Vecchioni: la paura non canta
***
Non una raccolta di successi ma un’antologia. Roberto Vecchioni ama
definire così il disco e il tour, che riassumono quarant’anni di
racconti di vita diventati canzoni. Da Luci a San Siro a Un lungo addio,
dai grandi hit ai brani più recenti, la colonna sonora di un pezzo di
storia del nostro Paese e insieme uno sguardo d’artista sull’infinità
varietà di sfumature che rende unica ciascuna delle nostre esistenze.
I colori del buio è un viaggio in 33 brani che stasera farà tappa a Vicenza, accendendo di suoni e parole l’VIII edizione del Festival biblico (alle 21.30 in piazza dei Signori). «Il tema scelto per questa edizione è bellissimo – spiega Vecchioni –. Di solito si punta sul “positivo”, sulle aperture, qui invece la riflessione è declinata in difesa, si parla del normalissimo atteggiamento di timore e meraviglia degli uomini di fronte a quello che si vedono intorno». La citazione del Vangelo di Marco intorno a cui si snoda la rassegna veneta – «Perché avete paura?» – sembra quanto mai adatta al momento che stiamo vivendo.
«È un tema antichissimo, che sprofonda nella notte dei tempi – sottolinea Vecchioni –. Le religioni rivelate tentano di eliminare o di mettere in altra luce le paure delle creature, ma non possono sconfiggerle del tutto». In questo senso la scelta del quarto capitolo di Marco è quanto mai significativa. «È l’episodio della tempesta: il Signore dorme tranquillo a poppa mentre i suoi discepoli tremano di paura perché l’acqua arriva sulla barca. Gesù ci fa capire che, finché c’è lui, non dobbiamo temere nulla». «La speranza dalle Scritture» è in effetti il sottotitolo della rassegna. «Siamo dentro un disegno di cui Dio prima e suo Figlio poi ci hanno dato delle spiegazioni abbastanza chiare – aggiunge Vecchioni –, che ci parlano della sconfitta del dolore, della morte, della fatica. Il loro motivo no, perché al momento trascende la nostra facoltà di comprensione, un’incapacità che tuttavia la fede rintuzza».
In questo momento di che cosa dobbiamo avere maggiormente paura?
«Direi della confusione, cioè la situazione in cui per ragioni strettamente sociali e culturali i popoli non si trovano d’accordo sul concetto di Dio. Stiamo mischiando troppe idee, creando complicazioni che possono portare a conflitti, lotte, ribellioni. La temperanza e la pazienza, virtù che troppo spesso mancano, esprimono forza, non debolezza».
In questo senso la Bibbia è una risposta?
«Soprattutto il Vangelo perché non c’è niente di più universale, che sappia avvolgere tutti, senza differenza di caste o di sesso. L’Antico Testamento ha pagine e racconti bellissimi ma tutti orientati al cammino, alla salvezza di un popolo. Lo dico sapendo che Israele è metafora del mondo intero».
Lei non ha mai nascosto una grande amore per il Vangelo, per il Discorso della Montagna in particolare.
«È il vertice di ogni religione, di ogni confessione, di ogni fede. Con le Beatitudini, che non sono promesse gratis, Gesù ci dà la certezza che gli ultimi, i più malversati saranno i primi. Dona significato a situazioni del nostro mondo che altrimenti non avrebbero senso».
È la novità del Vangelo.
«Non credo esista nessun libro più rivoluzionario. Il comandamento unico che li compendia tutti, quello di amare chi non ci ama, non ha raffronti nella storia dell’umanità».
Passare dai principi alla pratica però non è facile. Credere implica un cammino, delle tappe.
«Io ho quasi pena per chi nasce con una fede eccezionale. Preferisco la ricerca più minuziosa, il porsi domande in modo più concreto. E poi nelle Scritture, se le sappiamo leggere, ci sono già tutte le risposte».
Una riflessione che, da parte sua, implica alcune sicurezze di fondo.
«C’è la certezza che nulla può essere casuale, tutto è causato. Il fondamento della fede è che c’è una ragione, che viviamo di emozioni, di sentimenti, di lacrime, di amori. E tutto questo non può nascere da un grande bang».
Detto in altro modo, alla base di tutto c’è la vita, quella che, in tutte le sue infinite sfumature, Vecchioni ha cantato in quarant’anni di carriera. Un cammino che stasera farà tappa a Vicenza. «Con I colori del buio ripropongo le mie canzoni come sono nate, nelle loro versioni storiche, originali, con gli arrangiamenti di allora. Le propongo in versione in parte cantautorale e in parte sinfonica, per cui ci sarà anche un trio d’archi». Un concerto, un disco che è il racconto di una vita. «Voltandomi – conclude Vecchioni – ho visto tutti i colori che l’hanno accompagnata e di cui mentre li vivevo non mi rendevo conto. Adesso mi accorgo che erano importanti».
