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lunedì 1 aprile 2013

UN DISCORSO DA PAPA.


UN DISCORSO DA PAPA. Rivelato l’intervento di Bergoglio in aula prima dell’elezione. Da Cuba il manoscritto originale

manuscrito-Bergoglio-cardenales

Papa Francesco, sorridente, che appoggia entrambe le mani sulle spalle del cardinale Ortega y Alamino. L’immagine affianca, nel sito ufficiale dei vescovi cubani, la notizia dell’appunto manoscritto consegnato da Bergoglio al confratello durante una delle congregazioni generali che hanno preceduto la sua elezione a Papa. La notizia e il documento originale sono state anticipate da Palabra Nueva, pubblicazione dell’Arcidiocesi di l’Avana, assieme alla trascrizione del suo contenuto. La rivista rivela che lo stesso Ortega ha chiesto a Bergoglio una copia dell’intervento pronunciato, con cui ha detto “di coincidere”, per portarla con se e conservarla. Il giorno dopo il porporato cubano l’ha ricevuta dalle mani di Bergoglio, che ha anche autorizzato la diffusione del testo, permesso che papa Francesco ha poi ratificato nel saluto al confratello dopo l’elezione.
Le due pagine e il loro contenuto sono ora note a tutti. La calligrafia sottile e fitta di Bergoglio, ricca di sottolineature, che risale leggermente da sinistra verso l’alto, è ben leggibile e comprensibile. I due fogli manoscritti sono contrassegnati da quattro punti, nei quali Bergoglio ha voluto esprimere la sua visione della Chiesa e del suo compito nel mondo. A modo di premessa si legge che “L’evangelizzazione è la ragione d’essere della Chiesa”. Frase sotto cui è annotata una citazione di Paolo VI: “La dolce e confortante gioia di evangelizzare”. Nel primo punto Bergoglio annota che “La chiesa è chiamata ad uscire da se stessa ed andare verso le periferie, non solo geografiche, ma anche esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell’ingiustizia, dell’ignoranza e dell’indifferenza religiosa, quelle del pensiero e di ogni miseria”. Il secondo punto è sulla Chiesa:Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare diventa autoreferenziale e s’ammala (cfr.: la donna piegata su se stessa del Vangelo). I mali che nel tempo infettano le istituzioni ecclesiali hanno radice nell’autoreferenzialità, una sorta di narcisismo teologico”. Il terzo punto dell’intervento evidenzia un pericolo già richiamato dall’arcivescovo di Buenos Aires: “Quando la Chiesa è autoreferenziale, crede, senza accorgersene, di avere luce propria; cessa di essere minsterium lunae e dà luogo a questo male tanto grave che è la mondanità spirituale”. Tra parentesi Bergoglio annota un riferimento a De Lubac, “secondo il quale è il male peggiore in cui la Chiesa può incorrere”. Il quarto punto della bozza dell’intervento di Bergoglio nella plenaria che ha preceduto l’inizio del conclave fa riferimento al nuovo Papa e a come avrebbe dovuto essere: “un uomo che dalla contemplazione di Gesù Cristo e dalla sua adorazione aiuti la Chiesa ad uscire da sé stessa ed andare verso le periferie esistenziali, che la aiuti ad essere la madre feconda che vive della “dolce e confortante gioia di evangelizzare”.

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