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mercoledì 9 aprile 2014

PERCHE' SONO CATTOLICO

              PERCHE' SONO CATTOLICO
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... Domandate a un uomo moderno se noi ci salviamo l'anima soltanto con la teologia, oppure se il far del bene (a un povero, per esempio) ci aiuta nella via di Dio. Risponderà senza esitazione che le opere buone, probabilmente, piacciono a Dio più della teologia. E sarebbe per lui, probabilmente, una vera sorpresa, venire a conoscere che per trecento anni la fede nella sola fede fu il distintivo del Protestante, mentre la fede nelle buone opere era il distintivo, piuttosto infamante, dello screditato Papista.
L'inglese comune (per portare in ballo ancora il nostro vecchio amico) non resterebbe un momento in dubbio in merito del lungo dibattito tra Cattolicesimo e Calvinismo. Eppure questo fu il più importante, il più intellettuale dibattito fra il Cattolicesimo e il Protestantesimo. Se, infatti, egli crede almeno in Dio (e anche se non ci crede) con tutta certezza preferisce un Dio che ha fatto tutti gli uomini per la gioia e col desiderio di salvarli tutti, piuttosto che un Dio il quale deliberatamente ne abbia fatto alcuni condannati al peccato involontario e alla miseria eterna. Ora era proprio questo il dibattito; ed erano i Cattolici a sostenere la prima parte, e i Protestanti a sostenere la seconda.
L'uomo moderno non soltanto non condivide, ma non comprende l'innaturale avversione dei Puritani per ogni arte e sorta di bellezza rispetto alla religione. Ed era proprio questa la reale protesta Protestante, arrivata fino a mezza l'epoca vittoriana; le matrone protestanti erano urtate d'un abito bianco e non volevano saperne d'una veste colorata.
Praticamente, su ogni punto essenziale, per il quale la Riforma mette ora sul banco degli imputati Roma, Roma è già stata assolta dalla giuria del mondo intero.


È perfettamente vero che nella Chiesa Romana, poco prima della Riforma, si potevano trovare mali molto serii, da provocar ribellioni. Ma non è mai accaduto che un di quei mali sia mai stato riformato dalla Riforma.
Per esempio, fu abuso abominevole che la corruzione dei monasteri permettesse qualche volta a un ricco signore di fare da patrono e perfino da abate, esigendo parte delle rendite che si supponevano appartenenti a una comunità povera e caritativa. Ma tutto quello che la Riforma fece, fu di concedere al medesimo ricco signore tutta la rendita, di abbrancare tutta la casa, e mutarla in palazzo o porcile, e per di più bollare l'ultima leggenda della povera frateria.

Le cose cattive del Cattolicesimo universale furono fatte peggiori dal Protestantesimo.
Ma le migliori restarono, anche attraverso l'era della corruzione; anzi, sopravvissero perfino all'era della Riforma. Sopravvivono anche oggi in tutti i paesi cattolici, non soltanto nel colore, nella poesia, nella popolarità di una religione, ma nelle lezioni più profonde della psicologia pratica. E sono così completamente giustificate, dopo il giudizio di quattro secoli, che ognuna di esse viene ora copiata; soltanto, molto spesso col pericolo della caricatura.
La Psicanalisi, per esempio, è la Confessione senza la salvaguardia del Confessionale, il Comunismo è il movimento francescano senza la Bilancia moderatrice della Chiesa; e le sètte americane, che hanno raccapricciato per tre secoli della teatralità del Papa, e del semplice richiamo ai sensi, ora «illuminano» i loro servizi religiosi con films superteatrali e raggi di luce rosea pioventi sul capo del ministro.
Se s'avesse qualche raggio anche noi da sprigionare, non s'indirizzerebbe davvero sulla testa del ministr
o! (Chesterton, "Il Frontespizio" n. 4, 1932)

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