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sabato 16 agosto 2014

L’utopia

L’utopia

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GThibondi Gustave Thibon
(5 novembre 1976)
« Ogni bene reale proietta del male. Solo il bene immaginario non ne proietta ». Questo pensiero di Simone Weil esprime una verità profonda. Il lingaggio comune traduce la medesima idea dicendo che « non c’è luce senza ombra ».
La vita reale è sempre una commistione di bene e di male e anche la cosa migliore possiede il suo lato negativo. Chi parte in vacanza verso qualche paese del sud sogna un cielo che sia sempre privo di nuvole, un mare tranquillo dove fare il bagno sia una delizia, cibi nuovi e saporosi, ecc. E senza dubbio troverà di tutto questo, ma farà conoscenza anche (e queste cose non erano previste nel suo programma di vacanze) con gli ingorghi stradali, coi giorni di cattivo tempo e forse pure con qualche indigestione dovuta alla cucina esotica…
Le fidanzate pensano al matrimonio come ad una infinita « luna di miele » e ai figli futuri come ad una gioiosa nidiata di piccoli esseri incantevoli e affettuosi. In realtà un poco di scuro si mescolerà fatalmente a queste visioni rosee. Non tutti i matrimoni sono felici e anche nei casi migliori vi è sempre una parte di delusione e di prove. E quanto ai figli, questi porteranno ai genitori, assieme alle gioie, una serie di difficoltà e di preoccupazioni.
Lo stesso vale per tutte le altre circostanze della vita. Perché questo scarto tra il desiderio e il fatto? Molto semplicemente perché le nostre aspirazioni sono illimitate e le nostre capacità di realizzazione assai ridotte.
Qualunque sia l’orientamento che diamo alla nostra vita, comporterà sempre un impasto di bene e di male. Anche la saggezza consiste nel saper scegliere non solo il maggior bene, ma anche il minore male. E sovente accade che la soluzione meno peggiore sia ancora la migliore. Schopenhauer diceva che i re che cominciano i propri proclami con queste parole: « Noi, per grazia di Dio » sarebbero più vicini alla verità se scrivessero: « Noi, il minore di due mali ». In effetti ogni autorità comporta degli abusi e delle ingiustizie, ma il governo più imperfetto è ancora preferibile all’anarchia.
La vita terrena è un cammino imperfetto verso la perfezione che ci attende nell’eternità. E questo cammino diviene presto impraticabile se esigiamo da lui la perfezione che si trova solamente al traguardo.
È in questo senso che Lord Acton diceva che « la società si tramuta in un inferno nella misura in cui vogliamo farne un paradiso ». Se nello sposarvi sognate una sposa ideale e dei figli assolutamente privi di difetti val meglio che restiate celibi, perché sarete un cattivo marito e un cattivo padre. E se nella vostra vita professionale non tollerate alcun insuccesso nelle vostre attività né alcun tipo di pecca presso i vostri collaboratori tutti i vostri sforzi rimarranno sterili. L’esperienza prova che non vi è uomo più insopportabile di colui che nulla sopporta.
San Tommaso Moro ha descritto, in un’opera celebre, uno Stato in cui regnano la giustizia ideale e la felicità assoluta. Ma ha situato questo Stato nell’Isola di Utopia, che significa in greco: il paese che non si trova da nessuna parte. Finché il nosto viaggio terreno non si sarà compiuto dobbiamo dunque tendere alla perfezione, ma giammai la dovremo pretendere
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(Articolo originale: L’Utopie, «Itinéraires», n. 210, febbraio 1977; traduzione redazionale)
© Copyright Henri de Lovinfosse, Waasmunster (Belgique)

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