Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e 48ma Giornata Mondiale della Pace
«Pace nei cuori, pace tra le nazioni»
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Questa benedizione si pone in continuità con la benedizione sacerdotale che Dio aveva suggerito a Mosè perché la trasmettesse ad Aronne e a tutto il popolo: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26). Celebrando la solennità di Maria Santissima, la Santa Madre di Dio, la Chiesa ci ricorda che Maria è la prima destinataria di questa benedizione. In Lei essa trova compimento: infatti, nessun’altra creatura ha visto brillare su di sé il volto di Dio come Maria, che ha dato un volto umano al Verbo eterno, così che tutti lo possiamo contemplare.
Oltre alla contemplazione del volto di Dio, noi possiamo anche lodarlo e glorificarlo come i pastori, che se ne tornarono da Betlemme con un canto di ringraziamento dopo aver visto il Bambino e la sua giovane mamma (cfr Lc 2,16). Erano insieme, come sono stati insieme al Calvario, perché Cristo e la sua Madre sono inseparabili: tra loro esiste un rapporto strettissimo, come tra ogni figlio e la sua madre. La carne di Cristo – che è cardine della nostra salvezza (Tertulliano) – è stata intessuta nel grembo di Maria (cfr Sal 139,13). Tale inseparabilità è significata anche dal fatto che Maria, prescelta per essere Madre del Redentore, ne ha condiviso intimamente tutta la missione rimanendo accanto al Figlio fino alla fine sul calvario.
Maria
è così unita a Gesù perché ha avuto di Lui la conoscenza del cuore, la
conoscenza della fede, nutrita dall’esperienza materna e dal legame
intimo con il suo Figlio. La Vergine Santa è la donna di fede, che ha
fatto posto a Dio nel suo cuore, nei suoi progetti; è la credente capace
di cogliere nel dono del Figlio l’avvento di quella «pienezza del
tempo» (Gal 4,4) nella
quale Dio, scegliendo l’umile via dell’esistenza umana, è entrato
personalmente nel solco della storia della salvezza. Per questo non si
può capire Gesù senza sua Madre.
Altrettanto inseparabili sono Cristo e la Chiesa,
perché la Chiesa e Maria vanno sempre insieme e questo è proprio il
mistero della donna nella comunità ecclesiale, e non si può capire la
salvezza operata da Gesù senza considerare la maternità della Chiesa.
Separare Gesù dalla Chiesa sarebbe voler introdurre una «dicotomia assurda», come scrisse il beato Paolo VI (cfr Esort. ap.Evangelii nuntiandi,
16). Non è possibile «amare il Cristo, ma non la Chiesa, ascoltare il
Cristo, ma non la Chiesa, appartenere al Cristo, ma al di fuori della
Chiesa» (Ibid.) Infatti è proprio la Chiesa, la grande famiglia
di Dio, che ci porta Cristo. La nostra fede non è una dottrina astratta o
una filosofia, ma è la relazione vitale e piena con una persona: Gesù
Cristo, il Figlio unigenito di Dio fattosi uomo, morto e risorto per
salvarci e vivo in mezzo a noi. Dove lo possiamo incontrare? Lo
incontriamo nella Chiesa, nella nostra Santa Madre Chiesa Gerarchica. È
la Chiesa che dice oggi: “Ecco l’agnello di Dio”; è la Chiesa che lo
annuncia; è nella Chiesa che Gesù continua a compiere i suoi gesti di
grazia che sono i Sacramenti.
Questa azione e missione della Chiesa esprime la sua maternità.
Infatti essa è come una madre che custodisce Gesù con tenerezza e lo
dona a tutti con gioia e generosità. Nessuna manifestazione di Cristo,
neanche la più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue
della Chiesa, dalla concretezza storica del Corpo di Cristo. Senza la
Chiesa, Gesù Cristo finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un
sentimento. Senza la Chiesa, il nostro rapporto con Cristo sarebbe in
balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei
nostri umori.
Cari fratelli e sorelle! Gesù Cristo è la benedizione per
ogni uomo e per l’intera umanità. La Chiesa, donandoci Gesù, ci offre
la pienezza della benedizione del Signore. Proprio questa è la missione
del popolo di Dio: irradiare su tutti popoli la benedizione di Dio
incarnata in Gesù Cristo. E Maria, la prima e perfetta discepola di
Gesù, la prima e perfetta credente, modello della Chiesa in cammino, è
Colei che apre questa strada di maternità della Chiesa e
ne sostiene sempre la missione materna rivolta a tutti gli uomini. La
sua testimonianza discreta e materna cammina con la Chiesa fin dalle
origini. Ella, Madre di Dio, è anche Madre della Chiesa e, per mezzo
della Chiesa, è Madre di tutti gli uomini e di tutti i popoli.
Che
questa Madre dolce e premurosa ci ottenga la benedizione del Signore
per l’intera famiglia umana. In modo speciale oggi, Giornata Mondiale
della Pace, invochiamo la sua intercessione perché il Signore doni pace a questi nostri giorni: pace nei cuori, pace nelle famiglie, pace tra le Nazioni. Quest’anno, in particolare, il messaggio per la Giornata della Pace è: «Non più schiavi, ma fratelli».
Tutti siamo chiamati a essere liberi, tutti a essere figli e ciascuno
secondo le proprie responsabilità, a lottare contro le moderne forme di
schiavitù. Da ogni popolo, cultura e religione, uniamo le nostre forze.
Ci guidi e ci sostenga Colui che, per renderci tutti fratelli, si è
fatto nostro servo.
Guardiamo
Maria, contempliamo la Santa Madre di Dio. E vorrei proporvi di
salutarla insieme, come ha fatto quel coraggioso popolo di Efeso, che
gridava davanti ai suoi pastori quando entravano in Chiesa: “Santa Madre
di Dio!”. Che bel saluto per la nostra Madre… Dice una storia, non so
se è vera, che alcuni, fra quella gente, avevano i bastoni in mano,
forse per far capire ai Vescovi cosa sarebbe accaduto loro se non
avessero avuto il coraggio di proclamare Maria “Madre di Dio”. Invito
tutti voi, senza bastoni, ad alzarvi e per tre volte salutarla, in
piedi, con questo saluto della primitiva Chiesa: “Santa Madre di Dio!”.
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