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domenica 13 settembre 2020

tatiana puskin

 XLIII 


“A quel tempo ero più giovane

E, chissà, anche più buona;

E vi amavo, Onegin; ma

Che risposta ebbe il mio amore?

Che trovai nel vostro cuore?

Solo la severità.


A voi non diceva nulla

Una povera fanciulla

Che v’amava... Oddio! E a me, ancora,

Mi si gela il sangue addosso,

Quando penso al vostro sguardo

Freddo, al vostro predicozzo...

Non v’accuso: in quel terribile

Momento siete stato

Galantuomo voi con me,


Giusto: e io con tutta l’anima

Ve ne son riconoscente...

XLIV

“Non vi piacqui, allora, vero?

In quell’eremo, lontano

Dalla vana folla... E dunque,

Perché ora m’assillate?

Che cos’è che v’interessa?

Non sarà forse che adesso

Nel gran mondo ho da apparire?

Perché sono ricca e nobile?

Perché è invalido di guerra

Mio marito, e perciò siamo

Benvoluti dalla Corte?

Non sarà forse che ora

La mia onta, risaputa,

Vi darebbe in società

Gloria e fama a volontà?

XLV

“Piango... se la vostra Tania

Non avete ancor scordato,

Io preferirei, sappiatelo,

Stesse a me poter decidere,

Villanie da voi, sarcasmi,

Un severo, aspro rimprovero,

A un amore che m’offende

Coi suoi pianti e le sue lettere. 279

Dei miei sogni di fanciulla

Pietà almeno aveste allora,

E rispetto dell’età...

E ora? Cos’è che vi porta

Ai miei piedi? Che miseria!

Come può una mente, un cuore

Come il vostro essere schiavo

D’un volgare sentimento?

XLVI

“A me, Onegin, cosa importa,

Questo lusso, questo falso

Oro d’una vita odiosa,

Il successo nel bel mondo,

La gran villa e le serate?

Se potessi darei indietro

Tutta questa paccottiglia,

Questo sfarzo, chiasso e fumo,

Per dei libri su una mensola,

Il giardino incolto, il povero

Nostro alloggio; per quei posti

Dove per la prima volta

Ho incontrato voi, Onegin...

E lo spoglio cimitero

Dove croce e fronde vegliano

Sulla mia povera njanja..

XLVII

Potevamo esser felici...

Per un nulla... così è andata.

Forse, ho agito da sventata.

Ma mia madre mi pregava

Fra le lacrime, insisteva;

Per la povera Tatiana

Tutto, ormai, era lo stesso...

Mi sposai. E ora, vi prego,

Mi dovete lasciar stare.

Sì, lo so, siete orgoglioso,

Ed è onesto il vostro cuore.

V’amo, non lo negherò,

Ma m’han data a un altro, e sempre

Io fedele a lui sarò.”

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