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domenica 10 maggio 2015

Lettere sulla creatività



Lettere sulla creatività
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Si tratta di una raccolta di lettere scritte durante la sua vita, in cui si evincono, oltre alla genesi di alcuni suoi romanzi, alcuni suoi pensieri attorno a temi cruciali dell'esistenza. In questo, l'ho sentito davvero molto amico. Riporto qui alcuni stralci, consigliando a tutti la lettura dell'intero libro, edito da Feltrinelli.

La vita è vita dappertutto; la vita è dentro noi stessi, e non in ciò che ci circonda all'esterno.
Intorno a me ci saranno sempre degli uomini, ed essere un uomo tra gli uomini, e rimanerlo per sempre, in qualsiasi sventura, non abbattersi e non perdersi d'animo, ecco in che cosa sta la vita, e in che cosa consiste il suo compito.

Non ho mai sentito ribollire dentro di me delle riserve così sane e abbondanti
di vita spirituale come adesso. Ma il corpo riuscirà a resistere?

Quando mi volto indietro a guardare il passato e penso a tutto il tempo inutilmente sprecato, a tutto quello che ho perduto in traviamenti, in errori, nell'ozio, nell'incapacità di vivere, a quanto poco ho saputo apprezzarlo, a quante volte ho peccato contro il cuore e contro lo spirito, il cuore mi sanguina.
La vita è un dono, la vita è felicità. Si jeunesse savait! E adesso, cambiando vita, io rinasco in una nuova forma.

Del resto, gli uomini sono uomini ovunque. Perfino in questi quattro anni di deportazione, in mezzo ai briganti, alla fine sono riuscito a trovare degli uomini veri. Tu forse non ci crederai ma c'erano dei caratteri profondi, forti, stupendi, e che gioia mi dava scoprire l'oro sotto la rude scorza.

Di me Le dirò che sono figlio del mio secolo, figlio della miscredenza e del dubbio, e non solo fino ad oggi, ma tale resterò fino alla tomba. Quali terribili sofferenze mi è costata - e mi costa tuttora - questa sete di credere, che tanto più fortemente si fa sentire nelle mia anima quanto più forti mi appaiono gli argomenti ad essa contrari! Ciononostante Iddio mi manda talora degl'istanti in cui mi sento perfettamente sereno; in quegli istanti io scopro di amare e di essere amato dagli altri, e appunto in questi istanti io ho concepito un simbolo della fede, un Credo, in cui tutto per me è chiaro e santo. Questo Credo è molto semplice, e suona così: credere che non c'è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c'è, ma addirittura, con geloso amore, mi dico che non ci può essere. Non solo, ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrsse che Cristo è fuori della verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità.
Ma è meglio smettere di parlare di questo. Del resto, non so perchè certi argomenti vengano di solito rigidamente esclusi dalla conversazione in società, e se qualcuno comincia a parlarne gli altri se ne sentono in certo modo urtati e offesi.

Io sono sempre in attesa di qualcosa

Si può sbagliare nelle idee, ma non è possibile sbagliarsi con il cuore

Non si rinchiuda nel mondo esclusivo del Suo io, si affidi alla natura, si apra al mondo esteriore e alle sollecitazioni che Le giungono dall'esterno. La vita esteriore, la vita reale fa straordinariamente evolvere la nostra natura umana ed è proprio quella che ci offre il materiale per vivere...Non sprechi la Sua vita, abbia cura di essa, creda nella verità. Ma la cerchi costantemente per tutta la vita, altrimenti è terribilmente facile perdersi.

Ma guardi un pò Parigi e la Comune. Lei non sarà mica uno di quelli che dicono che l'esperimento non è riuscito per insufficienza degli uomini, per colpa delle circostanze, e così via? Per tutto il secolo XIX questo movimento non ha fatto altro che sognare il paradiso in terra, ma poi, quando si arrivava al fatto (nel '48, nel '49 e adesso) dimostrava un'umiliante impotenza di dire qualcosa di positivo. In sostanza non c'è altro che il solito Rousseau e il sogno di rifare daccapo il mondo fondandosi sulla ragione e sull'esperienza (positivismo). ..Essi desiderano la felicità dell'uomo, ma nel definire il concetto di felicità si attengono a Rousseau, e cioè ad una fantasia che non è neppure giustificata dall'esperienza.

Il fondamento morale della società (derivato dal positivismo) non solo non dà nessun risultato, ma non riesce neppure a definire se stesso, smarrendosi dietro pii desideri e ideali

Insultando Cristo, lui non si è mai chiesto: ma cosa metteremo al suo posto? Non possiamo mica mettere noi stessi, che siamo così spregevoli. No, lui non ha mai rflettuto sul fatto di essere egli stesso spregevole.

Non cerchi di placare la Sua inquietudine, continui a cercare e alla fine può darsi che troverà


Fedor Dovstoevskij

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