G. TESTORI:
***
Dieci anni. Siccome sono un pò
scrittore, ogni tanto uso anteporreai libri delle dediche, e a questi
dieci anni vorrei anteporre, come esergo, una citazione di Mounier:
"Occorre soffrire perchè la verita non si cristallizzi in dottrina ma
nasca dalla carne". La chiusura è invece di don Giussani: "La giornata
ci è data perchè questa verità nasca dalla carne, sia vista da noi e dagli altri nella nostra carne, cioè nei rapporti che vivremo con noi stessi, con gli altri e con le cose".
Dieci anni di un povero peccatore, stralunato e
demente che sono io, con CL, con il Movimento, con il Meeting, con il
Movimento popolare, con la Compagnia delle Opere, con la caritativa, con
chi prega in silenzio, con "Il Sabato", con i miei "Incamminati", dico
miei perchè ne faccio parte: sto tutto dentro a questo esergo e a questo
finale.
Allora, grazie per questi dieci anni che mi avete
dato, in cui mi avete sopportato, portato, aiutato, in cui mi avete
abbracciato senza chiedermi niente di tutti i miei errori, di tutte le
mie colpe, di tutte le mie stramberie, di tutta la mia disperazione.
Adesso io vorrei cominciare da ieri sera, perchè
l'evento di ieri sera segna questo Meeting, lo segna con una totalità,
lo segna con un avvenimento che costringerà tutti a leggere il Meeting, e
nel Meeting CL e il Movimento Popolare e tutto il loro pregare, il loro
darsi, perchè la vita sia vita, perchè l'uomo sia uomo, perchè
l'Incarnazione sia quello che è, anche se noi uomini non riusciamo a
farla essere, a capirla e esserne degni, cioè sia il centro del cosmo,
il centro di tutto, piccolissimo e grandissimo. Ma ieri sera mentre ero
lì, solo, su queste scalinate nell'attesa che si riempissero, mi si è
avvicinato Aldo Busi, mi ha fatto una domanda alla quale io, e gli
chiedo perdono, ho risposto negando e in modo sgarbato. Stamattina alla
conferenza stampa è successo ancora un episodio simile che è andato
avanti fino ad arrivare ad una certa violenza. Poi, non so perchè, lui,
che nella sua forza o nella sua irruenza è indifeso, e io che non avevo
nessuna possíbilità di difendermi - mi aveva giustamente colpito sui
miei errori e sulla mia povertà di peccatore - ad un certo punto abbiamo
taciuto, l'ira si è spenta e ci siamo dati la mano. Questo piccolo
episodio riflette che cosa è Meeting: infatti un incontro cominciato per
colpa mia con non umanità, per il profondo che corre in questo luogo si
è spento, è diventato probabilmente, come mi auguro, l'inizio di un
affetto, di una amicizia. Fatto questo come una doverosa testimonianza
di colpa e una richiesta di scusa e un grazie
al mio amico scrittore, riprendo da ieri sera. Ieri
sera gli "Incamminati", obbedendo a un giusto e santo bisogno di don
Giussani, di rappresentare il Miguel Manara, testo che è per CL
fondamentale fin dalla fondazione, hanno realizzato un episodio che è
teatro ed è di più di teatro, è processione ed è più di processione, è
forma, figura, immagine dell'espressività ma è anche corpi, è anche
preghiera, è anche partecipazione totale a qualcosa che va oltre il
teatro. Questa accolita di popolo che ha stretto dalla prima stazione -
perchè di sei stazioni si trattava - gli attori, ha cancellato la
denominazione di teatro borghese, pubblico-platea-attorí. Erano
partecipanti. Io mi ricordo di avere visto le prove e ricordo che degli
amici mi dicevano che questo era un avvenimento che si potrà vedere
cos'è domani, quando ci saranno tutti, cioè quando ognuno sarà dentro a
questa storia di perversione e di conversione, in questa storia che
ripete, dentro un'anima offerta al male, la vicenda della Crocefissione e
della Resurrezione. E stato un evento che è durato ore ed ore, e che
io, nella mia ormai lunga vita, non ho mai visto di questa vastità, di
questa bellezza, di questa coralità. Perchè ricordo degli eventi
oceanici, ma erano quelli fatti per obbligo dalle dittature di destra,
di sinistra, fasciste o rosse.
Questo, invece, era un avvenimento libero, libero in
chi l'aveva proposto, libero in chi l'aveva accettato, e libero in chi
gli dava forza. Io devo dire a nome di tutti, a nome degli
"Incamminati", e a nome mio al grande umile, Franco Branciaroli.