I colori del buio è un viaggio in 33 brani che stasera farà tappa a Vicenza, accendendo di suoni e parole l’VIII edizione del Festival biblico (alle 21.30 in piazza dei Signori). «Il tema scelto per questa edizione è bellissimo – spiega Vecchioni –. Di solito si punta sul “positivo”, sulle aperture, qui invece la riflessione è declinata in difesa, si parla del normalissimo atteggiamento di timore e meraviglia degli uomini di fronte a quello che si vedono intorno». La citazione del Vangelo di Marco intorno a cui si snoda la rassegna veneta – «Perché avete paura?» – sembra quanto mai adatta al momento che stiamo vivendo.
«È un tema antichissimo, che sprofonda nella notte dei tempi – sottolinea Vecchioni –. Le religioni rivelate tentano di eliminare o di mettere in altra luce le paure delle creature, ma non possono sconfiggerle del tutto». In questo senso la scelta del quarto capitolo di Marco è quanto mai significativa. «È l’episodio della tempesta: il Signore dorme tranquillo a poppa mentre i suoi discepoli tremano di paura perché l’acqua arriva sulla barca. Gesù ci fa capire che, finché c’è lui, non dobbiamo temere nulla». «La speranza dalle Scritture» è in effetti il sottotitolo della rassegna. «Siamo dentro un disegno di cui Dio prima e suo Figlio poi ci hanno dato delle spiegazioni abbastanza chiare – aggiunge Vecchioni –, che ci parlano della sconfitta del dolore, della morte, della fatica. Il loro motivo no, perché al momento trascende la nostra facoltà di comprensione, un’incapacità che tuttavia la fede rintuzza».
In questo momento di che cosa dobbiamo avere maggiormente paura?
«Direi della confusione, cioè la situazione in cui per ragioni strettamente sociali e culturali i popoli non si trovano d’accordo sul concetto di Dio. Stiamo mischiando troppe idee, creando complicazioni che possono portare a conflitti, lotte, ribellioni. La temperanza e la pazienza, virtù che troppo spesso mancano, esprimono forza, non debolezza».
In questo senso la Bibbia è una risposta?
«Soprattutto il Vangelo perché non c’è niente di più universale, che sappia avvolgere tutti, senza differenza di caste o di sesso. L’Antico Testamento ha pagine e racconti bellissimi ma tutti orientati al cammino, alla salvezza di un popolo. Lo dico sapendo che Israele è metafora del mondo intero».
Lei non ha mai nascosto una grande amore per il Vangelo, per il Discorso della Montagna in particolare.
«È il vertice di ogni religione, di ogni confessione, di ogni fede. Con le Beatitudini, che non sono promesse gratis, Gesù ci dà la certezza che gli ultimi, i più malversati saranno i primi. Dona significato a situazioni del nostro mondo che altrimenti non avrebbero senso».
È la novità del Vangelo.
«Non credo esista nessun libro più rivoluzionario. Il comandamento unico che li compendia tutti, quello di amare chi non ci ama, non ha raffronti nella storia dell’umanità».
Passare dai principi alla pratica però non è facile. Credere implica un cammino, delle tappe.
«Io ho quasi pena per chi nasce con una fede eccezionale. Preferisco la ricerca più minuziosa, il porsi domande in modo più concreto. E poi nelle Scritture, se le sappiamo leggere, ci sono già tutte le risposte».
Una riflessione che, da parte sua, implica alcune sicurezze di fondo.
«C’è la certezza che nulla può essere casuale, tutto è causato. Il fondamento della fede è che c’è una ragione, che viviamo di emozioni, di sentimenti, di lacrime, di amori. E tutto questo non può nascere da un grande bang».
Detto in altro modo, alla base di tutto c’è la vita, quella che, in tutte le sue infinite sfumature, Vecchioni ha cantato in quarant’anni di carriera. Un cammino che stasera farà tappa a Vicenza. «Con I colori del buio ripropongo le mie canzoni come sono nate, nelle loro versioni storiche, originali, con gli arrangiamenti di allora. Le propongo in versione in parte cantautorale e in parte sinfonica, per cui ci sarà anche un trio d’archi». Un concerto, un disco che è il racconto di una vita. «Voltandomi – conclude Vecchioni – ho visto tutti i colori che l’hanno accompagnata e di cui mentre li vivevo non mi rendevo conto. Adesso mi accorgo che erano importanti».
Riccardo Maccioni
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