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sabato 27 dicembre 2014

poesie di Natale

poesie di Natale
***

La notte è scesa

La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell'Universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù fa ch'io sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa che il tuo dono
s' accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.

(Umberto Saba, da : Cristo nella Letteratura d'Italia, a cura di neria Di Giovanni, Libreria Editrice Vaticana 2010)
Torna Gesù
***

La memoranda notte è ormai vicina
e mi risuona ancora negli orecchi,
eco gentil dell'età mia bambina,
la voce de' miei vecchi:
Candido roseo e biondo
come nato da giorni, eri anche tu,
vien questa notte al mondo
il Bambino Gesù !
Ogn'anno, ogn'anno in questo freddo mese,
per quanto stanca, l'anima risogna
la festa che a Gesù fa il mio paese.
Già suona la zampogna...
Ah che profonda, arcana
malinconia, che nostalgia m'assal
della casa lontana,
del villaggio natal !
Rigide sere della pia novena
in cui, sur ogni piazza, in ogni via,
fiamman, fuochi gregal, fasci d'avena:
mentre la litania
il vicinato intuona
raccolto innanzi a un rustico altarin,
e la zampogna suona,
tintinna l'acciarin.
Ed io fanciullo, alla finestra dietro
me ne stavo, e schiarendo con un dito
timidamente l'appannato vetro,
rimiravo smarrito,
in un'ansia segreta,
se in quella notte piena di mister
la fulgida cometa
apparisse davver... .
E dubitavo allora, e ho dubitato
sempre, dappoi. S'inaridì l'istinto
della fede nel cuore: errai bendato
per questo labirinto
della vita mortale,
e te pure chiamai causa, Gesù,
d'una parte del male
che si soffre quaggiù.
Ma santa adesso appar la tua follia
anche al mio sguardo, o dolce redentore.
E torna, io prego, a noi, torna, Messia,
a predicar l'amor!
Altri, del rosso tuo mantello avvolto,
d'odio nudrendo la gentil parola,
batte alle oscure case, e infosca il volto
de la miseria. Vola
il grido della guerra...
Pace tu sei, Gesù, tu sei pietà:
torna a rifare in terra d'amor la carità.
 
(Luigi Pirandello 1867-1936)

Per il Santo Natale
***
Tacciano i venti tutti,
del mar si arrestino le acque,
Gesù, Gesù già nacque,
già nacque il Redentor.
Il Sommo Nume Eterno
scese dall'alto cielo,
il misterioso velo
già ruppe il Salvator.
Nascesti alfin nascesti,
pacifico Signore,
al mondo apportatore
d'alma felicità.
L'empia, funesta colpa,
giacque da te fiaccata,
gioisci, o avventurata,
felice umanità.
Sorgi, e solleva il capo
dal sonno tuo profondo;
il Redentor del mondo
omai ti liberò.
No, più non senti il giogo
di servitù pesante,
son le catene infrante
da lui che ti salvò.
Gloria sia dunque al sommo,
Onnipossente Iddio,
guerra per sempre al rio
d'Averno abitator.
Dia lode e Cielo, e Terra,
al Redentor divino,
al sommo Re Bambino
di pace alto Signor .
 
(Giacomo Leopardi 1798-1837)
MosserO: e Betlehem sotto l'osanna 
***
Mossero: e Betlehem sotto l'osanna
de'cieli ed il fior dell'infinito,
dormiva. E videro, ecco una capanna.
Ed hai pastori l'accennò col dito
un angelo: una stalla umile e nera,
donde gemeva un filo di vagito.
E d'un Figlio dell'Uomo era, ma era
quale d'agnello. Esso giacea nel fieno
del presepe, e sua madre, una straniera,
sopra la paglia. Era il suo primo, e il seno
le apriva; e non aveva ella né due
assi: all'albergo alcun le disse: E' pieno.
Nella capanna povera le sue
lagrime sorridea sopra il suo nato,
su cui fiatava un asino ed un bue.
Noi cercavamo quei che vive...-entrato
disse Maath. Ed ella con un pio
dubbio: Il mio Figlio vive per quel fiato...
Quei che non muore... Ed ella : Il Figlio mio
morrà (disse, e piangeva su l'agnello
suo tremebondo) in una croce...-Dio...
rispose all'uomo l'Universo : E' quello .

