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sabato 9 agosto 2014

Anche i gay si innamorano

*** 


Quando si potrà tornare finalmente a parlare serenamente dell'omosessualità, mi piacerebbe poter raccontare che anche noi omosessuali ci innamoriamo. Davvero. È questo il nostro dolore: un eterno supplizio di Tantalo.  
A furia di lottare contro le lobby Lgbtq, rischiamo di buttare il bambino con l'acqua sporca. Rischiamo di dimenticarci che i gay non sono i cattivi. Sono solo "una grande maggioranza" che ha creduto alla menzogna raccontata da "una piccola minoranza".  
E sono il nostro prossimo.

Ripenso spesso a questo mio post.
È uno dei primi che ho pubblicato quando ho aperto la pagina Facebook di Emmanuele. 
Ci ripenso soprattutto quando vedo la battaglia inasprirsi e - di fronte alle provocazioni del mondo Lgbtq - qualcuno alza i toni e finisce per deridere o attaccare gli omosessuali.

Non riesco a non pensare che è esattamente lì che il male ci vuole portare. 
Ed è esattamente il contrario di quello che la Chiesa nella sua infinita saggezza ha sempre detto: condannare il peccato, avendo misericordia del peccatore. E ce lo dimentichiamo troppo spesso.

Parlo spesso di questo con Eliseo e Cristoforo. Proprio in questi giorni ci dicevamo come sia fondamentale che siamo noi - che l'omosessualità l'abbiamo vissuta - a parlarne e a spiegarla a chi non la conosce direttamente. 
Per quanto ci si metta buona volontà, è davvero difficile comprenderla. E' tremendamente facile scivolare in luoghi comuni o stereotipi che feriscono e creano distanza. 

Ci riflettevo qualche giorno fa. Leggevo un post di un amico che descriveva con ironica repulsione la scena che si era trovato di fronte: due omosessuali immersi in un bacio appassionato in un luogo pubblico. Se ne diceva disgustato perché "che vadano a limonare a casa loro". 
Conosco bene questa persona, lo apprezzo per la sua capacità di spendersi al massimo per l'altro, posso mettere la mano sul fuoco che non farebbe male a una mosca - non è un pericoloso omofobo nazista per intenderci - ma... devo ammettere che mi ha ferito. 
Mi è dispiaciuto perché vuol dire non aver capito nulla dell'omosessualità e, tantomeno, del cristianesimo.

Vuol dire non avere la minima intenzione di comprendere il grande bisogno d'amore che anche noi - e forse soprattutto noi - abbiamo nel profondo del cuore. 
C'è un bisogno d'amore che guida tutti gli essere umani e, come un albero, per crescere e tendersi verso l'alto, necessita di profonde radici che traggano dalla terra il nutrimento. 
E il nutrimento deve arrivare in modo continuativo. Giorno dopo giorno. 
Non basta che ne arrivi un po' ogni tanto. 

E' questo il "supplizio di Tantalo" che ho vissuto nelle relazioni omosessuali. Per quanto cercassi, non c'era mai un amore pieno, paritario, definitivo.

Per anni ho cercato solo sesso, perché credevo di non meritare amore. Credevo di fare talmente schifo, che nessun essere della terra avrebbe mai potuto amarmi. 
Poi piano piano, facendo pace con Dio, ho fatto pace anche con me stesso. Ho imparato ad amarmi un po' di più. 

Ma quando ti apri all'amore è peggio. 
Col tempo ho capito che con i rapporti sessuali occasionali, anestetizzavo il mio bisogno di amore. Mi mettevo in qualche modo in relazione, ma dietro ad una maschera. Tenendo ben chiuse e barricate le porte del mio cuore.
Non permettevo a nessuno di entrare, perché facendolo entrare gli avrei dato l'autorizzazione a mettere le dita sulle mie ferite. 
E così, quando ho permesso a qualcuno di entrare, il dolore è stato immenso.

All'inizio mi sentivo volare a due metri da terra. Mi sembrava di toccare il cielo.
Ma poi, ogni volta, succedeva qualcosa. Nella migliore delle ipotesi erano le circostanze ad allontanarci, nella peggiore semplicemente l'idillio finiva e l'illusione di "avere finalmente trovato quello giusto" crollava miseramente, frantumandosi come uno specchio sul pavimento. E io non potevo far altro che rimanere a versare lacrime sul vuoto che sentivo dentro. 

Non tutti condividono la mia visione. Ma dopo aver sentito tante storie simili alla mia, credo sempre più che ci sia qualcosa di intrinsecamente impossibile nell'amore omosessuale.
E' l'alterità che completa. Giovanni Paolo II ha spiegato nella teologia del corpo che è nell'incontro tra l'uomo e la donna che si ricompone l'immagine di Dio. 

E non c'è niente da fare. Due uomini e due donne sono l'uno lo specchio dell'altro. 

Nella propria immagine riflessa, Narciso ha provato l'ebbrezza della passione, ma in essa ha anche trovato la morte. Dorian Gray ha respinto e nascosto nel proprio ritratto le parti di sé più turpi e vergognose, ma questo non lo ha salvato dalla follia. 

Eppure, è sempre la disperata ricerca d'amore che guida tutto questo.
Mi sono sempre sentito come un assetato nel deserto, talmente disidratato da aver bisogno di un'intera sorgente d'acqua per soddisfare la mia sete. 
E ricevere attenzione e affetto era per me una tale scarica di adrenalina, una sensazione talmente inebriante da scaraventarmi in un vortice di dipendenza emotiva da cui non riuscivo più a svincolarmi, anche se sapevo che ben presto sarebbe diventato soffocante.

Tutti abbiamo bisogno di amore e non possiamo fare a meno di cercarlo. 
Forse tra le braccia sbagliate, forse in modo sbagliato, ma se nessuno ci mostra la vera acqua, quella che disseta veramente, continueremo ad accontentarci dell'acqua salmastra, che placa per un po' la nostra sete e che tampona le nostre lacrime. 

Perciò amici, fratelli... non giudichiamo.
C'è sempre un immenso bisogno d'amore dietro. 

1 commento:

Unknown ha detto...

Realizzare un rapporto d'amore vero è una sorta di miracolo per ogni essere umano. Ma nessuno, omosessuale o no, può sperare di realizzarlo nell'egoismo, nella strumentalizzazione, nella perversione. E' certo che lo spettacolo offerto in nome di "rivendicazioni legittime"non conferisce dignità ad una condizione spesso drammatica cui la riservatezza conferirebbe il rispetto cui ha diritto.