Carico d’anni e di peccati pieno
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Carico d’anni e di peccati pieno,E col trist’uso radicato e forte,
Vicin mi veggio a l’una e l’altra morte,
E parte ‘l cor nutrisco di veleno.
Né proprie forze ho, c’al bisogno sièno
Per cangiar vita, amor, costume o sorte
Senza le tuo divine e chiare scorte,
D’ogni fallace corso guida e freno.
Signor mie car, non basta che m’invogli
C’aspiri al ciel sol perché l’alma sia,
Non come prima, di nulla, creata.
Anzi che del mortal la privi e spogli,
Prego m’ammezzi l’altra ed erta via,
E fie più chiara e certa la tornata.
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Di più cose s’attristan gli occhi miei,
E ‘l cor di tante quant’al mondo sono;
Se ‘l tuo di te cortese e caro dono
Non fussi, della vita che farei?
Del mie tristo uso e dagli esempli rei,
Fra le tenebre folte, dov’i’ sono,
Spero aita trovar non che perdono,
C’a chi ti mostri, tal prometter dei.
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Se lungo spazio del trist’uso e folle
Più temp’il suo contrario a purgar chiede,
La morte già vicina nol concede,
Né freno il mal voler da quel ch’e’ volle.
Michelangelo Buonarroti
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