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Dopo i "cristiani da salotto", sono i "cristiani chiacchieroni"
l'oggetto del nuovo richiamo di Papa Francesco nei confronti di quanti
hanno smarrito il senso della loro appartenenza alla Chiesa, al popolo
di Dio.
Questa mattina, sabato 18 maggio, durante la celebrazione mattutina
nella cappella della Domus Sanctae Marthae, Papa Bergoglio ha
sottolineato le "cattive abitudini" che si contrappongono alle "buone
maniere" di cui fan mostra tanti cristiani. E tra le cattive abitudini
c'è proprio quella di "spellarsi" l'un l'altro con le parole, con la
disinformazione e con la calunnia. "Le chiacchiere - ha affermato -
sono distruttive nella Chiesa". E sì che Gesù parlava tanto con Pietro e
con tutti gli altri, così come gli apostoli parlavano tra loro e con
gli altri; ma era "un dialogo d'amore".
Gesù, ha ricordato il Pontefice all'omelia, aveva chiesto più volte a
Pietro "se gli voleva bene, se lo amava, più degli altri. Pietro aveva
detto di sì e il Signore gli ha dato la missione: Pascola il mio
gregge". Questo è stato "proprio un dialogo d'amore". Ma a un certo
punto, ha spiegato il Santo Padre, Pietro ha avuto la tentazione di
immischiarsi nella vita di un altro, Giuda. E dopo aver saputo che
avrebbe tradito, ha chiesto a Gesù perchè gli permettesse di seguirlo
ancora. "Gesù, un'altra volta, deve rimproverarlo: A te che importa? È
forte questa parola: A te che importa? Non ti immischiare nella vita
dell'altro. A te che importa se io voglio questo?" ha ribadito il
Pontefice riferendosi al brano evangelico di Giovanni (21, 20-25).
Pietro, ha spiegato il vescovo di Roma, è un uomo e dunque anche lui
subisce la tentazione di immischiarsi nella vita degli altri, cioè,
"come si dice volgarmente, di fare il ficcanaso". Anche nella nostra
vita cristiana succede questo: "quante volte - si è domandato Papa
Francesco - siamo tentati di fare questo? Il dialogo, quel dialogo con
Gesù, è deviato su altro binario. E questo mischiarsi nella vita degli
altri ha tante modalità". Il Pontefice ne ha sottolineate due: il
paragonarsi sempre agli altri e le chiacchiere.
Il paragone, ha puntualizzato, è il chiedersi sempre: "Perché questo a
me e non a questo? Dio non è giusto!". Per rendere più chiaro il
concetto, ha portato a esempio santa Teresina, la quale "quando era
bambina, ha avuto la curiosità di capire perché Gesù sembrasse non
giusto: a uno gli dava tanto e all'altro tanto poco. Era bambina e ha
fatto la domanda alla sua sorella più grande e lei - saggia questa
sorella! - ha preso un ditale e un bicchiere. Li ha riempiti di acqua,
tutti e due, e poi gli ha fatto la domanda: Dimmi Teresina, quale di
questi due è più pieno?. Ma tutti e due sono pieni! E così è Gesù con
noi: non interessa se tu sei grande, sei piccolo. Interessa se tu sei
pieno dell'amore di Gesù e della grazia di Gesù! Gesù con noi fa così".
Quando invece si fanno paragoni, "si finisce nell'amarezza e
nell'invidia. Cosa che il diavolo vuole. Si comincia lodando Gesù e poi,
per questa strada della comparazione, finiamo nella amarezza e anche
nell'invidia". Ma l'invidia "arrugginisce la comunità cristiana" e "fa
tanto male, tanto male alla comunità cristiana".
La seconda modalità a cui si è riferito il Santo Padre è costituita
dalle chiacchiere. Si comincia con un fare tanto educato: "Ma, io non
voglio parlare male di nessuno ma mi sembra che..." e poi si finisce
"spellando il prossimo. È proprio così! Quanto si chiacchiera nella
Chiesa! Quanto chiacchieriamo noi cristiani!". E la chiacchiera "è
proprio spellarsi, farsi male uno all'altro", come se si volesse
sminuire l'altro per farsi grande. Per il Papa questo "non va! Sembra
bello chiacchierare... Non so perché, ma sembra bello. Come le caramelle
di miele, no? Tu ne prendi una e dici: Ah che bello! E poi un'altra,
un'altra, un'altra e alla fine ti viene il mal di pancia". La
chiacchiera è così: "è dolce all'inizio e poi ti rovina, ti rovina
l'anima! Le chiacchiere sono distruttive nella Chiesa, sono distruttive.
È un po' lo spirito di Caino: ammazzare il fratello, con la lingua". E
lo si fa "con maniere buone. Ma su questa strada diventiamo cristiani di
buone maniere e di cattive abitudini! Cristiani educati, ma cattivi".
Quindi il Santo Padre ha elencato altri tre comportamenti negativi.
Anzitutto la disinformazione, quando cioè diciamo "soltanto la metà
che ci conviene e non l'altra metà; l'altra metà non la diciamo perché
non è conveniente per noi". Poi la diffamazione: allorché "una persona
davvero ha un difetto, ne ha fatta una grossa", bisogna raccontarla,
"fare il giornalista, no? E la fama di questa persona è rovinata"! E la
terza è la calunnia: "dire cose che non sono vere. Quello è proprio
ammazzare il fratello!".
Disinformazione, diffamazione e calunnia "sono peccato! Questo è
peccato! Questo è dare uno schiaffo a Gesù" attraverso i suoi figli, i
suoi fratelli. E "il Signore sa questo, perché ci conosce come siamo";
per questo "dice a Pietro: A te che importa? Tu segui me! Proprio
segnala la strada: non guardare di qua né di là". Il paragone con gli
altri "non ti farà bene, ma ti porterà l'invidia e l'amarezza. Segui
me! Le chiacchiere non ti faranno bene, perché ti porteranno proprio a
questo spirito di distruzione nella Chiesa. Segui me! È bella questa
parola di Gesù, è tanto chiara, è tanto amorosa per noi". È come se ci
dicesse: non fantasticate "pensando che la salvezza è nella comparazione
con gli altri o nelle chiacchiere. La salvezza è andare dietro di me.
Seguire Gesù! Chiediamo oggi al Signore Gesù che ci dia questa grazia di
non immischiarci mai nella vita degli altri, di non diventare cristiani
di buone maniere e cattive abitudini".
Con il Papa ha concelebrato, tra gli altri, il vescovo Enrico Dal
Covolo, il quale ha accompagnato il personale della Pontificia
Università Lateranense.
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