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martedì 25 giugno 2013

La carità e la magnanimità sono i segni distintivi del cristiano

 La carità e la magnanimità sono i segni distintivi del cristiano
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La carità e la magnanimità sono i segni distintivi del cristiano». Lo ricorda papa Francesco incontrando i membri dell'Associazione Santi Pietro e Paolo, in udienza in Vaticano.   «Soprattutto la carità, l'attenzione concreta verso gli altri, verso i più poveri, i deboli e i bisognosi - sottolinea Jorge Mario Bergoglio - è un segno distintivo del cristiano. Dare una particolare testimonianza di vita cristiana, servendo la Chiesa e i fratelli senza chiedere nulla in cambio: questo è bello. Servire senza chiedere nulla in cambio».      

Esorta il Papa: «Fate le cose con gratuità. La vostra ricompensa è proprio questa: la gioia di servire il Signore. È bella la virtù cristiana della magnanimità', avere un cuore grande e allargare il cuore, con pazienza e non con quel cuore piccolino, con quelle piccolezze che ci fanno tanto male. In questo modo - conclude Francesco - la testimonianza del cristiano sarà più convincente ed efficace».   
È proprio nel momento in cui ci sentiamo peccatori che il Signore ci ama tanto e come mise il pescatore Pietro a capo della Sua Chiesa, così anche con noi farà qualcosa di buono». Lo ha detto Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata questa mattina a Santa Marta con una cinquantina di nunzi apostolici che si trovavano ancora in Vaticano dopo l'incontro di venerdì scorso. «Noi, anche noi, che siamo apostoli e servi del Signore - ha scandito - dobbiamo rispondere al Signore che ci domanda: `Cosa pensi tu di me?´. E lo fa tante volte! Così noi non possiamo far finta si essere come quelli che non capiscono bene».
«Siamo peccatori ma non ipocriti. Gli ipocriti ignorano l'amore di Dio», ha poi riassunto Francesco in un tweet. Nella sua riflessione, il Papa è partito da una domanda del Vangelo di oggi: «Chi dite che io sia?». Una domanda che, ha osservato il Pontefice, «anche duemila anni dopo ci coinvolge, ci mette in crisi: è una prova del nove del nostro cammino di fede». Per Francesco, «a volte si ha vergogna a rispondere a questa domanda perché sappiamo che qualcosa in noi non va, siamo peccatori. Ma è proprio questo - ha assicurato - il momento in cui confidare nel suo amore e rispondere con quel senso di verità, così come Pietro fece sul Lago di Tiberiade. `Signore, tu sai tutto´». Proprio ricordando la risposta di Pietro, che confessa con semplicità la sua fede nel Signore, il Papa ha poi proposto un suo quesito, «quasi» contenuto in questo dialogo con il Maestro sulla riva del Lago, un'altra domanda, cioè, «speculare e altrettanto decisiva: `Chi noi pensiamo di essere per Gesù?´».
«È una domanda - ha precisato - diretta al cuore alla quale rispondere con l'umiltà del peccatore, al di là delle frasi fatte o di convenienza».   Secondo Francesco, infatti, «con Gesù non possiamo parlare come con un personaggio storico: Gesù è vivo davanti a noi». Dunque, ha ripetuto, «questa domanda la fa una persona viva. E noi dobbiamo rispondere, ma dal cuore» «Siamo chiamati ancora oggi da Gesù - ha rilevato il Papa a compiere quella scelta radicale fatta dagli Apostoli, una scelta totale, nella logica del `tutto o niente´, un cammino per compiere il quale dobbiamo essere illuminati da una `grazia speciale´, vivere sempre sulla solida base della venerazione e dell'amore per Gesù». «Venerazione e amore - ha tenuto a far notare - per il Suo Santo Nome. Certezza che Lui ci ha stabiliti su una roccia: la roccia del suo amore. E da questo amore noi diamo la risposta: `io sono stabilito sulla roccia dell'amore di Lui. Lui mi guida. Devo rispondere fermo su quella roccia e sotto la guida di Lui stesso´».
 «Gesù - ha ricordato ancora Bergoglio - è più grande. E quando noi diciamo, dalla venerazione e dall'amore, sentendoci sicuri, sicuri sulla roccia dell'amore e sulla guida di Lui: `Tu sei l'Unto´, questo ci farà tanto bene e ci farà andare avanti con sicurezza e prendere la Croce di ogni giorno, che alle volte è pesante». «Andiamo avanti così, con gioia, e chiedendo questa grazia: dona al Tuo popolo, Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell'amore per il Tuo santo nome! E con la certezza che Tu non privi mai della Tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del Tuo amore!», ha infine esortato rivolto ai diplomatici vaticani, che sono tutti arcivescovi.

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