Gli strani cari amici
Martella: “Guardali, i bei palazzi, i giardini, i gioielli. Divertiti, se sei capace. Ma non capisci che abbiamo perso tutto? Ma non hai ancora capito che…”, qui le parole furono soffocate, come gli avessero importo un bavaglio.
La frase terminò in un borbottio informe che il Martella non potè decifrare. Non importava, oramai; una voce sottile, estremamente precisa, gli diceva ciò che l’altro non era riuscito. “Ma non hai ancora capito” diceva questa voce “che noi siamo all’inferno?”L’inferno? Con quei palazzi, quei fiori, e tante leggiadre creature? Quello, l’inferno? Che assurdità! Eppure Stefano Martella si guardava intorno smarrito, sentendosi rovesciare il cuore. Si guardava intorno come invocando una smentita. Ma intorno gli stavano sei sette volti impeccabili, dalla pelle liscia, ben nutrita, volti misteriosi che lo fissavano, le labbra socchiuse a una regolamentare letizia. Un servitore si avvicinò, porgendogli un altro bicchiere. Lui bevve un sorso con disgusto; si sentiva orribilmente solo, abbandonato dal genere umano: poi lentamente si riprese, fissò anche lui in faccia i cari amici, unendosi alla disperata congiura. E tutti insieme, con fatica miseranda, tentavano di sorridere.
D. Buzzati
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