"Questa gloriosa indifferenza che ci circonda
e che mio padre aborriva.
Era l’opposto di quello che mi insegnava, l’altruismo.
Una gloriosa indifferenza che è così comoda, un egoismo ricco, per il quale va tutto bene, anche ribaltare i clandestini in mare: invece, come ho detto nel caso di Eluana, una vita
va salvata sempre, prima la si accoglie e
la si rianima e poi magari si gioca con il
diritto internazionale per il rimpatrio.
Come medico, io dico che la vita – passatemi l’espressione – è una condanna a morte:
è inevitabile, sono stato per anni intorno ai
letti della terapia intensiva e dei reparti di rianimazione per averne un’idea diversa, ma sempre come medico e come uomo dico anche che salvare una vita è come salvare il mondo.
E allora prima viene la vita, prima si corre, si salva l’esistenza della gente poi si analizzano
i meccanismi dell’asilo politico, dell’immigrazione, ecc.
Prima si fa ribattere il cuore, tirandoli fuori dall’acqua.
Certo, è difficile amare il prossimo, ancor più difficile amarlo come se stessi.
Ma è la via per arrivare a Dio".
Enzo Jannacci
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