finché
la vita nella menzogna non viene messa a confronto con la vita nella
verità manca un punto di riferimento che ne riveli la falsità
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Molto semplicisticamente si potrebbe dire che il sistema post-totalitario è cresciuto sul terreno dell’ incontro storico fra dittatura e civiltà consumistica. Questo vasto adattamento alla vita nella menzogna e la così facile diffusione dell’autototalitarismo sociale non corrispondono forse alla generale ripugnanza dell’uomo della società dei consumi a sacrificare qualcosa delle sue sicurezze materiali per amore della propria integrità spirituale e morale? O alla sua pronta rinuncia ad un signifi cato supremo davanti agli allettamenti superficiali della civiltà moderna? Al suo cedere alla lusinga di godere la spensieratezza dei gregari? Infine, il grigiore e lo squallore della vita nel sistema post-totalitario non sono proprio la caricatura della vita moderna in genere e non siamo noi in realtà (benché molto lontani rispetto ai parametri esteriori di civiltà) una specie di memento per l’Occidente, che gli svela il suo latente destino? 7. Il tentativo di vivere nella verità
Immaginiamo ora che un bel giorno qualcosa si ribelli nel nostro ortolano e che la smetta di esporre gli slogan solo perché gli fa comodo; smetta di andare a votare sapendo che non si tratta affatto di elezioni; cominci a dire nelle assemblee quello che pensa veramente e trovi in sé la forza di solidarizzare con quelli con cui la sua coscienza lo porta a solidarizzare. Con questa ribellione l’ortolano esce dalla vita nella men - zogna; rifiuta il rituale e viola le regole del gioco; ritrova la propria identità e la propria dignità soffocate; realizza la propria libertà. La sua ribellione sarà un tentativo di vita nella verità . vita ridotta al rifornimento [...].
È stato ottenuto un consolidamento esteriore, ma a prezzo della crisi spirituale e morale della società » (cfr. V. Havel, Dell’entropia in politica , Bologna 1981
La resa dei conti non tarderà ad arrivare: perderà il posto di direttore e sarà trasferito tra i fattorini, lo stipendio diminuirà e svanirà la speranza di passare le vacanze in Bulgaria, i figli rischieranno di non poter proseguire gli studi. Subirà le an - gherie dei superiori e sarà guardato con stupore dai compagni di lavoro. La maggior parte di coloro che applicheranno queste sanzioni non agirà seguendo un impulso autentico, bensì indotto dalle circostanze, le stesse che avevano spinto in precedenza l’ortolano ad esporre i suoi slogan. Perseguiteranno l’ortolano perché è ciò che ci si aspetta da loro, oppure per dimostrare la loro lealtà, oppure solo sullo sfondo del panorama generale di cui fa parte anche la coscienza che queste situazioni si risolvono così, che così si devono risolvere, che così vanno le cose – se non lo facessero, potrebbero anch’essi diventare sospetti. Insomma quelli che applicano le sanzioni si comportano come si comportano più o meno tutti: da componenti del sistema post-totalitario, da supporti del suo automatismo, da piccoli strumenti dell’autototalitarismo sociale. Sarà quindi la struttura stessa del potere che espellerà da sé l’ortolano attraverso gli esecutori delle sanzioni, come suoi membri del tutto anonimi; sarà quindi il sistema stesso, at - traverso la sua presenza alienante negli uomini, a punirne la ribellione; deve farlo per la logica del suo automatismo e della sua autodifesa. L’ortolano, infatti, non ha commesso solo un errore individuale, circoscritto alla sua persona, ma qualcosa di ben più grave: ha violato le regole del gioco, ha infranto il gioco in quanto tale. Ha mostrato che è solo un gioco. Ha abbattuto il mondo dell’apparenza, il pilastro portante del sistema; ha di - strutto la struttura del potere lacerandone il tessuto; ha dimo - strato che la vita nella menzogna è proprio vita nella menzo - gna; ha sfondato la facciata elevata e ha rivelato le rea li, infime