Lavoisier, lo scienziato ucciso dall’illuminismo
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maggio. Pochi lo sanno e quasi nessuno, potete scommetterci, lo
ricorderà ma questa non è una data qualsiasi perché in quel giorno, 219
anni fa, i mitici rivoluzionari francesi ghigliottinarono il chimico Antoine Lavoisier (1743 –1794), un gigante assoluto della scienza. Tanto che Lagrange, per commentare l’accaduto, affermò: «Alla
folla è bastato un solo istante per tagliare la sua testa; ma alla
Francia potrebbe non bastare un secolo per produrne una simile».
Ciò nonostante ancora oggi, quando si parla di “scienza perseguitata”, molti evocano il processo a Galileo Galilei (1564 – 1642). Anche a costo di inciampare in errori da matita rossa, come fece tempo addietro Alessandro Cecchi Paone sostenendo che lo scienziato pisano sarebbe stato il primo a dimostrare «attraverso l’osservazione»
che la Terra ha una forma sferica: l’ennesimo, gratuito schiaffo al
Medioevo, epoca nella quale che la Terra non fosse piatta era dato
ampiamente per scontato.
Ma torniamo al Lavoisier, vittima dimenticata
di una cultura, quella giacobina e rivoluzionaria, che sotto mentite
spoglie resiste tutt’oggi, passando dalla commemorazione del processo a
Galilei – di cui ignora quasi tutto – alla celebrazione del pensiero
scientifico di Giordano Bruno (1548 –1600), che però era più che altro mago e tifoso «della religione magica degli antichi Egizi quale veniva descritta nell’Asclepius»» (Eliade M. Storia delle credenze e delle idee religiose,
Bur 2006 p. 279). Lavoisier invece era uno scienziato vero, come lo
era, per esempio, il filosofo, matematico e specialista in ingegneria
elettrotecnica Pavel Florenskij (1882-1937), morto fucilato dal regime comunista. Ma degli scienziati perseguitati dai rivoluzionari francesi o dai regimi comunisti poco o nulla si deve sapere; meglio fossilizzarsi sul trito e ritrito
“caso Galilei”, guardandosi però bene dal dire quale fu l’effettivo
destino dell’illustre scienziato. Un destino per nulla crudele.
Infatti Galilei non solo non fece neppure un giorno in cella
né fu sottoposto ad alcuna forma tortura, ma durante il
famigerato processo venne accolto – a spese della Santa Sede, per la
cronaca – in un alloggio di cinque stanze con vista sui giardini
vaticani e cameriere personale; e dopo la sentenza fu alloggiato prima nella magnifica dimora dei Medici al Pincio e poi in una villa di Arcetri talmente brutta da essere soprannominata «il gioiello». Tutt’altra sorte toccò purtroppo a Lavoisier al quale, come abbiamo visto, mozzarono la testa,
anche se quell’orrendo delitto è ricordato talmente poco che non
meraviglierebbe l’ipotesi che gli studenti di oggi – gli stessi che
magari pensano che Galileo Galilei sia stato sottoposto a chissà quali
indicibili torture dalla Chiesa – ammesso e non concesso che sappiano
chi era il grande chimico, se interpellati sulla sua fine, possano
rispondere: chi tagliò la testa a Lavoisier?
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