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lunedì 17 gennaio 2022

il sogno di un uomo ridicolo

  il sogno di un uomo ridicolo

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Sì,  sì,  andò  a  finire  che  li  pervertii  tutti!  Come  ciò  poté  avvenire  non  lo  so,  ma  lo ricordo  chiaramente.  Come  una  perversa  trichina,  come  un  atomo  di  peste  che infetta  interi  stati,  così  anch’io  infettai  di  me  tutta  quella  terra,  prima  del  mio  arrivo felice,  senza  peccato.

  Gli  insegnai  a  mentire  e  amarono  la  menzogna  e  conobbero  la bellezza  della  menzogna.  Oh,  la  cosa  forse  cominciò  innocentemente,  da  uno scherzo,  da  una  civetteria,  da  un  gioco  amoroso.  In  realtà  forse,  da  un  atomo,  ma quest’atomo  di  menzogna  penetrò  nei  loro  cuori  e  li  sedusse.  Poi  rapidamente nacque  la  sensualità,  la  sensualità  generò  la  gelosia,  la  gelosia  generò  la  crudeltà… Oh,  non  so,  non  capisco,  ma  presto,  ben  presto  schizzò  il  primo  sangue:  essi  si meravigliarono  e  inorridirono,  e  presero  a  separarsi  e  disunirsi.  Comparvero  le associazioni,  ormai  l’una  contro  l’altra.  Cominciarono  i  rimproveri,  le  accuse.  Essi conobbero   la  vergogna  e  la  vergogna  eressero  a  virtù.  Nacque  il  concetto dell’onore,  e  ciascuna  associazione  levò  la  propria  bandiera.  Presero  a  distruggere gli  alberi  a  tormentar  gli  animali  e  gli  animali  si  allontanarono  da  loro  nei  boschi  e divennero  loro  nemici.  Cominciò  la  lotta  per  la  separazione,  per  l’individuazione,  per la  personalità,  per  il  tuo  per  il  mio,  per  il  mio,  per  il  mio…Presero  a  parlare  in  varie lingue.  Conobbero  la  tristezza  e  l’amarono,  ebbero  sete  di  tormenti  e  dissero  che  la verità  si  raggiunge  solo  col  tormento.  Allora  comparve  presso  di  loro  la  scienza. Quando  divennero  cattivi  cominciarono  a  parlar  di  fratellanza  e  di  umanità  e capirono  queste  idee.  Quando  divennero  colpevoli,  inventarono  la  pena  di  morte  e per  la  pena  di  morte  inventarono  la  giustizia  e  si  prescrissero  interi  codici  per conservarla,   e  per  far  rispettare   i  codici,  inventarono  la  ghigliottina!  Essi  si ricordavano  appena,  appena  di  ciò  che  avevano  perduto,  anzi  non  volevano  credere di  essere  stati  un  tempo  innocenti  e  felici.  Ridevano  perfino  della  possibilità  di questa  passata  loro  felicità  e  la  chiamavano  un  sogno.  E,  tuttavia,  se  mai  fosse potuto  accadere  ch’essi  tornassero  in  quello  stato  innocente  e  felice  che  avevano perduto,  e  se  qualcuno  d’un  tratto  gliel’avesse  nuovamente  mostrato  domandando se  volevano  tornarvi,  di  sicuro  avrebbero  ricusato:  “siamo  pur  menzogneri,  cattivi  e ingiusti,  noi  questo  lo  sappiamo  e  ne  piangiamo,  e  per  questo  ci  tormentiamo  da  noi stessi,  e  ci  infliggiamo  castighi  e  torture  perfino  più,  forse,  di  quanto  farebbe  quel misericordioso  giudice  che  ci  giudicherà  e  il  cui  nome  ignoriamo.  Ma  noi  abbiamo  la scienza   e   per   mezzo   di   essa   ritroveremo   la   verità,   accogliendola   ormai consapevolmente.  Il  sapere  è  superiore  al  sentimento,  la  coscienza  della  vita  è superiore  alla  vita.  La  scienza  ci  darà  la  sapienza,  la  sapienza  ci  rivelerà  le  leggi,  e la  conoscenza  delle  leggi  della  felicità  è  superiore  alla  felicità”.  Ecco  quel  che dicevano,  e  dopo  tali  parole,  ciascuno  prese  ad  amare  se  stesso  più  di  tutti. Ciascuno  divenne  tanto  geloso  della  propria  personalità  che  con  tutte  le  forze cercava  soltanto  di  abbassarla  e  diminuirla  negli  altri;  e  in  ciò  riponeva  la  propria vita.  Comparve  la  schiavitù,  comparve  perfino  la  schiavitù  volontaria:  i  deboli  si assoggettavano  volentieri  ai  più  forti,  a  patto  solo  che  questi  li  proteggessero  e  li aiutassero  ad  opprimere  quelli  che  erano  ancor  più  deboli  di  loro.  In  compenso presero  ad  apparir  degli  uomini  che  si  diedero  ad  immaginare  come  tutti  avrebbero potuto  vivere  di  nuovo  tutti  insieme  in  maniera  che  ciascuno,  senza  smetter  di  amar sé  stesso  più  di  tutti  gli  altri,  in  pari  tempo  non  fosse  d’inciampo  a  nessun  altro,  e  in tal  modo  vivere  tutti  insieme,  come  una  società  democratica  e  armoniosa.  Intere guerre  si  scatenarono  per  questa  idea.  Tutti  i  belligeranti  credevano  fermamente  al tempo  stesso  che  la  scienza,  la  sapienza  e  il  sentimento  di  autoconservazione avrebbero  infine  costretto  gli  uomini  a  unirsi  in  una  società  concorde  e  ragionevole, e  perciò  intanto,  per  affrettar  le  cose,  i  “sapienti”  cercavano  di  sterminare  al  più presto  tutti  i  “non  sapienti”  e  quelli  che  non  capivano  la  loro  idea,  perché  non  ne intralciassero  il  trionfo.  Ma  il  sentimento  di  autoconservazione  prese  rapidamente  a indebolirsi,  comparvero  i  superbi  e  i  voluttuosi,  che  addirittura  pretesero  tutto  o nulla. Per  l’acquisto  di  tutto  si  ricorreva  all’assassinio  e,  se  esso  non  riusciva  al  suicidio. Comparvero  le  religioni  col  culto  dell’inesistenza  e  dell’autodistruzione  in  vista  di  un eterno  acquietamento  nel  nulla.  Infine  quegli  uomini  si  stancarono  di  tutta  quella fatica  inutile,  e  sui  loro  volti  comparve  la  sofferenza,  e  quegli  uomini  proclamavano che  la  sofferenza  è  bellezza,  giacché  solo  nella  sofferenza  c’è  un  senso.  

Dostoevskij

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