fondamenta del potere. Ha detto che il re è nudo. E giacché il re è davvero nudo, è accaduto qualcosa di enormemente pericoloso: con il suo gesto l’ortolano ha interpellato il mondo, ha dato ad ognuno la possibilità di guardare dietro il sipario, ha dimostrato ad ognuno che è possibile vivere nella verità. La vita nella menzogna può funzionare come pilastro del sistema solo se ha la caratteristica dell’universalità; deve abbracciare tutto, penetrare tutto; non è possibile alcuna coesistenza con la vita nella verità: ogni evasione da essa la nega come principio e la minaccia nella sua totalità . È evidente: finché l’apparenza non viene messa a confronto con la realtà, non sembra un’apparenza; finché la vita nella menzogna non viene messa a confronto con la vita nella verità manca un punto di riferimento che ne riveli la falsità. Ma non appena di fronte all’apparenza e alla vita nella menzogna si presenta un’alternativa, necessariamente le mette in discussione per quello che sono nella loro essenza e integralità. In genere non conta quanto è grande lo spazio che l’alternativa occupa; la sua forza non sta nel suo lato «fisico», ma nella «luce» che getta sui pilastri del sistema e con cui illumina le sue traballanti fondamenta: l’ortolano non ha messo in pericolo la struttura del potere a causa della sua importanza «fisica», o del suo potere oggettivo, ma in quanto il suo gesto ha trasceso la sua persona, ha fatto luce intorno a sé, con tutte le incalcolabili conseguenze che ne derivano. La vita nella verità non ha quindi nel sistema post-totalitario solo una dimensione esistenziale (restituisce l’uomo a se stesso), noetica (rivela la realtà com’è) e morale (è un esempio), ma ha anche un’evidente dimensione politica . Se il fondamento del sistema è la vita nella menzogna non c’è da stupirsi che la vita nella verità costituisca la sua principale minaccia. Ed è per questo che va punita più duramente di qualsiasi altra cosa. La verità – nel senso più ampio del termine – ha nel sistema post-totalitario un significato particolare, ignoto in altri contesti: vi svolge maggiormente e in modo diverso il ruolo di fattore di potere o addirittura di forza politica .
Come agisce questa forza? In che modo la verità si afferma come fattore del potere? Come può il suo potere realizzarsi, in quanto tale? 8. La sfera segreta della vita L’uomo è alienato da sé e può esserlo solo in quanto ha qualcosa di alienabile dentro di sé; il terreno in cui subisce vio lenza è la sua esistenza autentica. La vita nella verità è quindi intessuta nella struttura della vita nella menzogna come sua alternativa soffocata, come l’intenzione autentica a cui la vita nella menzogna offre una risposta non autentica. Solo in questo contesto ha senso la vita nella menzogna, esiste a causa sua; ancorandosi parzialmente come alibi nell’«ordine umano» è sostanzialmente una risposta all’inclinazione umana alla verità. Sotto la superficie ordinata della vita nella menzogna dorme quindi la sfera segreta delle reali intenzioni della vita, della sua segreta apertura alla verità. Il potere politico peculiare, esplosivo ed incalcolabile di una sincera vita nella verità consiste nell’avere come suo al - leato invisibile, ma proprio per questo onnipresente, la sfera segreta . È qui che nasce e trova comprensione, a lei si rivolge, questo è lo spazio della sua potenziale comunicazione . Si tratta di uno spazio segreto e quindi, nell’ottica del potere, molto pericoloso: i complessi movimenti che vi si verificano avvengono nella penombra , e nel momento in cui raggiungono la loro fase conclusiva oppure vengono alla luce sotto forma di inaspettati scossoni è ormai tardi per poterli occultare alla solita maniera, e generano situazioni davanti a cui il potere rimane nuovamente interdetto, viene colto immancabilmente dal panico e spinto a reazioni inadeguate.
VACLAV HAVEL Il potere dei senza potere
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