Un regalo meraviglioso alla nostra generazione:
“L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta
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E’ un paradosso, ma i moderni “non credenti” sembrano letteralmente affascinati da Gesù di Nazaret. Ernst Renan lo definisce “uomo incomparabile, grande al punto che non mi sentirei di contraddire coloro che lo chiamano Dio”.
Un altro intellettuale “anticristiano” Paul Louis Couchoud ammetteva:
“Nella mente degli
uomini, nel mondo ideale che esiste sotto i crani, Gesù è
incommensurabile. Le sue proporzioni sono fuori di paragone, il suo
ordine di grandezza è appena concepibile. La storia di Occidente,
dall’impero romano in poi, si ordina intorno a un fatto centrale, a un
evento generatore: la rappresentazione collettiva di Gesù e della sua
morte. Il resto è uscito di là o si è adattato a ciò. Tutto ciò che si è
fatto in Occidente durante tanti secoli si è fatto all’ombra gigantesca
della croce”.
E tanto gli uomini desiderano saperne di più che spesso scrittori,
registi, intellettuali danno sfogo alla fantasia per ricamare storie sui
Vangeli, per inventare teorie o spesso balle e magari per produrre
film, telefilm o spettacoli, solitamente di basso livello, ma che
mietono grandi ascolti, perché – come dice la Chiesa – “tutta la terra
desidera il Suo volto”.
I Vangeli infatti sono cronache abbastanza scarne, che contengono i
fatti necessari ed essenziali, ma che molto lasciano immaginare. Infatti
san Giovanni conclude il suo Vangelo proprio così: “vi sono ancora
molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una,
penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si
dovrebbero scrivere”.
Ebbene, se è vero che tutti desidererebbero essere stati lì,
presenti, aver visto Gesù di Nazaret, il suo volto, “il più bello tra i
figli dell’uomo”, averlo ascoltato in quelle piazze, su quelle strade
polverose, aver assistito ai suoi sconvolgenti miracoli, si deve sapere
che esiste un’opera, unica al mondo e unica nella storia, che esaudisce esattamente questo desiderio “impossibile”.
Proprio alla nostra generazione è stato fatto questo dono
eccezionale. Si tratta di un’opera in dieci volumi, circa 5000 pagine,
letteralmente travolgenti, dove si rivive in presa diretta, giorno per
giorno, l’avventura di Gesù di Nazaret, l’uomo-Dio che ha capovolto la
storia umana.
S’intitola “L’Evangelo come mi è stato rivelato” e ha la firma di Maria Valtorta.
Queste pagine sono il frutto di alcuni anni di esperienze mistiche
nelle quali Gesù ha letteralmente fatto rivivere alla veggente quei
giorni di duemila anni fa, proprio come se fosse stata lì allora, anzi,
ancora di più perché lei vede e ascolta anche cose che gli stessi
apostoli, in quei giorni, non poterono vedere, conoscere e riferire (a
cominciare da tutto il lungo traviamento di Giuda, conosciuto solo da
Gesù che provò in ogni modo e con un amore inaudito, per tre anni, a
salvarlo).
Ma chi è Maria Valtorta? Nasce il 14 marzo 1897. Dal 1913 i Valtorta
abitano a Firenze. Lei è militante dell’Azione Cattolica e durante la
prima guerra fa l’infermiera volontaria.
Sempre a Firenze, nel 1920, durante una manifestazione, un
rivoluzionario colpisce alla schiena la ragazza, che si trovava lì per
caso, ponendo le condizioni della sua successiva immobilità.
Infatti, dopo varie esperienze dolorose, dal 1° aprile 1934 fino alla
morte, il 12 ottobre 1961, trascorse ventisette anni e mezzo
‘inchiodata’ al letto. Un calvario che lei visse con fede eroica.
Per questo, a cinquant’anni dalla morte, sono sempre di più coloro
che aspettano l’apertura del processo di beatificazione. La Valtorta era
una donna di forte personalità, molto razionale e concreta, per nulla
incline alle suggestioni fantastiche e che mai desiderò o cercò
esperienze mistiche.
I fenomeni soprannaturali iniziarono nel 1943, proprio quando lei
pensava di non farcela più e di essere vicina alla morte. La mattina del
23 aprile, era il venerdì santo, Gesù entrò nella sua vita e iniziò per
lei una frequentazione soprannaturale quotidiana fatta di locuzioni
interiori, visioni e dettati che impegnò Maria – già sofferente su quel
letto – in un lavoro di trascrizione immane: circa quindicimila pagine
manoscritte.
