Una volta questa compagnia, o questa strada, aveva un perimetro imponente, imponente dal punto di vista della robustezza delle mura e dal punto di vista del suo slancio estetico.
Nulla di più bello e di più affascinante, nelle lontane epoche, più del monastero. Le mura erano difesa dai nemici anche fisici, la bellezza della sua architettura aveva un solo rivale: la bellezza del canto e della preghiera che in quelle mura e sotto quelle volte si faceva.
Ora la cosa è diventata più spirituale, ora la cosa è diventata più sottile, sembra più inconsistente; non ci sono quelle mura di un metro e più di profondità, non ci sono quelle volute architettoniche, quegli spazi che da soli attiravano l'anima, non c'è più quel suggerimento affascinante del canto e della preghiera regolare.
C'è una compagnia, quella tra di noi, la nostra amicizia, una compagnia in cui tutto quanto dipende dalla buona volontà, dipende dalla volontà dei componenti.
Questa compagnia deve sostituire quelle mura, deve rintracciare l'eco di quei canti, di quelle preghiere, deve sapere ispirare uno sguardo che faccia percepire almeno in qualche modo l'attrattiva fisica di Dio nella sua realtà dentro il mondo, l'attrattiva del segno di Cristo, quell'attrattiva che è segno di Cristo.
don Luigi Giussani
(Tracce 4/2006)
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