(Giovanni Pascoli, Poemi Conviviali, Einaudi 2008 )
In si mirabil notte
*** 
In si mirabil notte a mezzo il verno
d'angelici concenti il cielo sereno
sonare udissi, e d'alto affetto or pieno
per ch'io gli ascolti col mio senso interno;

e'l celeste Figliol del Padre Eterno
si degnò diventare Figlio terreno
di mortal madre; e del suo nobil seno
nacque in vil loco, e pur non l'ebbe a scherno.
E questa notte Cristo ancor rinasce fra l'umiltà:
chi gli apparecchia albergo
degno di lui, che porti pace al mondo ?

Gliel dia l'anima mia, ch'a lui sol tergo
fra questo e quel desir, ch'in lei si pasce,
e presepio gli sia, ma puro e mondo.

(Torquato Tasso, da : Rime Sacre Romagnoli dall'Acqua 1898)


Nicolas Poussin, Adorazione dei pastori, inizio XVII sec. (olio su tela, 98x74), National Gallery, Londra

Gesù  il Fedele, il Verace, il Giudice
***

Gesù il Fedele, il Verace, il Giudice
che prese a esprimere visibile
nel giorno del Santo Natale
l'inesprimibile misericordia del Padre:
prese a raggiar malvisto nel volto sublime
la bellezza divina e materna compiendo:
e nuovo incanto di beltà pervase
con intimo fremito l'universo
fra linee terrene presagio di Cielo
per educarci lassù, al Paradiso;
ma prima ancora la bontà rifulse,
accese d'esser buono il gran tormento,
accese d'esser buono un vasto incendio
che a somiglianza divina
cresce e arde per ogni cuore
in carità di Dio trasfigurato:
cura d'una vita monda,
sete d'innocenza,
anelito di vergine scienza,
e devota attenzione presso il Bimbo,
attenzione devota al Fanciullo
fatto emblema d'ogni attenzione pura,
sciolto problema d'ogni vita piena;
e infine salvifico effetto
sopra l'intero creato
a salvare già qui tutto l'uomo,
ciò che è nato nel mondo perituro
e portarlo sicuro al giudizio;
Gesù il Fedele,
il solo punto fermo nel moto dei tempi,
in sterminata serie di eventi :
il solo Santo che non manca mai,
che trascende dove ci comprende
e si fa dono in cima ai nostri guai
e pareggia la grazia col perdono:
vero Dio trasumanante
e a Deità aperto vero Uomo:
Figli il Fedele per sempre,
maestro vivente di Fede,
egli che viene a Natale in peccato
per meritarci in maestà di gloria,
continuo avvento al termine segnato:
se non invano passiamo il breve tempo
come luce del Figlio Incarnato,
come frutti di dolce consiglio,
impegno amoroso di vita,
di vita nel singolo unanime nel segno,
vita raggiunta infinita,
in beata circolazione
dove l'impeto la porta
che ineffabilmente ovunque va e non ritorna,
 ma in desio del padre universalmente procede,
nel fulgore del fuoco
 tutti insieme gloriando
quali Figli di Dio,
alleluiando al Padre,
al figlio e allo Spirito Santo
che universalmente procede,
tutti insieme in gioco giocando festando
quali in gaudio rapiti figli di Dio
nell'impeto che procede
su per la multanime fiamma
di fratelli nella Mamma Celeste,
i Fratelli di Gesù il Fedele.

(Clemente Rebora, Poesie, Garzanti 1988

 Per un Iddio che rida


Per un Iddio che rida come un bimbo,
Tanti gridi di passeri,
Tante danze nei rami,

Un'anima si fa senza più peso,
I prati hanno una tale tenerezza,
Tale pudore negli occhi rivive,

Le mani come foglie
S'incantano nell'aria...

Chi teme più, chi giudica?

(da "Il Sentimento del Tempo - L'amore) - 1934

GIUSEPPE UNGARETTI -



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