CONSULTA L'INDICE PUOI TROVARE OLTRE 4000 ARTICOLI

su santi,filosofi,poeti,scrittori,scienziati etc. che ti aiutano a comprendere la bellezza e la ragionevolezza del cristianesimo


domenica 4 gennaio 2015

Il discorso alla Curia di Papa Francesco e l'attualità di una delle ultime omelie del cardinale Giovanni Benelli

Vescovi e cardinali
Vescovi e cardinali

Il discorso alla Curia di Papa Francesco e l'attualità di una delle ultime omelie del cardinale Giovanni Benelli

 ***

Andrea Tornielli Città del Vaticano

Le parole sulle quindici «malattie» della Curia che Papa Francesco ha pronunciato lo scorso 22 dicembre sono state rilanciate in tutto il mondo provocando reazioni e discussioni. Sul suo blog nel sito de «La Croix», Isabelle de Gaulmyn, parlando della «riforma spirituale» proposta da Bergoglio, ha ricordato a questo proposito le dure parole di san Bernardo di Chiaravalle sulla Curia romana del suo tempo. Diversi osservatori hanno fatto notare, negli ultimi mesi, come le «resistenze» maggiori a Papa Francesco vengano non dall'esterno, ma dall'interno della Chiesa.
 


Vale la pena di citare qui una delle frasi più dimenticate di Benedetto XVI, perché scomode e soprattutto poco applicabili al falso cliché del «Papa guerriero» unicamente rivolto a condannare le derive relativiste del mondo: le parole pronunciate nel dialogo con i giornalisti nel maggio 2010 sul volo Roma-Lisbona. Papa Ratzinger disse che «la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione». In quel momento era al culmine la crisi degli scandali della pedofilia dei chierici e Benedetto, che la stava combattendo con tutte le sue forze, si riferiva in particolare a quella. Ma non c'è dubbio che la sua Chiesa «penitenziale», che si riconosce bisognosa di perdono e purificazione, non piacque ai più noti interpreti del suo pontificato.



Allo stesso modo appaiono illuminanti, a proposito delle «resistenze interne», anche le parole pronunciate dal cardinale Giovanni Benelli pochi giorni prima di morire. Era l'8 ottobre 1982, e parlando ai seminaristi della diocesi di Firenze, l'ex Sostituto della Segreteria di Stato di Paolo VI disse: «Chi sono coloro che si oppongono? Pensiamoci bene, quali sono i più grandi oppositori di Gesù? Sono gli uomini di religione, sono coloro che maggiormente osservano la parola di Dio... La religione è il grande ostacolo che Cristo ha trovato sulla terra. Ed è la religione, gli uomini di religione che, in fin dei conti, l'hanno mandato a morire. L'opposizione viene dai vicini più che dai lontani. L'opposizione, la resistenza che il Vangelo trova, in fondo è più forte, è più radicata, è più resistente in casa nostra che fuori».
 


Benelli continuava descrivendo gli «uomini che si sono accomodati nella Chiesa, hanno trovato nella Chiesa la loro maniera di realizzazione, siano vescovi, siano sacerdoti, siano battezzati. Si sono accomodati e sono costoro che si opporranno nella maniera più forte e più efficace alla novità del Vangelo, alla novità ripetuta, che perennemente deve ripetersi, deve ritornare a galla come novità e deve per forza urtare la sensibilità di coloro che ormai si sono seduti, si sono ben sistemati nella Chiesa...».



«È gente che osserva, pretende di osservare - aggiungeva il porporato - crede di fare ciò che è comandato da Dio, ma in fondo non serve la Chiesa, serve se stessa. Si serve della Chiesa e protegge la propria pigrizia, protegge degli interessi di cui, magari, non ha chiara coscienza, ma protegge se stessa, il proprio modo di vedere».
 


Concludeva il porporato fiorentino, diplomatico e indiscusso protagonista della scena vaticana negli anni Settanta: «Non gli oppositori, non le ideologie avverse al cristianesimo, non quelli che stanno sull'altra sponda, non sono loro i più grandi nemici. I maggiori nemici sono i cristiani che si sono seduti, che si sono fatti una religione a modo loro...»

Nessun commento: