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giovedì 4 luglio 2013

Viviamo in un contesto morale contaminato


 Viviamo in un contesto morale contaminato
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Viviamo in un contesto morale contaminato. Ci sentiamo moralmente malati perché ci siamo abituati a dire cose diverse da quelle che pensiamo. Abbiamo imparato a non credere a nulla, a ignorarci l'un l'altro, a interessarci solo di noi stessi. Concetti come amore, amicizIa, compassione, umiltà e perdono hanno perso il loro senso più profondo e le loro dimensioni più ampie. Per molti di noi rappresentano solo peculiarità psicologiche o assomigliano ad auguri pronunciati in epoche antiche che risultano ridicoli nell'era dei computer e delle astronavi. Solo alcuni di noi sono riusciti a gridare a gran voce che le potenze non dovevano essere onnipotenti e che le fattorie speciali, che producono cibo ecologicamente puro e di alta qualità solo per se stesse, dovevano mandare i loro prodotti alle scuole, agli istituti e agli ospedali per bambini, se la nostra agricoltura non era in grado di offrirli a tutti. Il precedente regime -armato della sua ideologia arrogante e intollerante -ha ridotto l'uomo a una forza lavoro destinata alla produzIone e la natura a uno strumento di produzIone, attaccandone la vera sostanza e la reciproca relazione. Ha ridotto gente dotata e autonoma, che lavorava abilmente nel proprio Paese, a dadi e bulloni di una macchina mostruosamente grande, rumorosa e puzzolente, il cui vero significato non è chiaro a nessuno e che non può fare niente altro che consumare lentamente, ma inesorabilmente, se stessa e tutti i suoi dadi e bulloni..
Quando parlo di atmosfera morale contaminata, non mi riferisco solo a quei signori che mangiano verdure biologiche e non guardano fuori dal finestrino dell'aeroplano, mi riferisco a tutti noi. Tutti ci siamo abituati al sistema totalitario e lo abbiamo accettato come un fatto immutabile, contribuendo alla sua perpetuazione, In altre parole. siamo tutti responsabili -sebbene in misura diversa naturalmente -del funzionamento della macchina del totalitarismo; nessuno di noi è solo vittima. siamo tutti anche i suoì co-creatori.
Perché dico questo? Sarebbe assai irragionevole interpretare la triste eredità degli ultimi quarant'anni come qualcosa di alieno che del parenti lontani ci hanno trasmesso. Dobbiamo invece accettare questa eredità come un peccato che abbiamo commesso contro noi stessi. Se lo accettiamo come tale, capiremo che spetta a noi tutti, e solo a noi, fare qualcosa per porvi rimedio. Non possiamo accusare i precedenti governanti di tutto, non solo perché sarebbe insensato ma anche perché minimizzerebbe il dovere che ciascuno di noi si trova ad affrontare oggi, owero l'obbligo di agire in modo indipendente., libero, ragionevole e rapido. Non lasciamocì trarre in inganno: il govemo migliore del mondo, il parlamento migliore e il presidente migliore non possono fare molto da soli. Sarebbe anche sbagliato aspettarsi un rimedio generale solo da loro. La libertà e la democrazia sottintendono la partecipazione e quindi la responsabilità di tutti noi.
Vaclav Havel

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