Applauso del pubblico
La cosa poi che il Meeting sia cominciato con questa opera in cammino che è stato Il Miguel Manara, secondo
me precisa due verità inevitabili: il bisogno dell'uomo di pregare, di
stare insieme, di pregare insieme oltre che solo, e di trovare la forma,
l'espressione della propria domanda, del proprio dolore, della propria
speranza.
Il fatto che il teatro si fa ogni volta e ogni volta
diventa coscienza della fragilità, della cenere, anche di queste forme.
Ed è qui, secondo me, che il cristiano, che l'uomo, misura insieme la
sua debolezza, testimonia e paga lo scotto del suo peccato, di quello
originale di cui non si parla quasi più, e di quello di tutti i giorni,
della disobbedienza, e nello stesso tempo trova la forza per andare
avanti, per ritrovare altre forme, altre immagini, altri suoni che
rappresentino la sua gioia, il suo dolore, il suo tormento di esistere,
di essere figli di Dio, di essere luoghi del Cristo, anche per chi non
sa che Cristo c'è in tutti.
E ricominciare, e poi riprovare che è cenere, e poi
andare avanti, perchè l'eternità non è delle forme, non è delle parole,
non è dei colori, non è della poesia, ma è di Cristo e della carità.
Arriverà il giorno in cui tutto, anche le cose più grandi, come
Michelangelo, come la Cappella Sistina, non esisteranno più. Non si
leggerà più Shakespeare, perché non ci sarà più bisogno di leggerlo e
finalmente Michelangelo e sua mamma, Shakespeare e sua sorella, saranno
la stessa cosa in una pace e in una luce in cui quello che varrà è la
fatica, la tensione, l'amore, la capacità di penetrare dentro la storia
dell'uomo, di capirlo, amarlo e rappresentarlo.
Io vorrei dire che qui al Meeting la cosa che mi ha
fatto più dolcezza è vedere quanti giovani e giovani ci lavorano, da
quelli che lo costruiscono e che lo mettono in atto, a quelli che sono
lì e nei vari stand aiutano, a quelli che ti portano in macchina,
gratuitamente. Quando vado fuori vedo tutti questi che girano, girano,
tutti come mosche senza testa, e qui invece lavorano, per un fatto, per
una testimonianza ... Come si fa allora a parlare di CL e del Meeting se
non si vedono queste cose, se non si toccano queste cose?
A me CL non mi ha mica preso per delle teorie di
teologia, mi hanno preso quando sono venuti a trovarmi tre, quattro, per
la tenerezza, l'amicizia, per qualche cosa in piú di umano che oggi
invece la società - e lasciatemi dire anche gran parte della società
cristiana - ha buttato via per inseguire la mitologia di uno stramorto
progressismo. Alcuni giorni prima di venire qua Frangi e Bonacina, due
dei pilastri di quel grande evento combattuto e combattente, pieno di
impeti sacrosanti che è "Il Sabato", mi hanno edotto sul risultato di un
sondaggio che "Il Sabato" aveva ordinato sulla frequenza alla Messa dei
giovani, in Italia, dai quindici ai ventinove anni. Ebbene, il
risultato è disperante: alla Messa va il 15% dei giovani. Allora, è
facile dire che la colpa è della società, i mass-media, la tv, il
consumismo, le balere, i night, le danze, Perotismo, è facile ma se ci
mettiamo una volta tanto dalla parte di chi la Messa la dice ho l'esatta
sensazione che la Messa sia spesso celebrata e partecipata non come se
fosse "fate questo in memoria di me", l'avvenimento della Incarnazione,
la Consacrazione, ogni volta, del pane in carne e del vino in sangue di
Cristo, ma come se fosse la commemorazione della Messa.
Ogni tanto ho l'impressione di vedere le ultime
commemorazioni della vittoria dell'altra guerra, che si facevano dopo la
sconfitta di questa guerra una cosa astratta una cosa dove la verità si
è cristallizzata in dottrina, anzi in parole, e parole modeste,e non
nasce più dalla carne.
La cosa tragica è che poi l'Avvenimento avviene, ma
chi lo dovrebbe manifestare, chi lo dovrebbe partecipare, sembra che lo
strozzi, che questo Avvenimento sia cacciato via per sostituirlo con un
simbolo; ecco, la mia impressione è che la Messa, e nella Messa
l'Eucarestia, stia sempre più diventando un emblema. Ma questo non è il
corpo di Cristo, il sangue di Cristo! Allora io mi chiedo: al Concilio
Vaticano Secondo si stabiliva la tradizione della liturgia in italiano
perchè tutti potessero capirla. Era un gesto di amore e di socialità, ma
il risultato è qui. Io mi chiedo: questa traduzione poteva essere
mediocre, poteva essere omologata all'italiano più omologato, ma non
fino a questo punto; poteva conservare poco della forza della luce, del
cristallo, del coínvolgimento che aveva in lingua estera, distruggendo
la quale nella Liturgia è stata distrutta tutta la storia degli uomini, e
questa è una colpa che difficilmente ci sarà perdonata, ma non così.
