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sabato 11 aprile 2020

Perché siamo insieme? Perché siamo «amici»?

Perché siamo insieme?
Perché siamo «amici»? 

Perché siamo insieme?
Perché siamo «amici»? 
La nostra compagnia nasce da una sola cosa, senza della quale non ci conosceremmo, non vivremmo nulla in comune, non ci ameremmo. 
Nasce per lo stupore di un Fatto, per lo stupore del Dio che e diventato uomo.
 Immaginiamo ora, in questo momento, anche se la nostra attenzione è normalmente rarefatta e un po' infantile, immaginiamo l'intensità con cui questo stupore doveva invadere quella ragazza di nome Maria. 
Per questo siamo così affezionati alla preghiera dell'Angelus e ne facciamo tema della nostra giornata. 
Dio si è fatto carne, un uomo. 
Dio ha scelto di identificarsi con la precarietà di una carne. 
Questo è ciò che fa esplodere la nostra vita e la storia dell'umanità. 
Da questo «deve» essere determinata tutta la storia dell'uomo e la nostra storia personale. 
Dio ha scelto di identificarsi con la precarietà di una carne e, l'abbiamo già visto, è una identificazione che continua nel tempo.
 L'aspetto della precarietà ha un volto cangiante, ma è un Fatto permanente che, proprio in questo cambiamento di volto, è giunto fino a noi e ha rinserrato in Sé noi. 
Noi ne siamo parte. 
Noi siamo parte di questa precarietà in cui il Mistero del Verbo si è incarnato. 
Perciò la nostra vita è infinitamente più grande di quello che possiamo pensare o immaginare. 
Se Dio si è identificato con la precarietà di una carne, si rende presente in ogni momento della storia nella precarietà di una carne — la nostra —, «tutti voi che siete battezzati siete immedesimati con Cristo.
 Non esiste più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna: tutti voi siete uno, una persona sola in Cristo Gesù» (Gal 3, 27-29).
 Cristo, donde tutto il nostro stupore nasce e che nella nostra compagnia, come parte della Chiesa, prende corpo, è Dio che si è identificato e si identifica con la precarietà di una carne, è il Mistero diventato un Fatto: è quella carne, così come oggi è visibile in questa Chiesa, cioè in quelli chiamati oggi. 
È un Fatto, irriducibile. 

Venerdi Santo 1989

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