L'oncologo: «Ha effetti nel 75% dei casi trattati»
20 Luglio 2011
Giovanni Battista Speranza non è un oncologo come tanti altri. Primario oncologo dell'ospedale «Grassi» di Ostia, è diventato un punto di riferimento per tutti i pazienti che hanno deciso di combattere il tumore affiancando alle terapie tradizionali, la somministrazione di escozul. Speranza è appena tornato da Cuba dove si è confrontato con il professor Soriano, responsabile della sperimentazione e la professoressa Concita Campo, la «Levi Montalcini» di Cuba.
Dottor Speranza, come ha scoperto l’escozul? «Nel settembre 2009 una paziente che seguivo e che ancora seguo, dimessa con un tumore della mammella, inoperato,alla quale non erano stati dati più di tre mesi di vita,mi confessò, dopo alcuni mesi durante i quali la situazione clinica era completamente cambiata, che accanto alla terapia in atto, stava assumendo l’escozul».
Qual è stata la sua reazione? «Non ho liquidato la faccenda, volli andare fino in fondo».
Cosa è emerso dai suoi studi? «La prima presentazione ufficiale dell’escozul al mondo è avvenuta nel congresso internazionale organizzato all’Havana dal 28 settembre al 1° ottobre 2010 quando sono stati presentati studi preclinici di laboratorio che hanno dimostrato l’effetto citotossico della soluzione naturale su diverse linee cellulari tumorali ed uno studio con l’associazione con il platino nella cura dei tumori polmonari. L’efficacia maggiore si ha con i tumori solidi (pancreas, prostata, polmoni, cervello, colon retto, n.d.r.), nessun effetto sulle leucemie. Il meccanismo è antiangiongenetico».
A che punto è la ricerca a Cuba? «Gli oncologi cubani, con a capo il Prof. Soriano, Primario del Dipartimento di Oncologia dell’ospedale «Ameijeiras» dell’Havana, stanno studiando la molecola per verificare l’efficienza, la tossicità, le dosi, eventuali effetti collaterali, le modalità di somministrazione, quali sono i tumori che sono più sensibili al tale trattamento ed eventualmente con quali chemioterapie deve essere associato. L’uso empirico da anni, da parte di Misael Bordier e del suo gruppo, ha dimostrato una certa efficacia nel curare, in associazione alla chemioterapia, alcuni tumori solidi. Secondo le loro statistiche, che ho potuto verificare, soprattutto nell’ultimo viaggio fatto a Cuba, in un 25% di casi la cura è inefficacie, nel 70 – 75 % dei casi il paziente ha un certo beneficio sia in termini di qualità della vita che proprio un’azione sull’evoluzione della malattia, in una percentuale intorno all’8% si ha una risposta completa sulla malattia».
Qual è l’aspettativa di vita? «Considerando tutti i tipi di tumore, è del 2,5% di sopravvivenza a 5 anni, quindi avere un 5,5% in più di possibilità di combattere questa malattia credo meriti un approfondimento. Ed è quello che il Prof.Soriano e gli oncologi cubani stanno facendo. Gli sforzi sono rivolti alla sintesi dei peptidi che compongono l’Escozul refrigerato. E’ impossibile pensare all’utilizzo di
un farmaco, su larga scala, estratto con una efficacia di soli tre mesi».
Cosa pensa del modo in cui le ricerche vengono condotte a Cuba? «Ho rivisto alcune mie perplessità sul regime cubano che presenta aspetti positivi. Ha investito molto sulla cultura, manda a studiare giovani all’estero che ritornano con grandi esperienze».
Che contributo può dare l’escozul nella lotta contro il cancro? «Ritengo validissimo il pensiero del filosofo francese Edgar Morin: «Occorre dunque sperare nell’insperato ed operare per l’improbabile». [g. l
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