Mentre facevo questi pensieri a me è venuta tra mano
la traduzione che della Liturgia aveva fatto ai tempi manzoniani un
grande padre, grande filosofo e anche grande scrittore, Rosmini. L'ho
letta e ho detto: ma coloro cui è stato dato l'incarico di tradurre la
Liturgia, la conoscevano questa traduzione? Se traduzione ci doveva
essere, si doveva fare in modo che fosse almeno quella, che ha dignità e
anche se non è l'originale contiene il massimo, e non per niente
infatti ricorda Manzoni. Questa di oggi, invece, che cosa ricorda, che
cosa genera? Poi i giovani vari via, ma io credo che la Messa, e con la
Messa tutta la vita di noi cristiani, s'è via via secolarizzata, ha
distrutto il mistero, per raggiungere quali luci? Quali luci se non c'è
più luce in giro e sono tutti lì, di notte, a girare come dei disperati,
per far passare le ore? E noi cristiani, che abbiamo il deposito di
questo mistero primo e ultimo dell'Incarnazione, l'abbiamo destituito,
perchè bisognava capire tutto, e invece se c'è un luogo in cui
finalmente l'uomo può umilmente non avere più questa dannazione di
capire tutto ma farsi capire da Lui, dalla carità, da Cristo, questa è
la Messa. Perchè anche la vecchietta, mia mamma, non sapeva il latino, e
cosa faceva questa povera scema quando andava a Messa? Non sapeva bene
cosa vi si diceva, ma lei si faceva capire, si faceva assumere, ed è
morta così, facendosi prendere in braccio da quel Cristo che lei
pregava, storpiando le parole, perchè poi noi non le storpiamo più, ma
le diciamo come se fossero parole che si leggono sul "Corriere", o
"Repubblica".
Io non so se si può tornare indietro, ma per lo meno
cerchiamo di non rotolare ancora in questo finto "avanti", in questa
finta "rincorsa". Bisogna farsi capire... che cosa? Bisogna, non che
capiamo, ma che finalmente ci lasciamo Se chi maneggia l'ostia, il vino,
credesse veramente, se noi che partecipiamo credessimo veramente,
allora le parole, le preghiere, invece di inventare tante divagazioni
inutili, superbe, sarebbero le parole, eterne, quelle di tutti i giorni,
quelle che non sono mai invecchiate, che non invecchieranno. E allora i
giovani non scapperebbero, colpa nostra se scappano, colpa nostra se
scapperanno ancora di più, dato che siamo nella Chiesa. Io personalmente
non amo che la Chiesa diventi ridicola, non amo entrare in Chiesa e
vedere giornali, giornaletti, settimanali, non amo perchè c'è il
tabernacolo, ci sono gli altari. lo non ho nessuna capacità, ma un
violento suggerimento lo darei togliete le edicole dalla chiesa, la
chiesa è chiesa. Se però edicole ci devono essere, allora le edicole
siano complete, e non sia presente soltanto il gruppo delle Paoline.
Io adesso vi devo dire una cosa E giusto che anche
noi di CL, voi, noi, quando prendiamo delle posizioni politiche e
culturali che vanno prese, quando esprimono dei giudizi, se riuscissimo
ad usare più amore, più carità, cioè fare quello che non ho fatto io
stasera, usare più tenerezza, forse i giudizi arriverebbero, magari
ferirebbero, ma come feriscono le parole dell'amore, le parole della carità.
E invece ogni tanto ho l'impressione che ci manca un pò di questa
carità in più, che non è mai abbastanza, di questo amore in più. Molti
guardano CL senza vederne il profondo, il dentro che è la carità.
Di questo nessuno parla mai, del volontariato, di
queste opere che qui sono esposte con pudore, ma in modo straordinario,
vicino alle opere d'arte, ai dipinti, ai teatri. Nessuno parla mai della
caritativa, questa offerta di sè per cui gli ospedali possono ancora
andare avanti, per cui i carcerati sono ancora visitati, per cui i
drogati sono ancora amati, per cui i malati di AIDS sono ancora amati:
questo è il profondo di CL. E quando CL fa politica lo fa, e se fa
qualche errore, tutti facciamo errori, per portare nel mondo della
politica questa partecipazione. CL mi ha fottuto per questa carità, per
questo amore, per questo non chiedere mai se ero un figlio di puttana o
se invece ero una persona per bene.
