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domenica 31 agosto 2014

Tolstoj


Tolstoj
***
Perché un uomo possa vivere, 
egli deve, o non vedere l’infinito, 
oppure avere una spiegazione del senso della vita tale 
per cui il finito venga eguagliato all’infinito»Tolstoj.

«Cinque anni or sono cominciarono a prendermi dei momenti di perplessità, che si esprimevano sempre nelle medesime domande: perché? Be’ e poi? Dapprima mi sembrava che fossero questioni oziose e fuori luogo... Ma le domande sempre più spesso cominciarono a ripetersi e ad esigere sempre più insistentemente delle risposte. Per occuparmi dei miei possedimenti, dell’educazione di mio figlio, per scrivere un libro, devo sapere perché lo faccio... Oppure, pensando alla gloria che mi avrebbero procurato le mie opere, mi dicevo: “E va bene, sarai più famoso di Gogol’, di Puškin, di Shakespeare, di Molière, di tutti gli scrittori del mondo, be’ e poi?”. E nulla, nulla potevo rispondere».
 Così Tolstoj scrive, all’apice della maturità e del successo, nella sua Confessione

  La moglie di Dostoevskij riporta nelle sue memorie queste parole, dettele da Tolstoj poco dopo la morte del marito: 
 «Mi è sempre rincresciuto di non essermi mai incontrato con vostro marito… Come mi dispiace! Dostoevskij era la persona a me più cara, e forse l’unico a cui avrei potuto chiedere tante cose, l’unico che avrebbe potuto rispondermi…».

da:Il fascino di Tolstoj - Meeting Rimini

meetingrimini.org/news/

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