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giovedì 2 marzo 2023

ANCORA DAVANTI ALLA MADONNA SISTINA

 ANCORA DAVANTI ALLA MADONNA SISTINA


“La bellezza della Madonna è legata saldamente alla vita terrena. È democratica, umana; è la bellezza di tante, tantissime persone – gialli con gli occhi a mandorla, gobbi con il naso lungo e pallido, neri con i capelli crespi e le labbra tumide. È universale. La Madonna è anima e specchio dell’uomo, e chiunque la guardi coglie in lei l’umano: è l’immagine del cuore materno, per questo la sua bellezza è intrecciata, fusa in eterno con la bellezza che si cela – profonda e indistruttibile – ovunque nasca e cresca la vita – nelle cantine e nei solai, nei palazzi e nelle topaie. Penso che questa Madonna sia l’espressione più atea della vita, di quell’umano a cui il divino non partecipa. E penso anche che esprima non solo l’umano, ma quanto di altro esiste sulla terra, fra gli animali, ovunque gli occhi scuri di una giumenta, di una mucca, di una cagna che allattano ci lascino intuire e cogliere l’ombra mirabile della Madonna. Ancora più terreno è il bambino che tiene fra le braccia. Ha un viso più adulto di quello della madre. Quegli occhi tristi e gravi – fissi al contempo fuori e dentro di sé – vedono e conoscono il destino. I volti di entrambi sono calmi e accorati. Forse già distinguono il Golgota e la strada di polvere e sassi che vi conduce, e anche la croce brutta, tozza, pesante e scabra destinata a posarsi sulla piccola spalla che ora, invece, sente soltanto il calore del seno materno... E il cuore ha una stretta, non d’angoscia, né di dolore. È un sentimento nuovo, mai provato prima – umano e nuovo insieme, sgorgato da profondità marine impregnate dell’acre sapore di sale – a farci battere il cuore con la sua straordinaria novità. È, anche questa, una caratteristica della tela. Essa genera qualcosa di nuovo, quasi che ai sette colori dello spettro se ne aggiungesse un ottavo che l’occhio ancora non conosce. Perché il volto della madre non tradisce paura e perché le sue dita non stringono il corpo del suo bambino con una forza che nemmeno la morte riuscirebbe a sconfiggere? Perché non fa nulla per sottrarre il figlio al suo destino? Ella offre il bambino alla sua sorte, non lo nasconde. Né il bambino nasconde il viso nel seno della madre. Fra poco lascerà le sue braccia e andrà incontro, scalzo, al suo destino. Perché? Come dobbiamo interpretarlo? Essi sono una cosa sola e due persone diverse. Insieme vedono, sentono e pensano, fusi l’uno nell’altra, ma tutto ci dice che l’uno dall’altra si staccherà, che non potrà non farlo, che la sostanza della loro unità, della loro fusione è proprio in quel separarsi. Ci sono momenti tristi, dolorosi, in cui i bambini stupiscono gli adulti per buonsenso, calma, rassegnazione. Come i figli dei contadini falcidiati dalle annate di carestia e di vacche magre; o i figli dei bottegai e degli artigiani ebrei durante il pogrom di Kišinëv; o i figli dei minatori, quando il fischio della sirena annunciava al borgo impazzito un’esplosione nelle gallerie. L’umano nell’uomo va incontro alla propria sorte, che in ogni epoca fa storia a sé, è diversa da quella dell’epoca precedente. Un tratto comune c’è, però: il destino è sempre, immancabilmente, difficile... L’umano nell’uomo ha continuato a esistere su tutte le croci a cui l’hanno inchiodato e in tutte le prigioni in cui lo torturavano. È rimasto vivo nelle cave di pietra, ai cinquanta gradi sotto zero nei boschi da tagliare nella tajga, nelle trincee allagate vicino a Przemyśl e Verdun. È rimasto vivo nell’esistenza monotona degli impiegati, nella miseria delle lavandaie e delle domestiche, nella loro lotta estenuante e vana con il bisogno, nella fatica spenta, senza gioia, delle operaie in fabbrica. La Madonna con il bambino è l’umano nell’umano: sta in questo la sua immortalità”.

(Vasilij Grossman, da “La Madonna Sistina”)



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