Allora, dieci anni di un Movimento che sa, che ha
creato il Movimento popolare, che ha creato un settimanale come "Il
Sabato" che è copiato da tutti, citato sempre prima che esca per paura
di non colpirlo abbastanza. Leggetelo di più, lo leggete poco, come
dovete leggere di più il vostro, mio don Giussani, lo leggete poco,
troppo in fretta, per questo dovete andare a vedere la rappresentazione,
perchè noi lo leggiamo dalla fine. No, è il cammino, la fatica che
tutti i giorni, questo povero Cristo si assume, e come lui qui ce n'è un
altro, tanti, ricordo don Ricci perchè è l'immagine vivente, come un
albero colpito da tutti i fulmini e va avanti, va avanti. Ma questo è
CL, siete voi CL, siete la tenerezza che mi ispirate e che io cerco di
cacciar via gridando, altrimenti mi viene da piangere. I giornalisti
dovrebbero cominciare da lì, poi benissimo le dissertazioni, ma non dal
gioco politico in cui, per altro, CL deve entrare. Tanto è vero che
Giussani, nella sua straordinaria intelligenza, conoscenza e sofferenza
delle cose umane, ha creato il Movimento popolare.
La terra è terra, la cenere è cenere. In politica c'è
molta più cenere che nel teatro,e non si può fare politica senza magari
anche incappare nella cenere, nella merda, non è che si possa stare
fuori, bisogna cercare che merda sia il meno possibile. E poi è provato
che la merda è anche concime CL è un movimento che crea dal niente e ha
creato "Il Sabato" e poi delle compagnie di teatro come gli
"Incamminati". Poi "L'Arca" e tutte le altre compagnie piccole, che
pullulano, bellissime; tutte le altre iniziative e insieme questa onda,
questo oceano di carità, di amore, di aiuto. E un movimento così,
secondo me, merita solo che ci si inginocchi e si dica grazie, prima di
tutto al Signore, che ci ha concesso la grazia di vivere, come diceva
Sua Eccellenza, in questi anni.
Io ho quasi finito, e vi chiedo scusa di avere
cercato di vincere l'emozione straparlando. Vorrei prima ricordare, dopo
dieci anni nel Meeting, per tutti i dieci anni e gli anni a venire,
vorrei ricordare tutti voi che lo avete fatto, tutti, vorrei chiamarvi
nome per nome. E allora cito solo due che sono emblemi ed emblematici e
li ringrazio. Sono l'Emilia e l'Antonio Smurro, per il Meeting, che vi
rappresentano tutti. Per il Movimento popolare c'è qui Cesana. Per il
teatro e tutte le arti creative vorrei che venisse su con me, per un
momento, Franco Branciaroli. E adesso arriva la cosa più dura,
difficile, perchè è la più dolce di tutta la carità, l'amore, la
partecipazione, la solidarietà, la preghiera di questi dieci anni del
Meeting e di tanti anni in più di CL: io vorrei chiamare qui Margherita.
Essa vive al mio paese, si era sposata, il suo sposo si chiamava Marco,
dopo due anni è morto in un incidente in moto. Aiutata da Cristo e da
tutto il Movimento, da tutti i suoi amici, ha vinto - non cancellato,
che è diverso - ha superato, ha trasformato il dolore per questa prova
tremenda, lo ha superato con una donazione di amore infinita. Era venuta
a conoscenza che a Merate c'era una ragazza drogata, malata di Aids, si
chiamava Monica. L'ha tirata in casa, l'ha curata, chissà con quanto
amore, con la mano del suo Marco qui sulla fronte, tanto che Monica - il
diario della sua libera conversione, è stato pubblicato su "Il Sabato" -
l'ha accompagnata, si è abbracciata a Cristo, è morta nella pace. Poi
c'è il fidanzato, amico di queste ragazze, anche lui malato di Aids, e
lei e gli altri hanno ripetuto, rinnovato, reinventato, perchè l'amore
reinventa, con lui, lo stesso infinito, tenero, umile gesto di carità,
la stessa imitazione fino all'osso ultimo di Cristo. E così continua
Margherita, vieni su Io ho finito, ma prima di finire devo dirvi una
triste, enorme cosa. Uno di voi, un ragazzo di Sondrio, che si chiamava
... che si chiama Pietro, che era venuto qui con altri suoi fratelli
nella militanza del Meeting, l'altra sera per rinfrescarsi un pò ha
fatto il bagno e il Signore ha voluto che restasse là. Alzatevi in
piedi. "Requiern aeternam dona ei Domine et lux perpetua luceat ei,
requiescat in pace. Amen".
Nessun commento:
Posta un commento