13 giugno 2013
"Perduto l'uomo ora, non troviamo Dio"
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Roger Scruton è considerato uno dei pensatori più brillanti
e influenti del panorama filosofico contemporaneo.ascrivibile al campo"
conservatore", poiché negli anni Settanta-Ottanta era forte il suo impeto
anticomunista a favore della "dissidenza" Oltre cortina,
l'intellettuale inglese (docente all'Università di .St. Andrews e visiting
professor in diversi centri di ricerca, tra cui la Blackfriars'Hall dei
domenicani di Oxford) si mostra in una dimensione insospettabilmente moderna
nel suo ultimo libro, Il volto di Dio (Vita & Pensiero, pagine 172, euro
18).ln esso si analizza la ragione ultima della sparizione dell'Altissimo
dal dibattito e dalla percezione pubblica contemporanea: l'oggettivizzazione
del mondo (dall'io si è passati alla centralità delle neuroscienze, dal
rispetto del paesaggio alla sua cosificazione, dalla custodia della
terra alla sua deturpazione) ha come conseguenza l'annullamento della
figura di Dio. «Nella cultura attuale, Dio è considerato dalla maggioranza
un segno di Immaturità emotiva e intellettuale. Una delle mie
preoccupazioni è valutare le implicazioni dell'ateismo crescente che ci
circonda», annota il filosofo britannico. E le implicazioni risultano
ascrivibili ad un passaggio fondamentale: «Come lo sposo o la sposa nel
sacramento del matrimonio, Dio è ineludibile, o eludibile solo creando una
voragine, un abisso spalancato davanti a noi quando stravolgiamo non solo il
volto dell'uomo ma il volto del mondo». Esempio di questo stravolgimento
sia esistenziale che concettuale, argomenta Scruton, è appunto il primato che
oggi la scienza rivendica nella conoscenza dell'uomo, in altre parole la
questione delle neuroscienze: «Ho assunto il termine di
"neurofilosofia" dalla studiosa Patricia Churchland, che sostiene
come le neuroscienze ora devono rimpiazzare la filosofia come la vera
capacità di spiegare la mente umana. Mi permetto di criticare questa
posizione perché essa definisce un progetto che può essere realizzato solo
ignorando o distorcendo con forza ciò che è maggiormente importante nella
nostra esperienza, ovvero il fatto profondo, ma altrettanto chiaro, della
nostra autocoscienza. In fin dei conti, è proprio lo smarrimento
dell'autentico senso dell'io" umano il quid che segna l'allontanamento del
pensiero contemporaneo dalla ricerca e dell'incontro con l'Altissimo: «Nessun
tentativo di rintracciare il soggetto nel mondo degli oggetti potrà mai avere
successo.[.. .]Finiremo col descrivere un mondo in cui l'agire umano,
l'intenzione, la libertà e le emozioni sono stati spazzati via; insomma, un
mondo senza volto». «Sono una persona moderna e perciò mi approccio alla questione di Dio,
alla sua natura e al problema della sua esistenza da una prospettiva umana
piuttosto che divina,- spiega Scruton, ad Avvenire – Voglio scoprire i pensieri,
le emozioni che sottostanno all'urgenza religiosa e mostrare il posto
indispensabile delle idee religiose nella interazioni che ogni giorno noi
abbiamo con le altre persone». Ad esempio, quando deve trovare una traccia
divina nel nostro mondo -secolarizzato, il razionale Scruton si trova
d'accordo con la visione teologica di Karl Rahner, il quale ,scriveva di
quei «cristiani anonimi», che senza saperlo vivono nel la propria
carne la pratica cristiana ,della Resurrezione mediante la virtù della carità.
«Concordo anch'io con l'affermazione di Rahner ~- e infatti questa è la
conclusione del mio libro -afferma -.Dio si fa conoscere nei nostri
atti di carità e quando un essere umano sacrifica se stesso per il bene di un altro oppure senza pensare al proprio
guadagno personale». Infatti, nelle ultime righe del testo si legge: «Cos'è
e dove si trova il volto di Dio per chi crede nella sua presenza reale tra noi?
La risposta è che incontriamo questa presenza dovunque, in chiunque soffre e rinuncia per
il bene dell’altro. Quando qualcuno arriva al sacrificio, rinunciando a ciò che
gli è più prezioso, perfino alla vita, per il bene di un altro, lì incontriamo
il dono supremo. In simili atti l'io si mostra completamente; e avviene una
rivelazione».
Ma è proprio l'ipertrofia
dell'io nel mondo attuale, la sua cosificazione e
insieme ipercostruzione egoistica, che rendono Dio un'ipotesi inutile,
apparentemente, secondo l'intellighenzia di oggi. Dice Scruton: «La cultura consumistica è una cultura senza sacrifici;
il divertimento riadattato come oggetto dei nostri desideri ha perso il suo
significato di dono. Lo stravolgimento dell' eros e la scomparsa dei riti di
passaggio cancellano l'antica concezione della vita umana come avventura in
seno alla comunità e offerta agli altri. E' inevitabile, pertanto, che le
manifestazioni di "timore sacro" siano tra noi una rarità. E'
certamente questo, e non gli argomenti degli atei, a causare il declino della
ragione». Paradossalmente è anche dai "nemici" (filosofici) che l'autore
inglese trae e conferma nuova linfa per la sua indagine su Dio: «Sostenendo che
non c'è risposta alla domanda "perché esisto?", Sartre apre la porta al pensiero che la
nostra esistenza sia una specie di assurdità, e da lì è breve il
cammino che porta alla conclusione esistenzialista: che c'è un motivo della
nostra esistenza ma sta a noi, e a noi soltanto, fornirlo. La
risposta esistenzialista rinforza
dunque la domanda, che si impone nelle nostre vite un giorno dopo l'altro».
E dunque, il problema resta Dio: «Il nostro mondo conteneva molte aperture al trascendente, che sono state
ostruite dal ciarpame. Alcuni diranno che non
importa, che l'umanità ne ha abbastanza dei misteri religiosi e dei loro ben
noti pericoli. Ma credo che a nessuno piaccia il risultato. L’uomo ,
postmoderno negherà che il suo disagio abbia un significato religioso. Ma penso
che egli sia in errore».
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