Negri: “Islam, unica religione che teorizza la violenza”
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Il vescovo di Ferrara in un'intervista a Il Giornale interviene sui tragici fatti di Parigi
“Dio
non è Allah, non predica morte”. Il titolo sulla prima pagina de Il
Giornale sintetizza in maniera fin troppo eccessiva le parole del
vescovo di Ferrara Luigi Negri, che in un’intervista pubblicata dal
quotidiano di Alessandro Sallusti esprime le proprie riflessioni sui
tragici fatti di Parigi. Una sintesi giornalistica che spinge alle
estreme conseguenze un pensiero in cui, in ogni caso, le differenze tra
Cristianesimo e Islam appaiono nette, soprattutto per quanto riguarda il
rapporto con la libertà di espressione e la legittimazione della
violenza. E il giudizio complessivo del vescovo non fa alcuno sconto
alla dottrina del Corano: “Alle religioni nelle quali la violenza è
teorizzata e indicata come atto pratico – afferma Negri – ci si deve
opporre con nettezza”.
Lo scopo dell’intervista sembra quello
di rispondere a una domanda che anima i dibattiti almeno dall’11
settembre 2001: ovvero se la violenza del fondamentalismo sia intrinseca
alla religione islamica o se non derivi da fatti storici e politici,
con la religione a fungere da pretesto e strumento di propaganda. Il
pensiero di Negri punta alla prima ipotesi, anche se alcuni distinguo
sono opportuni: “Per la conoscenza che ho delle grandi religioni
occidentali e asiatiche – afferma il vescovo -, la violenza non è nelle
teorie ma è un fatto comportamentale. Più facilmente, come ha mostrato
il ‘900, è l’ideologia condita da ateismo a produrre violenza. Fatta
questa precisazione, l’unica religione che tematizza la violenza come
direttiva teorica e pratica è l’Islam. Ma qui si apre un’altra
riflessione. Nella sua essenza l’Islam è un’ideologia di origine
teocratica, che rende quindi la religione strumento del regno”.
Proprio su questa violenza “come
direttiva teorica” si potrebbe discutere a lungo, dato che anche il
tristemente noto termine ‘Jihad’ può indicare, secondo gran parte dei
teologi ‘moderati’ dell’Islam, semplici impegni civili come l’autodifesa
o l’assistenza agli indigenti. Ma Negri non riconosce alla religione
coranica gli stessi ‘alibi’ storici che portarono anche la cristianità a
commettere atti di violenza: “I cristiani hanno potuto essere violenti –
afferma il vescovo -, anche se non credo nelle dimensioni nelle quali
spesso questo viene narrato, perchè hanno assunto le modalità di
espressione e di comportamento del loro tempo. Di suo, il cristianesimo
non è violento”. Diverso il discorso per l’Islam, in cui la violenza “ha
tutt’altra natura perchè è intollerante verso chi non aderisce al credo
musulmano. Noi cristiani siamo esortati dalla tradizione della Chiesa e
dal magistero papale a non far prevalere i nostri istinti sulla
dottrina”.
L’intervista si conclude con una
parentesi sulla satira e sull’autoironia che, secondo Negri, sarebbe
negata ai musulmani. Un argomento sul quale lo stesso vescovo ha
ricevuto non poche critiche proprio lo stesso giorno dell’attentato di
Parigi, quando il circolo Arci Bolognesi ha ritirato la locandina di un concerto
punk dove compariva il prelato milanese con una bambola in mano. Quasi
una ‘autocensura’ in questo caso, dal momento che Negri non intervenne
pubblicamente per condannare l’immagine, ma non sono comunque mancati
articoli e post in rete critici contro il vescovo, per non aver
dimostrato esplicitamente la propria tolleranza all’iniziativa. “Se per
ironia si intende la consapevolezza della differenza tra dottrina e
modalità con cui viene riconosciuta, ben venga – conclude il vescovo -.
Senza ironia la vita diventa insopportabile. Se invece significa
disprezzo per i contenuti della fede, allora non ci sto. Nella cultura
islamica non esiste la possibilità di ironizzare su certi eccessi dei
credenti. Invece, nel mondo cattolico, l’autoironia dei cristiani è
segno di adesione matura”.
Aggiornamento: per completezza di informazione, questo è il link al testo completo dell’intervista a Il Giornale, disponibile sul sito web del vescovo Luigi Negri.
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