NELL'ORA PIÙ BUIA, QUELLA DELLA DISPERAZIONE, C'È SOLO LA VERGINE MARIA. ANCHE PER ERIC CLAPTON
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«Holy mother, where are you?…»
«Santa Madre, dove sei? / Stanotte mi sento spezzato in due / Ho visto le stelle cadere dal cielo / Santa Madre, non riesco a smettere di piangere».
«Santa Madre, dove sei? / Stanotte mi sento spezzato in due / Ho visto le stelle cadere dal cielo / Santa Madre, non riesco a smettere di piangere».
Si rivolge proprio a Maria di Nazaret Eric Clapton nella poderosa Holy Mother, una preghiera-canzone davvero toccante soprattutto nella versione con Pavarotti e un coro gospel. Il rocker la scrisse nel 1986 (insieme a Stephen Bishop) in omaggio a un amico musicista morto pochi mesi prima.
Chi non ha provato del resto quel senso di smarrimento e di profonda sofferenza di fronte a certi inspiegabili fatti della vita. Colpisce però il grido di aiuto di Clapton verso chi può lenire questo dolore, una presenza sentita più viva e vicina che mai:
Holy mother, hear my prayer, Somehow I know you?re still there…
«Santa Madre, ascolta la mia preghiera In qualche modo so che sei ancora qui»
Holy mother, hear my prayer, Somehow I know you?re still there…
«Santa Madre, ascolta la mia preghiera In qualche modo so che sei ancora qui»
Ed è struggente la consapevolezza che Maria potrà essere decisiva: «Oh, ho bisogno del tuo aiuto in questo momento/ Fammi superare questa notte solitaria /Ti prego dimmi quale strada prendere/Per ritrovare me stesso».
Ci si è chiesti da dove saltò fuori questa preghiera. Ma lo stesso Clapton in un’intervista confessò: «È mia nonna che mi ha insegnato a pregare con le preghiere di una volta. Ed ogni tanto mi ritornano alla bocca, soprattutto nei momenti più difficili».
E nel suo libro di memorie, Clapton: The Autobiography, il musicista racconta un momento in cui ha toccato il fondo quando era in riabilitazione nel 1987: «Ero completamente disperato», ha scritto Clapton. «Nella privacy della mia stanza, ho chiesto aiuto. Non sapevo a chi pensassi di parlare, sapevo solo che non ne potevo più… e inginocchiandomi mi sono arreso. Pochi giorni dopo ho capito che avevo trovato un luogo a cui rivolgermi, un luogo che avevo sempre saputo che era lì ma a cui non avevo mai veramente voluto credere, o di cui pensavo di non aver bisogno. Da quel giorno, non ho mai smesso di pregare al mattino, in ginocchio, chiedendo aiuto, e la sera, per esprimere gratitudine per la mia vita e soprattutto per il fatto di essere sobrio».
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