Viviamo in un contesto morale contaminato
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Viviamo in un contesto morale contaminato. Ci sentiamo moralmente malati perché ci siamo
abituati a dire cose diverse da quelle che pensiamo. Abbiamo imparato a non credere a
nulla, a ignorarci l'un l'altro, a interessarci solo di noi stessi. Concetti
come amore, amicizIa, compassione, umiltà e perdono hanno perso il loro senso
più profondo e le loro dimensioni più ampie. Per molti di noi rappresentano solo peculiarità
psicologiche o assomigliano ad auguri pronunciati in epoche antiche che
risultano ridicoli nell'era dei computer e delle astronavi. Solo
alcuni di noi sono riusciti a gridare a gran voce che le potenze non dovevano
essere onnipotenti e che le fattorie speciali, che producono cibo
ecologicamente puro e di alta qualità solo per se stesse, dovevano mandare i
loro prodotti alle scuole, agli istituti e agli ospedali per bambini, se la
nostra agricoltura non era in grado di offrirli a tutti. Il precedente
regime -armato della sua ideologia
arrogante e intollerante -ha ridotto l'uomo a una forza lavoro destinata alla
produzIone e la natura a uno strumento di produzIone, attaccandone la vera
sostanza e la reciproca relazione. Ha ridotto gente dotata e autonoma, che lavorava
abilmente nel proprio Paese, a dadi e bulloni di una macchina mostruosamente
grande, rumorosa e puzzolente, il cui vero significato non è chiaro a nessuno e
che non può fare niente altro che consumare lentamente, ma inesorabilmente, se
stessa e tutti i suoi dadi e bulloni..
Quando parlo di atmosfera morale contaminata, non mi riferisco solo
a quei signori che mangiano verdure biologiche e non guardano fuori dal
finestrino dell'aeroplano, mi riferisco a tutti noi. Tutti ci siamo abituati al
sistema totalitario e lo abbiamo accettato come un fatto immutabile,
contribuendo alla sua perpetuazione, In altre parole. siamo tutti responsabili -sebbene in misura
diversa naturalmente -del funzionamento della macchina del totalitarismo;
nessuno di noi è solo vittima. siamo tutti anche i suoì co-creatori.
Perché
dico questo? Sarebbe assai irragionevole interpretare la triste eredità degli
ultimi quarant'anni come qualcosa di alieno che del parenti lontani ci hanno
trasmesso. Dobbiamo
invece accettare questa eredità come un peccato che abbiamo commesso contro noi
stessi. Se lo
accettiamo come tale, capiremo che spetta a noi tutti, e solo a noi, fare
qualcosa per porvi rimedio. Non possiamo accusare i precedenti governanti di
tutto, non solo perché sarebbe insensato ma anche perché minimizzerebbe il
dovere che ciascuno di noi si trova ad affrontare oggi, owero l'obbligo di
agire in modo indipendente., libero, ragionevole e rapido. Non lasciamocì
trarre in inganno: il govemo migliore del mondo, il parlamento migliore e il
presidente migliore non possono fare molto da soli. Sarebbe anche sbagliato
aspettarsi un rimedio generale solo da loro. La libertà e la democrazia sottintendono la
partecipazione e quindi la responsabilità di tutti noi.
Vaclav Havel
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