Sant'Agostino racconta la morte della madre Monica
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Cerchiamo di arrivare alla sapienza eterna
Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa
vita, giorno che tu conoscevi mentre noi lo ignoravamo. Per tua
disposizione misteriosa e provvidenziale avvenne una volta che io e lei
ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava
sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove
noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo
viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci.
Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci
protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della
Verità presente, che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita
cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d'uomo
(cfr. 1 Cor 2,9). Ce ne stavamo con la bocca anelante verso l'acqua che
emana dalla tua sorgente, da quella sorgente di vita che si trova
presso di te. Dicevo cose del genere, anche se non proprio in tal modo e
con queste precise parole. Tuttavia, Signore, tu sai che in quel
giorno, mentre così parlavamo e, tra una parola e l'altra, questo mondo
con tutti i suoi piaceri perdeva ai nostri occhi ogni suo richiamo, mia
madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna
attrattiva per questa vita. Non so che cosa io stia a fare ancora
quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di
desideri per me. C'era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora
un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire.
Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti
al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che
sto a fare qui?».
Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto
nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre.
Durante la malattia un giorno ebbe uno svenimento e per un po' di tempo
perdette i sensi. Noi accorremmo, ma essa riprese prontamente la
conoscenza, guardò me e mio fratello in piedi presso di lei, e disse,
come cercando qualcosa: «Dove ero»?
Quindi, vedendoci sconvolti per il dolore, disse: «Seppellirete qui
vostra madre». Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere
le lacrime. Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che
desiderava vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra
straniera. Al sentirlo fece un cenno di disapprovazione per ciò che
aveva detto. Quindi rivolgendosi a me disse: «Senti che cosa dice?». E
poco dopo a tutti e due: «Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio
vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi
prego, che, dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all'altare del
Signore».
Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto
il male si aggravava ed essa continuava a soffrire.
In capo a nove giorni della sua malattia, l'anno cinquantaseiesimo
della sua vita, e trentatreesimo della mia, quell'anima benedetta e
santa se ne partì da questa terra.
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