Qualora
ci si domandasse come mai tra il 5 e il 14 ottobre 1582 in Italia e in
vari altri Paesi cattolici non sia nato nessun bambino, non siano stati
celebrati matrimoni né funerali, si potrebbe rispondere in maniera molto
semplice: quei 10 giorni non esistono. In quell’anno, infatti, la
riforma voluta da Papa Gregorio XIII, e che da lui prese il nome, fece
compiere al calendario un balzo in avanti da giovedì 4 ottobre a venerdì
15 ottobre. Alla guida della Commissione pontificia per la riforma del
calendario giuliano il Pontefice aveva nominato nel 1579 il gesuita
bavarese Cristophorus Clavius, in veste di Primo Matematico. Nella
ricorrenza del 400° anniversario della sua morte, il prossimo 19 ottobre
si svolgerà presso la Pontifica Università Gregoriana una Giornata di
studi dal titolo “Cristophorus Clavius (1538-1612). Alla soglia della
scienza: il suo magistero e le sue reti”, per celebrare – si legge nella
locandina dell’iniziativa – il “princeps mathematicorum nostri
temporis”. Vi prenderanno parte docenti provenienti da diverse
università italiane ed europee, che relazioneranno tra l’altro
sull’apporto di Clavius alle scienze matematiche.
Nato a Bamberg nel 1538, Cristophorus Clavius entrò nel noviziato a
Roma e conobbe Ignazio di Loyola, che gli consegnò l’abito nel 1555.
Condusse gli studi all’università di Coimbra e poi presso il Collegio
Romano. Venne ordinato sacerdote nel 1564 e da quell’anno alla morte
(1612) insegnerà argomenti matematici. Felice esempio di dialogo tra
scienza e fede, a Clavius si deve la concezione del sistema che ancora
oggi regola lo scorrere del tempo. L’imprecisione del calendario
giuliano, nota fin dal Concilio di Nicea (325), aveva infatti comportato
la progressiva regressione dell’equinozio di primavera. Nel 1582 esso
continuava a cadere per convenzione il 21 marzo, quando a livello
astronomico era già passato da 10 giorni, con il rischio che la Pasqua
slittasse fino all’estate. Urgeva un intervento e Gregorio XIII nominò a
tal fine una commissione di esperti, tra i quali il calabrese Luigi
Lilio e il perugino Ignazio Danti, presieduta da Clavius. La riforma
gregoriana, che cancellò di colpo 10 giorni e introdusse l’anno
bisestile, soddisfece sia fini liturgici, come pure quelli scientifici e
anche politici, contribuendo a consolidare la centralità del Papa di
fronte a un cristianesimo reduce dallo scisma luterano.
Durante il convegno del 19 ottobre, saranno inoltre presentati i
progetti informatici elaborati per l’Archivio Storico della Gregoriana
in collaborazione con la Fondazione Rinascimento Digitale e con il
Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto di Linguistica
Computazionale – Istituto di Informatica e Telematica), tra i quali il
Progetto Clavius, che prevede la totale digitalizzazione del Carteggio e
del Fondo dell’insigne matematico. L’obiettivo è di preservare
quest’eredità per le generazioni future e di salvaguardare la memoria
culturale di tali documenti. Il Carteggio (che è già stato restaurato e
digitalizzato) conta 336 lettere indirizzate a Clavius tra il 20 marzo
1570 e il I gennaio 1612 da alcuni tra i più importanti scienziati del
XVI e XVII secolo, tra i quali Galileo Galilei, l’astronomo austriaco
Christoph Grienberger, il matematico belga Andriaan van Roomen, lo
scienziato italiano Giovanni Antonio Magini. Questo materiale, prezioso
per ricostruire le reti di conoscenze scientifiche di quel periodo,
risulta ancora inedito. I sette manoscritti autografi che costituiscono
il Fondo Clavius contengono invece studi di aritmetica pratica, di
geometria, di algebra, di gnomonica e sull’astrolabio. Questi trattati
sono ricchi di glosse, cancellature, inserimenti di carte e di
frammenti, oltre che di numerose varianti rispetto alle edizioni
conosciute dei suoi lavori, divenendo testimonianza dell’evoluzione
della sua ricerca.
Le lezioni di Clavius contribuirono alla formazione dei quadri
scientifici della Compagnia di Gesù, che divulgarono poi le sue opere su
scala planetaria. Tra gli allievi di Clavius ci fu Matteo Ricci, che
insegnò agli allievi cinesi come adoperare gli strumenti di misurazione
astronomica disegnati dal maestro e tradusse in cinese parte del suo
“Commento a Euclide” (versione commentata del famoso testo d’aritmetica e
geometria del III secolo a.C. “Elementi d’Euclide”, che valse a Clavius
l’appellativo di “secondo Euclide”). Le concezioni matematiche e
astronomiche dell’Occidente furono così veicolate anche nelle missioni
asiatiche dei gesuiti, influenzando generazioni di uomini di scienza e
la cultura del loro tempo.
da: www.korazym.org/ |
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