«I figli delle coppie gay non sanno cosa perdono»
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LUCIA BELLASPIGA
«Premetto
che ciò che dirò non rappresenta il punto di vista della mia
università». Esordisce così Robert Oscar Lopez, 43 anni, nativo di
Buffalo (New York), laureato in Lettere Classiche con una tesi su
Eschilo, oggi professore all’università di Los Angeles. Il perché è
chiaro: «La lobby gay negli Usa è forte e io sono sulla loro listanera».
Lei testimonia la difficoltà di essere cresciuto con due mamme lesbiche.
Mia mamma, psichiatra portoricana, e mio papà, psichiatra filippino, quando sono
nato erano già separati e quando avevo un anno mia madre iniziò la
relazione con la sua amante, che chiamerò Rosa. Dai 2 ai 19 anni, quando
mia mamma è morta, sono vissuto con loro, amando molto entrambe, ma
ero più vicino a Rosa, molto affettuosa, mia madre era più fredda. Non
avevo un papà ma non mi rendevo conto di cosa mi mancava, pensavo che i
miei problemi fossero quelli di tutti.
Invece?
Qualche sociologo direbbe che
sono la prova vivente che con due genitori dello stesso sesso si cresce
bene: ottimi voti a scuola, nessun tentativo di suicidio, niente
droga... ma una grande confusione in testa, molti problemi sessuali
nell’adolescenza, sesso con uomini anziani dai 13 anni in su, in cambio
di regali. Poi alla morte di mia madre, a 19 anni, per problemi di
successione con i figli di Rosa restai senza nulla e andai a New York a
cercare fortuna. Lì trovai una specie di 'famiglia' tutta di uomini
transessuali, ognuno con un ruolo: uno era la 'mamma', uno la 'nonna' e
io ero 'Barbara', considerato quello casto, raffinato. In effetti pur
nella confusione dei rapporti promiscui, mi comportavo un po’
diversamente da loro ed è stata la mia fortuna, perché non ho mai
contratto l’Aids da loro. Tengo a dire che erano persone buone,
facevano la colletta per farmi laureare.
La prima svolta nel 1998, grazie al cancro...
Dio segna la strada e i modi li
sceglie lui. A 27 anni mi scoprirono un cancro molto aggressivo e avevo
paura di morire. Fu lì che per la prima volta sentii il bisogno di
telefonare a mio padre e non a Rosa. Lui prese l’aereo da Buffalo e
corse in ospedale. Lo guardai e gli dissi «tu sei mio papà, io sono tuo
figlio», di colpo capivo, i pezzi tornavano a
posto, trovavo me stesso. I figli delle coppie omosessuali non sanno
che cosa hanno perduto, per questo i sondaggi in cui gli si chiede se
sono soddisfatti non hanno valore... E poi c’è un grande timore di
ammettere un dolore, la lobby Lgbt è ferocissima.
A lei cosa è mancato?
Ero effeminato, del tutto
confuso, senza un ruolo, amavo le ragazze ma ne avevo paura, non avevo
la minima idea di cosa volesse dire per un uomo relazionarsi con una
donna. Io stesso ero dimezzato, vedevo la mia faccia asiatica presa da
un padre, e non vedevo niente di me in quelle due donne. Con la gente
tenevo nascosta la mia situazione familiare, con i gay tenevo nascosto
il mio stare male, fingevo con tutti... Ma la discriminazione più
dura l’ho subìta dalla lobby gay, potentissima, basta vedere il caso
Barilla, guai contraddirli,ti rovinano.
L’altra svolta nel 1999: il colpo di fulmine.
Al master incontrai Mimma e fu uno choc. Di colpo mi sentii un altro uomo, mi rendevo conto che questo ero io,questo
era l’amore. Un anno dopo eravamo marito e moglie, oggi abbiamo una
figlia di 7 anni e aspettiamo il secondo. Spesso i giornalisti mi
chiedono perché da gay sono diventato etero, ma non è così, la verità è
che non sono cambiato io, è arrivata lei! Non sopporto le etichette,
sia quelle di odio date dagli omofobi ai gay, sia quelle della lobby
Lgbt contro le persone come me. Se un giorno mia figlia fosse lesbica,
la amerei allo stesso modo ma una sola cosa le direi: non far soffrire i
figli, non ne hai diritto. Io sono per le unioni civili tra i gay, non
per il matrimonio, perché questo comporta anche un presunto 'diritto' di
comprare figli da uteri in affitto o di adottarli, provocando in loro
malesseri tremendi.
Oggi lei fa 'rete' nel mondo.
Con Dawn Stefanowicz, una donna
che ha la mia stessa esperienza, abbiamo fondato l’International
Children’s Rights Institute e abbiamo già molte adesioni di persone che
finalmente si sentono rappresentate. Ho testimoniato a Londra davanti a
molte centinaia di persone e la Bbc mi ha dato spazio, poi a Bruxelles,
l’altra sera a Milano... è raro trovare chi ha il coraggio di parlare
apertamente e io voglio farlo, anche se in California la legge
sull’'omofobia' è forte e testimoniare costa caro.
Robert Lopez
«A 13 anni avevo
rapporti con uomini adulti. Ho avuto due mamme lesbiche, ma avevo paura
delle donne». Oggi, sposato e padre, dice, «sono nel mirino della lobby
Lgbt»
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