Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, in uno dei suoi deliziosi cantici, celebra così il sonno del divino bambino e la tenerezza della Vergine madre:
Fermarono i cieli
La loro armonia,
Cantando Maria
La nanna a Gesù
Con voce divina
La Vergine bella,
Più vaga che stella
Diceva così:
Mio Figlio, mio Dio,
Mio caro tesoro
Tu dormi ed io moro
Per tanta beltà.
Dormendo, mio bene,
Tua madre non miri.
Ma l’aura che spiri
È fuoco per me.
Cogli occhi serrati,
Voi pur mi ferite:
Or quando v’aprite,
Per me che sarà?
Le guance di rosa
Mi rubano il core;
O Dio, che si more
Quest’alma per Te!
Mi sforza a baciarti
Un labbro sì raro:
Perdonami, caro,
Non posso, più, no
Si tacque ed al petto
Stringendo il bambino,
Al volto divino
Un bacio donò.
Si desta il diletto
E tutto amoroso
Con occhio vezzoso
La madre guardò.
Ah Dio ch’alla madre
Quegli occhi, quel guardo
Fu strale, fu dardo
Che l’alma ferì.
E tu non languisci,
O dur’alma mia,
Vedendo Maria
Languir per Gesù.
Se tardi v’amai,
Bellezze divine;
Ormai senza fine
Per voi arderò.
Il figlio e la madre,
La madre col figlio,
La rosa col giglio
Quest’alma vorrà.
Ermanno Radice
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