L’opera principale è appunto ‘L’evangelo come mi è stato rivelato’.
Dal 1944 al 1947 – con alcune visioni successive – la Valtorta ha
rivissuto tutta la storia di Gesù, riferendo ogni episodio e descrivendo
perfino gli odori e il vento.
Pagine eccezionali che, in pratica, contengono tutti i quattro
evangeli e riempiono i periodi mancanti, risolvendo tanti punti
enigmatici o apparenti contraddizioni.
Leggere queste pagine non è solo un’avventura straordinaria per la
mente, perché rivela tutto quello che si vuole sapere e illumina tutta
la verità, ma cambia il cuore e cambia la vita.
Soprattutto conferma con i fatti tutti i dogmi e l’insegnamento della Chiesa, di san Giovanni, di san Paolo, di tutti i Concili.
Dopo aver compitato per vent’anni centinaia di volumi di biblisti, posso
dire che – con la lettura dell’Opera della Valtorta – si possono
buttare al macero duecento anni di chiacchiere illuministe, idealiste e
moderniste sui Vangeli e sulla vita di Gesù.
E questo forse è uno dei motivi per cui quest’opera eccezionale – che
commosse anche Pio XII – è tuttora ignorata e “rimossa”
dall’intellighentsia ufficiale, dal modernismo clericale.
Nonostante ciò, fuori dei normali canali di distribuzione, grazie a
Emilio Pisani e al Centro editoriale valtortiano, l’Opera è stata letta
da un mare di persone, ogni anno da decine di migliaia di nuovi lettori,
ed è tradotta in 21 lingue.
Un celebre biblista, Gabriele Allegra l’ha definita “un capolavoro della letteratura cristiana mondiale”.
E constatava “la sorprendente cultura scritturistica” dell’autrice, che
però non aveva studiato teologia e aveva a sua disposizione solo una
vecchia e popolare versione della Bibbia.
Emblematico anche il giudizio che nel 1952 espresse il padre gesuita
Agostino Bea, un’autorità in campo esegetico, essendo Rettore del
Pontificio istituto biblico di Roma (dove alcuni anni dopo gli
succedette Carlo Maria Martini).
Bea fu anche una importante personalità della Chiesa perché – dopo
essere stato il confessore di Pio XII – divenne cardinale e fu uno dei
principali protagonisti del Concilio Vaticano II.
Ebbene nel 1952 scrisse di aver esaminato un estratto dell’Opera
“attendendo nella lettura particolarmente alla parte esegetica, storica,
archeologica e topografica”.
Ecco il suo giudizio: “Quanto all’esegesi non ho trovato, nei
fascicoli da me esaminati, errori di alcun rilievo. Sono poi stato molto
impressionato dal fatto che le descrizioni archeologiche e topografiche
sono proposte con notevole esattezza”.
Tutto questo è umanamente inspiegabile.
Nell’Opera valtortiana si trova una ricostruzione così precisa e
ricca dei fatti storici, geografici e umani della vita pubblica di Gesù
che è impossibile da spiegare, specie se si pensa che è uscita dalla
penna di una donna che era ignara di queste materie e di teologia, che
non conosceva la Terra Santa e che non disponeva di libri da consultare
trovandosi malata e immobilizzata su un letto, nella Viareggio della
Linea gotica, durante i mesi più feroci la guerra.
Migliaia di pagine, traboccanti di notizie e riflessioni altissime,
di descrizioni geografiche che solo oggi, andando sul posto, si
potrebbero fare.
Centinaia di toponimi e resoconti di luoghi che erano sconosciuti a
tutti e che solo le recenti ricerche e gli scavi archeologici hanno
riportato alla luce. L’Opera della Valtorta è davvero inspiegabile con mezzi umani. Perfino lo stile letterario è molto alto.
Ma, soprattutto, il
gigante che attraversa quelle pagine e che affascina per potenza,
bontà, bellezza, che entusiasma per parole e atti, è precisamente quel
Gesù di Nazaret di cui parlano i Vangeli. Il mondo non aveva visto e non
vedrà mai niente di paragonabile.
Antonio Socci
Da “Libero”, 7 aprile 2012
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