la felicità dei bambini è più dolce di ogni altra.
Diventeranno timidi, avranno timore della nostra collera, la loro intelligenza perderà ogni audacia, i loro occhi diventeranno facili al pianto. Oh, concederemo loro anche il peccato, e così ci ameranno come bambini perché permetteremo loro di peccare! Noi diremo che ogni colpa sarà riscattata, purché la commettano col nostro permesso.
E non avranno segreti con noi. Noi permetteremo o proibiremo loro di vivere con le mogli e con le amanti, di avere o di non avere figli, giudicando sempre in base alla loro obbedienza; e loro si sottometteranno a noi, tutti felici e contenti. I segreti più tormentosi della loro coscienza li porteranno a noi; noi risolveremo tutto, e loro accetteranno la nostra decisione con gioia, perché essa li libererà da una grande fatica e dal terribile supplizio attuale di dover decidere da sé, liberamente.
Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov.
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