Non c’è niente che tu abbia fatto che non possa essere perdonato
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«Vorrei ricordare qui che don Giussani mi raccontava in segreto il momento in cui ha scoperto il senso più abissale della sua posizione di prete e di uomo. Poco dopo essere stato ordinato, in una delle prime confessioni, si trovò di fronte a un giovane che non riusciva a parlare. Don Giussani lo esortava: “Non c’è niente che tu abbia fatto che non possa essere perdonato”. Ma l’altro faceva fatica, e don Giussani, con le parole che riesce a tirare fuori dalla sua fede e dalla sua umanità, lo invitava fraternamente. A un certo punto sentì questo giovane dire: “Ho ucciso un uomo”. Don Giussani stette lì un attimo, un’eternità, e poi rispose: “Solo uno?”. Mi raccontava quindi che lì capì che cosa siano la carità, la fraternità, l’amore, che cosa sia il perdono. Il ragazzo scoppiò a piangere. Da allora divennero, credo, amici; il ragazzo andò a confessare alle autorità il suo gesto e divennero amici». Giovanni Testori:
Mi permetto di aggiungere, che Giussani lo raccontava dicendo che quel "solo uno?" uscì dalla sua bocca, ma non grazie a lui...non poteva essere frutto del suo pensiero, si era sentito sbigottito dopo aver detto quelle parole. Quante volte? E' uguale, no? Da qualche parte si trova anche la trascrizione originale.
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