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giovedì 15 novembre 2012

Cl continuerà a vivere la fede “in faccia al mondo”

UNA LETTERA DI MONS. NEGRI AL DIRETTORE DE "IL FOGLIO"

                             Ma quale egemonia Cl continuerà a vivere la fede  “in faccia al mondo”       
Al direttore -
 Per l’amicizia che ci lega e
con la mia consueta libertà di parola intendo
intervenire brevemente sulla tua “noterella
sui movimenti e la loro nuova scelta
religiosa”.
1. La prima osservazione riguarda quelle
righe in cui tu sintetizzi questa conversione
spirituale che sarebbe in atto in alcuni
movimenti ecclesiali, e, al di là di essi,
nella intera chiesa. A un certo punto dici,
riferendoti a coloro che starebbero vivendo
questa riforma spirituale “… lontani
dalle tentazioni della storia e della politica,
immersi nella vita dello spirito che ha
le sue regole…”. Non c’è un’immagine più
lontana dalla sensibilità e dalla cultura di
monsignor Giussani che questa. Egli, attraverso
il suo carisma, ha precisamente fatto
emergere dalla grande tradizione ecclesiale
ambrosiana un avvenimento di popolo,
di popolo cristiano, caratterizzato da
una fede ecclesiale e dal desiderio di comunicare
questa stessa fede agli uomini,
dentro le vicende concrete e quotidiane
della società.
Questo il messaggio della sua
ultima intervista al Corriere della Sera, pochi
mesi prima di morire: “Vivete coraggiosamente
la fede in faccia al mondo”
. Sapeva
bene don Giussani, e noi l’abbiamo imparato
da lui fin dai primi giorni della nostra
amicizia con lui, che il cristianesimo
autentico non è mai uno spiritualismo individualistico,
pietistico e moralista, che rende
sostanzialmente impossibile una presenza
visibile e apprezzabile dei cristiani
nella vita della società.
Non una esperienza
“aristocratica”, intellettualistica
e moralistica: questo iniziava e favoriva l’inesorabile
declino della grande tradizione cattolica
che aveva segnato in modo straordinario
la vita del nostro popolo e della
nostra società. Per Giussani il protagonista
della storia è il popolo cristiano: quel popolo
che “mangia e beve, veglia e dorme, vive e
muore non più per se stesso, ma per Lui,
che è morto e risorto per noi”
.
2. Nelle ultime righe del tuo intervento
dici che sarebbe stato meglio “proiettare la forza
dei movimenti novecenteschi sulla scena
europea e mondiale, ormai sempre più
saldamente occupata dalla spiritualità gay
e politicamente corretta, per dire delle cose
realistiche, di fede e ragione”. Caro Ferrara,
da oltre cinquant’anni è solo questo
che abbiamo tentato di fare nella chiesa e
nella società. Abbiamo detto cose di fede e
di ragione, alla luce del grande magistero
di Pio XII e poi di Giovanni XXIII e
di Paolo VI fino alla straordinaria
esperienza di Giovanni Paolo II e di Benedetto
XVI.
(Perché anche nella interpretazione
del Magistero pontificio vale
l’ermeneutica della continuità e non
quella della discontinuità).
Questo e solo questo è l’esperienza
di vita e di testimonianza che abbiamo
vissuto di cinquant’anni e che
viviamo anche oggi.
La storia della vita di Comunione e liberazione
è la storia di una realtà ecclesiale:con grandi e quotidiani
esempi di quella che il Concilio ha chiamato “la santità comune
del popolo di Dio”, e io ho visto e vedo tantissime
testimonianze in questo senso. Ma
è certamente anche la storia dei limiti e degli
errori, che accompagnano inevitabilmente
ogni esperienza umana. Nessuno ha
comunque il diritto di leggere in modo
esclusivamente negativo la storia di Cl. Lo
dico per le centinaia e centinaia e migliaia
di persone che si sono aiutate a vivere di
fede, che hanno vissuto la loro testimonianza
negli ambienti: la loro è stata ed è una
vita buona, sacrificata e lieta. Né posso dimenticare,
perché i loro nomi e i loro volti
mi sono presentissimi alla coscienza e al
cuore, quei tanti studenti, liceali e universitari,
massacrati fisicamente nelle scuole
e nelle università, nei tempi bui dell’extraparlamentarismo
violento e dell’iniziale
terrorismo, solo per la loro volontà di essere
autenticamente cristiani presenti nel loro
ambiente e certamente non preoccupati
di alcuna “egemonia”.
Questa è la storia
cristiana di Comunione e liberazione, della
luce di questa storia sono lieto da tanti
anni, i limiti di alcuni porto con chiarezza
di giudizio e compassione. A nessuno concedo
il diritto di criminalizzare questa storia,
di cui mi sento orgogliosamente partecipe,
oggi ancor più che all’inizio
. Con tutta
la mia amicizia e con un augurio sincero
che tu non cessi la tua grande battaglia
per la libertà e la ragione, in questa società
così triste e avvilita.

Luigi Negri
vescovo di San Marino - Montefeltro

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