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mercoledì 25 dicembre 2024

Natale


  • La Natività del Signore, la ragione che ritrova se stessa
  • 24 Dicembre 2024

    La Natività del Signore, la ragione che ritrova se stessa

    Aleksandr Šmeman

    Gli antichi consideravano il Dio incarnato una follia; ieri come oggi, i cristiani sono derisi, impotenti eppure sempre lieti. In Cristo la ragione ritrova il suo senso, e l’uomo può esultare.

    Pubblichiamo una conversazione radiofonica a Radio Liberty del grande teologo ortodosso padre Aleksandr Šmeman, parte di una serie trentennale destinata agli ascoltatori dell’Unione Sovietica (una scelta è raccolta nel libro I passi della fede). 

    «La tua nascita, o Cristo Dio nostro, ha fatto risplendere al mondo la luce della ragione…». Così comincia il tropario della festa di Natale, affermando che con Cristo ha fatto ingresso nel mondo non solo la figura dell’uomo perfetto, ma anche la rivelazione suprema, onnicomprensiva del Significato.

    La Luce della Ragione! Ma proprio qui si combatte un’inveterata lotta contro il cristianesimo e Cristo, e insorgono contro di Lui tutti quelli che pensano che la ragione sia loro e dalla loro, e che in nome della ragione e della ragionevolezza occorra distruggere tutto ciò che è legato al Bambino di Betlemme.

    Questo dibattito dura da quasi duemila anni. San Paolo giunge ad Atene e prende la parola nell’Areopago, dove sono assisi tutti i luminari della scienza e della filosofia di quel tempo, per predicare Cristo crocifisso e risorto. Ed essi, i sapienti, lo deridono e gli rispondono: «Su questo ti sentiremo un’altra volta» (At 17,32). Questa gente ha dalla sua il colosso dell’impero romano.

    I cristiani vengono osteggiati, perseguitati, malmenati per quasi duecento anni: sono fuori legge, senza diritti, dei paria. La loro dottrina viene denigrata, i loro rituali derisi, loro stessi vengono coperti di calunnie.

    Eppure, fra tutto questo buio e astio lo stesso san Paolo scrive ai cristiani con grande semplicità e pace, facendo notare che il mondo li considera «come impostori, eppure veritieri; come sconosciuti, eppure ben conosciuti; come moribondi, eppure eccoci viventi; come puniti, eppure non messi a morte; come afflitti, eppure sempre allegri; come poveri, eppure arricchendo molti; come non avendo nulla, eppure possedendo ogni cosa» (2 Cor 6,8-10).

    Passano gli anni. Lentamente, gradualmente filosofi e scienziati cominciano a riflettere su questa dottrina che sembrava loro tanto incomprensibile, irrazionale, strana. A metà del II secolo un filosofo di nome Giustino, che aveva passato tutta la vita alla ricerca della verità, aveva studiato tutte le scienze, approda infine al cristianesimo.

    La sua opera è giunta fino a noi. Che cosa l’ha attratto a seguire questa fede perseguitata e l’ha condotto fino al martirio? Risponde: «La luce della ragione», la suprema ragionevolezza, la sapienza onnicomprensiva della Rivelazione cristiana.

    Il cristianesimo risponde a tutte le domande, esso solo è in grado di soddisfare fino in fondo il bisogno di sapere dell’intelletto e la sete del cuore umano, è Logos, che in greco significa «senso» e «ragione». Del resto, non leggiamo forse nel Vangelo che Cristo stesso è il Logos, il senso e la ragione di tutto?

    Trascorrono alcuni decenni, ed ecco apparire un altro esponente dell’antico Olimpo, Clemente Alessandrino. Anche a lui la fede cristiana si presenta e si rivela come culmine della ragione, come termine e compimento di tutte le ricerche, di tutte le attese umane. Quanti sono gli uomini come Giustino e Clemente! Finché l’impero stesso china il capo orgoglioso davanti al Maestro crocifisso, che tanto a lungo aveva disprezzato.

    La Natività del Signore, la ragione che ritrova se stessa

    La ragionevolezza dell’Amore

    Comincia l’«era cristiana» nella storia dell’evoluzione e della cultura umana. Come si possono dimenticare le radici da cui è sorto tutto ciò di cui viviamo e respiriamo? Il cristianesimo è carne e sangue della nostra vita, senza di esso non si capirebbero né l’arte, né la filosofia, né la scienza.

    Ma ai giorni nostri la superbia dell’intelletto umano rialza il capo contro i tesori della ragione, del bene e della bellezza. Guardate un po’ su che cosa si fonda questa levata di scudi: unicamente sulla forza. Si usano forse gli strumenti del dibattito e della persuasione? I nemici del cristianesimo, in fondo, non hanno altri argomenti che diffamazione e propaganda.

    In risposta, con la stessa forza si effonde dalle chiese un solenne canto: «La tua nascita, o Cristo Dio nostro, ha fatto risplendere al mondo la luce della ragione».

    Con altrettanta certezza, fermezza noi professiamo che laddove esistono una ricerca onesta, la sete e l’amore alla verità, esse prima o poi conducono a Cristo.

    «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini… E la luce – continua l’evangelista Giovanni – splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,4-5).

    Proprio in questa affermazione, in questa professione di fede è il senso del Natale. La luce della Ragione, che entrò nel mondo e vi rifulse allora, non l’ha abbandonato, non si è spenta.

    Nei secoli le ricerche sul mondo hanno compiuto progressi inauditi, e le menti migliori del nostro tempo scandagliano sempre più in profondità la gloria di Dio, la luce della Sua ragione in questo sconfinato universo, nelle sue leggi, nella sua bellezza. La stella che guidò i sapienti alla grotta cessa di essere una pia leggenda e tocchiamo sempre più la verità sempiterna delle parole del salmo: «I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annuncia il firmamento» (Sal 19,2). Tutto il mondo tende all’unità, alla pace, all’amore. Ma dove li troverà? Nell’economia? Negli armamenti? Nella competizione?

    Aumenta sempre più la nostalgia di qualcosa che penetri fin nel cuore come luce che illumina tutta la vita. Ma l’uomo non ha altro cuore che Cristo. Non ha altra strada che il comandamento dell’amore che Lui ci ha dato. Non ha altra sapienza, altro scopo che il Regno di Dio da Lui annunciato, non ha altra strada che la perfezione da Lui testimoniata: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste…» (Mt 5,48).

    Di questo amore cosmico, di questa luce arde e risplende il Natale. Con l’orecchio interiore udiamo anche noi la solenne lode: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). Con lo sguardo interiore vediamo anche noi la luce della ragione, con la voce interiore rispondiamo a questo gioioso annuncio con il canto di ringraziamento: «Cristo nasce, glorificatelo! Cristo è sulla terra, andategli incontro! Cristo discende dai cieli, elevatevi!».

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