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domenica 22 dicembre 2013

il bambino quando è piccolo piccolo, l’unica cosa che può fare è lasciarsi prendere in braccio

il bambino quando è piccolo piccolo, l’unica cosa che può fare è lasciarsi prendere in braccio
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" Ecco la mia vita è stata in fondo questo passaggio: dal correre io verso Gesù, al venirmi incontro di Gesù. È una cosa bella correre verso Gesù, ma si corre verso Gesù finché si è piccoli o finché, magari, per una grazia particolare, questa piccolezza del cuore rimane anche nell’adolescenza e nella giovinezza. Ma poi, se il punto sono io che corro, non si corre più. Poi invece è accaduto, per me è accaduto, e chiedo al Signore che accada, è accaduto con evidenza che era Lui che veniva incontro, che era Lui che correva, che era Lui che mi prendeva, perché quando uno sta per cadere, solo se Lui evita di cadere, uno non cade. E quando per disgrazia uno cade, solo se Lui solleva, solo se Lui solleva, uno si risolleva. Come è bello, come che bello che il Signore che viene incontro, come è bello che sia Lui, che sia Lui che corre, che corre, come il padre del figliol prodigo, è lui che corre incontro al figlio che ritorna. Come è bello che la vita cristiana, che la vita cristiana sia un lasciarsi venire incontro dal Signore. E allora gli anni passano, ma si ritorna bambini, perché il bambino quando è piccolo piccolo non corre, il bambino quando è piccolo piccolo, l’unica cosa che può fare è lasciarsi prendere in braccio. E così il Signore fa la grazia di ritornare bambini e così fa la grazia di andare in Paradiso, perché l’unica condizione che Lui ha posto per andare in Paradiso è di ritornare bambini: “Se non ritornerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli”. I bambini, quelli piccoli piccoli, che cosa possono fare? Possono lasciarsi prendere in braccio. Questo, dice sant’Agostino, questo lasciarsi prendere in braccio è il massimo dell’azione che possiamo fare. Questi bambini, senza sapere queste cose, ma questi bambini si lasciano prendere in braccio da Colui che viene loro incontro. Questi bambini, questi bambini e così come noi più grandi possiamo dire: “Vieni, Gesù, vieni, Gesù, mio amore”. “Veni ad me, quaere me, inveni me, suscipe me, porta me!”. Come questa invocazione di sant’Ambrogio accompagna sempre più la mia vita: vieni a me, cerca me, trova me, prendi in braccio me, porta me. Che il Signore porti questi bambini, porti ciascuno di noi fino in Paradiso, dove è entrato Lui, Lui con la nostra carne, con la nostra carne. La festa di oggi, la liturgia è lo stupore di questo: Lui con la nostra carne, con quella carne che gli ha dato Maria i nove mesi in cui l’ha portato nel ventre, Lui con la nostra carne, trasfigurata, sì, dalla potenza della risurrezione, ma era la carne, carne e ossa, come dice Lui, Lui con la nostra carne è seduto alla destra del Padre".

 'omelia di don Giacomo TANTARDINI  del 3 maggio 2008,

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